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Il contratto agricolo prevede l’assunzione di un operaio agricolo da parte di un datore di lavoro. In generale, il contratto agricolo varia in base alle diverse aree professionali nelle quali vengono classificati gli operai agricoli. Queste sono stabilite dalle mansioni, dai profitti e dall’inquadramento dei lavoratori.
Nella prima area troviamo i lavoratori in possesso di titolo o capacità professionali che permettono loro di svolgere incarichi complessi e che richiedono una specializzazione specifica.
Nella seconda area ci sono i lavoratori che svolgono compiti esecutivi non complessi, ma che richiedono capacità professionali. Nella terza e ultima area troviamo i lavoratori che possono svolgere solo mansioni generiche, senza che queste richiedano esperienza pregressa o un titolo di studio.
Tornando al contratto di lavoro per gli operai agricoli, questo va stipulato per iscritto e deve presentare la data di inizio rapporto, il profilo professionale, le mansioni, la retribuzione e anche il periodo di prova. A tutti gli effetti, il contratto agricolo non presenta molte differenza da quello di altri settori. Il periodo di prova può variare in base alle suddette aree.
Dato che il lavoro agricolo è spesso legato alle stagioni, spesso i dipendenti vengono assunti con un contratto a tempo determinato. I lavoratori possono venire assunti per una singola stagione o per più fasi all’anno, con un’assunzione che può andare da 100 giorni a 12 mesi nel caso della seconda area di lavoratori. Nella terza area invece è possibile diventare dipendenti di un’azienda agricola per una durata superiore ai 180 giorni.
Superato il periodo di 180 giorni o di 12 mesi dall’assunzione a tempo determinato, i lavoratori hanno diritto ad essere assunti a tempo indeterminato. È anche possibile venire assunti per sostituire operai assenti, con possibile conservazione del posto di lavoro.
Alcune aziende agricole assumono operai part time per 24 settimanali, 72 ore mensili o 500 ore annuali.
Per quanto riguarda la retribuzione, questa va specificata assolutamente nel contratto agricolo. In generale, le paghe vanno da circa 900 euro per un bracciante agricolo della terza classe, a circa 1400 euro per quelli della prima.
Nella seconda area la paga per i lavoratori dipendenti ammonta a circa 1200 euro. Per la prima e la seconda area si tratta di stipendi medi per lo standard italiano che presentano anche bonus per le festività, tredicesima e quattordicesima.
In Italia, il lavoro nel settore agricolo è piuttosto controverso. Purtroppo, si sente spesso parlare di lavoro “a nero” e di sfruttamento dei lavoratori, specialmente dei giovani e degli immigrati. Inoltre, bisogna pensare al fatto che spesso le aziende agricole sono a gestione familiare, quindi spesso i membri del nucleo familiare svolgono i compiti principali.
Il fenomeno del lavoro non regolamentato nel campo agrario affligge il settore da diversi anni, specialmente nelle regioni del sud e del centro. A questo si aggiunge il sistema del caporalato, ovvero il reclutamento e lo sfruttamento della manodopera, in modo del tutto illegale. Il caporalato è un problema soprattutto per i lavoratori extracomunitari, i quali occupano il 18% del settore agrario. Questi spesso vengono presi a lavorare in nero nelle aziende agrarie e vengono pagati pochissimo.
Fondamentalmente, i caporali agiscono fuori dalle regole del contratto agricolo, arruolando mano d’opera a basso costo e facendo da intermediari con il datore di lavoro. I caporali quindi, si prendono parte della paga dei lavoratori.
Il problema del settore agricolo si può attribuire al divario tra il nord e il sud del paese, laddove il sud viene spesso abbandonato a sé stesso. C’è anche da dire che il lavoro agrario nel sud e nel centro Italia è molto più diffuso, in quanto esistono meno opportunità di lavoro rispetto al nord, la parte del paese più industrializzata.
Un'altra ragione è attribuibile proprio al fatto che non essendoci grandi possibilità di lavoro, dal sud Italia molti si spostano al nord, oppure vanno via dai paesi per cercare fortuna nelle grandi città del centro-sud come Napoli, Roma o Bari.
I giovani interessati al campo agricolo, studiano all’università di agraria o si specializzano attraverso dei master, ma solitamente restano a lavorare al nord, proprio per potersi tutelare e svolgere la loro professione con un contratto regolare.
A tutto questo si aggiunge il flusso di immigrati, i quali accettano di svolgere lavori con paghe minime, pur di poter vivere. Gli immigrati extracomunitari non sono tutelati e sono spesso abbandonati a loro stessi. Questo porta a situazioni lavorative poco favorevoli e in alcuni casi anche estreme, come i raccoglitori di pomodori in Puglia che vivono in delle baraccopoli e sono costretti a lavorare sotto il sole cocente, spesso anche a rischio della loro salute.
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