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L’agricoltura intensiva ed estensiva sono due differenti sistemi agricoli per la produzione di colture. Nel corso degli ultimi anni, l’agricoltura estensiva si è spesso contrapposta a quella intensiva concentrata sull’efficienza produttiva.
Ed effettivamente, l’agricoltura intensiva, come si può evincere dal nome, si basa sull’ottenere il massimo della produttività ed efficienza, per migliorare sistemi di colture e sfamare così la popolazione in crescita. Come tutte le attività incentrate sulla produttività, anche l’agricoltura intensiva non è un sistema sostenibile, a differenza di quella estensiva che invece promuove produzioni locali e pratiche agricole diversificate.
La differenza tra agricoltura intensiva ed estensiva quindi sta nella massima efficienza contro la sostenibilità. In realtà però le cose non sono così semplici, per questo è bene conoscere vantaggi e svantaggi sia dell’una, sia dell’altra.
Se volete saperne di più sull'agricoltura intensiva e su quella estensiva e sulle loro differenze, restate sintonizzati su questo post, ve ne parleremo!
Come abbiamo detto, l’agricoltura intensiva si basa su produzione per unità su larga scala, quindi uno dei suoi vantaggi principali sta proprio nella sua efficienza. Questa efficienza si traduce sia in una maggiore quantità di prodotti per una popolazione in crescita, sia in posti di lavoro.
Dall’agricoltura intensiva inoltre ne possono beneficiare anche altri settori, come ad esempio quello dei macchinari da lavoro, assolutamente necessari per poter lavorare su terreni sempre più grandi. Le grandi estensioni di terreno, dell’agricoltura intensiva generano anche una maggiore occupazione, garantendo posti di lavoro per braccianti e per personale qualificato con una laurea in agraria.
Tra gli svantaggi, il primo è ovviamente l’impatto ambientale. I grandi territori, l’uso di macchinari e la produzione intensiva generano inquinamento, cosa che di questi tempi non è molto positiva. Inoltre, se da una parte questo tipo di agricoltura produce, dall’altra può essere poco inclusiva verso i paesi più poveri.
L’agricoltura estensiva si rivela molto più adatta ai tempi moderni, nei quali occorre combattere il cambiamento climatico con ogni mezzo possibile. I vantaggi di questo tipo di agricoltura sono prima di tutto un uso ridotto dei macchinari e dei mezzi agricoli che si traduce in un minore impatto ambientale. Allo stesso modo, il suolo non subisce lavorazioni intensive e di conseguenza, piante e animali possono coesistere.
Il basso uso di sostanze chimiche come fertilizzanti e insetticidi, si rivela più ecologico e permette di coltivare prodotti biologici più sani.
D’altra parte, sebbene l’agricoltura estensiva sia preferibile a quella intensiva, questa non è ancora in grado di produrre in modo da soddisfare il fabbisogno della popolazione globale.
Inoltre, sostenere un sistema agricolo estensivo e allo stesso tempo redditizio è molto difficile, questo perché proprio la natura più “green” di questo tipo di agricoltura, porta ad un utilizzo limitato di macchinari e di forza lavoro.
Da un certo punto di vista, l’agricoltura estensiva è sicuramente una soluzione più positiva verso l’ambiente di quella intensiva. Il problema però è che la popolazione mondiale ha raggiunto un numero tale da rendere le pratiche intensive necessarie. Bisogna anche pensare che il settore dell’agricoltura di tipo intensivo dà lavoro a tantissime persone, cosa che invece nei sistemi estensivi non accade, in quanto la forza lavoro richiesta è minore.
La soluzione quindi non è semplice, ma quando si parla di ambiente non lo è mai. Da una parte troviamo la volontà di ridurre l’impatto ambientale, dall’altra invece occorre fare i conti con una sorta di processo di crescita demografica che sembra irreversibile, così come con paesi con un’economia meno sviluppata dove l’agricoltura è praticamente la principale fonte di reddito (e di cibo) degli abitanti.
In realtà però, i tipi di agricoltura biologici, se sfruttati adeguatamente in base al clima del luogo e alle sue risorse, possono comunque arrivare a ottimi livelli produttivi, tra l’altro con un impatto minimo sull’ambiente.
C’è anche da dire che le agricolture estensive si possono sviluppare in maniera autoctona, senza dover necessariamente ricorrere all’aiuto di influenze esterne che spesso possono portare a costi molto elevati.
Per quanto riguarda le risorse umane, se con l’agricoltura intensiva si aprono più posti di lavoro, dall’altra parte c’è anche un alto rischio di sfruttamento del personale, con braccianti assunti senza contratto e pagati in nero (come spesso avviene anche qui in Italia) che vivono in condizioni precarie. Un tipo di agricoltura estensiva, fatta sul posto, può creare lavoro in modo sostenibile che è proprio ciò di cui il pianeta e l’umanità ha probabilmente bisogno.
Per gli esperti comunque, non esiste ancora una risposta sul tipo di agricoltura migliore da usare. Il punto è che si dovrebbe arrivare ad una soluzione che unisce la produttività delle agricolture intensive, con il rispetto per l’ambiente di quelle estensive.
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