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Le arti performative sono fondamentalmente delle forme d’arte dove vengono eseguite delle azioni di fronte ad un pubblico. L’arte viene espressa dai movimenti del corpo dell’artista, dalla voce o dalla musica emessa da uno strumento.
Le principali arti formative sono la danza, la musica e il teatro, sebbene nella categoria possono rientrare anche l’illusionismo, l’arte circense e altre discipline. Le arti performative possono variare in base alla cultura di un luogo, o legarsi alla tradizione. Ad esempio, in Giappone il teatro nō è una forma di teatro completamente diversa da quella europea.
In tutti i casi, la misurazione e valutazione della performance vengono assegnate al pubblico che mostrerà il suo apprezzamento in diversi modi. Nel teatro, nella danza e nella musica, il pubblico applaude quando apprezza una performance, mentre può mostrarsi freddo davanti ad un’esibizione poco soddisfacente. In determinati contesti e con alcuni generi musicali, come il metal e il punk, il pubblico può mostrare gradimento per una performance anche tramite il mosh, ovvero attraverso spintoni e movimenti.
Le arti performative inoltre si possono unire, ad esempio alcune forme di teatro si possono unire alla danza, così come alcune performance musicali di un artista o di un gruppo, possono introdurre elementi teatrali. Basta pensare alle performance di artisti hard rock come i Kiss o Alice Cooper, capaci di costruire interi spettacoli sulla loro scaletta musicale.
In alcuni casi, le arti performative si uniscono all’atletismo, come succede nella lotta libera professionale che alle prestazioni fisiche degli atleti, aggiunge una componente che unisce circo e teatro.
Come menzionato all’inizio dell’articolo, il pubblico è sempre stato il principale “giudice” delle arti performative. Al giudizio del pubblico però, negli anni si è unico quello della critica specializzata, portata avanti da esperti di una determinata arte performativa. Lo stesso concetto di critica alle arti performative è un controsenso, in quanto la percezione dell’arte è soggettiva.
Un critico quindi cerca di applicare un giudizio oggettivo ad un’opera teatrale o ad una performance musicale, cercando di individuare i pregi e i difetti di carattere tecnico o emotivo. Ad esempio, un critico di un concerto musicale potrebbe avere la capacità di capire la qualità del suono di un determinato strumento, o magari se un musicista ha eseguito una parte solista con precisione.
La critica viene sempre espressa in prima persona e solitamente in forma scritta o orale. Alcuni critici hanno seguito studi artistici, o si sono specializzati con Master in Discipline Artistiche, mentre altri hanno sviluppato un senso critico per una forma d’arte attraverso la loro esperienza nel campo.
Può capitare che un critico di teatro sia stato un attore o un regista, ma allo stesso modo, ci sono magari critici di musica che non hanno mai toccato uno strumento. Per questo, spesso il pubblico non si fida al 100% della critica, andando a contestare alcune opinioni, specialmente sugli artisti preferiti. Va detto che la maggior parte delle volte è il pubblico a scoprire un artista che poi viene elogiato o meno anche dalla critica.
Specialmente nel mondo della musica è molto raro che un critico scopra un nuovo artista e lo porti alla fama. Solitamente è sempre il gradimento del pubblico che ne accresce la fama, con i critici che possono fare da “bastian contrari” o magari approfittare dell’onda mediatica per farsi conoscere.
Negli ultimi anni, con l’arrivo dei social media, il settore della critica delle arti performative è andato in crisi, in quanto ormai tutti possono esprimere la loro opinione.
Questo però non vuol dire che il lavoro di un critico sia inutile. Una critica costruttiva e ben fatta non solo può indirizzare il pubblico verso la comprensione delle arti performative ad un livello più profondo, ma serve agli artisti. Un artista consapevole, può fare tesoro di una critica costruttiva per migliorare.
Sebbene l’Italia sia un paese molto legato all’arte e alle arti performative, trovare lavoro in quest’ambito è una vera e propria impresa. Il teatro e la danza sono mondi molto chiusi, dove entrare è davvero molto difficile e richiede enormi sacrifici. Non è un caso infatti che molti giovani ballerini e teatranti, decidano di proseguire la loro carriera all’estero.
Per quanto riguarda la musica, in Italia i diplomati al conservatorio spesso suonano in delle orchestre o come turnisti per musicisti famosi. Chi vuole lanciarsi in una carriera musicale da solista o con la propria band, sa bene che in Italia c’è poco spazio.
La musica “mainstream” viene gestita dai Talent Show e dal Festival di Sanremo, mentre la musica alternativa si fa pubblicità da sola, con pochi spunti per poter arrivare al grande pubblico.
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