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Le strategie didattiche inclusive vengono adottate all’interno delle scuole per venire incontro alle esigenze degli alunni con BES, ovvero i bisogni educativi speciali. In generale però, le metodologie didattiche vengono applicate per tutti gli alunni, in modo da favorire lo sviluppo di diverse abilità.
Tra le metodologie didattiche attive e inclusive, quelle più utilizzate sono il Cooperative Learning, il Peer-Tutoring, il Problem Solving, la didattica multisensoriale e le tecnologie didattiche.
Il cooperative learning (apprendimento cooperativo) può essere molto importante per sviluppare il senso di cooperazione tra gli alunni e invitarli a collaborare tra di loro. In questo modo, l’insegnante o il pedagogo possono capire quali sono le abilità dei singoli alunni e aiutarli a dare il meglio in un gruppo. Al cooperative learning viene spesso associato il Peer-Tutoring, ovvero il lavoro a coppie.
Il lavoro a coppie può sviluppare la consapevolezza del prossimo e anche aiutare gli alunni a vincere la timidezza. Allo stesso modo, un alunno con BES potrà sentirsi incluso e socializzare con i suoi compagni.
A differenza delle due precedenti metodologie, il problem solving si concentra sulla capacità individuale di un alunno che dovrà analizzare e sperimentare una determinata situazione e usare le sue abilità per capire cosa fare.
Per lo sviluppo dei canali percettivi, ovvero quello visivo, uditivo, tattile e cinestesico, viene usata la metodologia della didattica sensoriale, attraverso immagini, musica e tanto altro. Per farlo, si utilizzano spesso tecnologie didattiche come computer, notebook, tablet e software specifici.
L’inclusione scolastica è diventata molto importante in Italia, sebbene non tutte le scuole riescono a seguire questo modello e applicare le metodologie sopra elencate. Prima di tutto, occorrono insegnanti che abbiano seguito dei corsi di pedagogia e psicopedagogia, in grado quindi di seguire gli alunni e proporre soluzioni. In generale, un buon insegnante deve seguire determinate linee di azione, per le quali però, deve risultare preparato.
Prima di tutto, occorre ridurre i modi tradizionali di “fare scuola” che ormai risultano decisamente obsoleti. Tra questi troviamo la ripetizione delle nozioni, le regole memorizzate e la lezione frontale. In generale, questi metodi sono molto schematici, quindi nella maggior parte dei casi non favoriscono l’inclusività, ne tantomeno permettono di capire quali sono le reali abilità degli alunni.
L’insegnamento moderno infatti, vuole sfruttare i punti forza di ogni alunno, adattando i compiti al loro apprendimento. Inoltre, per aiutare gli alunni con BES, devono essere applicati strumenti visivi e uditivi, come schemi, mappe, immagini, filmati, audiolibri, sinesi vocale e altro.
Nella scuola inclusiva, si mira al successo formativo di ogni studente, attraverso la motivazione ad apprendere e al dialogo con i compagni della classe, cercando di evitare il più possibile fenomeni spiacevoli come il bullismo o l’esclusione. Questo porta all’autostima e alla fiducia delle proprie capacità che si traducono in risultati migliori sia a scuola, sia nella vita sociale.
I docenti devono collaborare anche con i genitori o i tutori degli alunni con BES, in modo da capire quali metodi usare e soprattutto se questi possono essere applicati correttamente anche in casa.
In linea di massima, la scuola inclusiva richiede un grande impegno da parte di insegnanti, istituzioni, genitori e anche da parte della comunità. Spesso i risultati sono difficili da vedere nel breve tempo, ma con gli sforzi giusti è possibile creare un contesto scolastico adatto a tutti.
Un esempio tipo di lezione inclusiva può iniziare con una sintesi della lezione precedente, dove l’insegnante prova a coinvolgere tutti gli alunni, magari facendo delle domande rivolte all’intera classe e non ai singoli, in modo da non mettere nessuno in imbarazzo.
Dopo le domande di riscaldamento, l’insegnante può seguire la mappa della lezione che ha preparato, oppure crearne una sul momento, avvalendosi di diverse informazioni visive. È importante che i contenuti di una lezione siano vari, in modo da poter stimolare gli alunni e far trovare a ognuno il proprio spazio all’interno della lezione. Allo stesso modo, l’insegnante deve interrompere la lezione per assicurarsi che gli alunni stiano seguendo, oppure per fare una sintesi dei contenuti.
In linea di massima, per le lezioni inclusive è preferibile puntare sul cooperative learning o sul lavoro a coppie, in quanto sono le due metodologie migliori per consentire agli alunni BES di interagire con i compagni ed esprimersi. Gli insegnanti possono anche registrare la lezione e fornire il materiale agli alunni o ai genitori, in modo da consentire una più facile ripetizione dei concetti o delle azioni svolte.
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