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Articoli di Didattica e Formazione per gli Insegnanti

Pagamento dupplenze brevi: Ecco tutto quello che devi sapere

Pagamento dupplenze brevi: Ecco tutto quello che devi sapere

Le supplenze brevi rappresentano una componente essenziale del sistema scolastico italiano, garantendo la continuità dell'insegnamento quando i docenti titolari non sono disponibili. Tuttavia, il processo di pagamento per questi incarichi può essere complesso e spesso poco chiaro per chi vi si trova coinvolto. In questo articolo, esploreremo in dettaglio come funziona il pagamento delle supplenze brevi. Analizzeremo gli aspetti legati alla determinazione dello stipendio, le tempistiche di pagamento e le modalità per verificare lo stato dei propri compensi. Introduzione al pagamento delle supplenze brevi Il pagamento delle supplenze brevi è una questione cruciale per i molti insegnanti che si trovano a coprire assenze di breve o media durata. Queste supplenze possono durare da pochi giorni a qualche settimana, in alcuni casi anche dei mesi. Esse sono regolate da specifiche norme e procedure gestite tramite la piattaforma Noipa e monitorate dal Ministero dell'Istruzione e dalla Ragioneria Generale dello Stato. La gestione corretta dei contratti di supplenza e il conseguente pagamento puntuale degli stipendi sono fondamentali per garantire la stabilità economica dei supplenti. Tuttavia, non sono rari i casi di ritardi o disguidi, che rendono necessario un controllo attento da parte dei lavoratori. A quanto ammonta lo stipendio Lo stipendio dei supplenti brevi è calcolato in base a diversi fattori. Tra cui la durata della supplenza, la posizione ricoperta e il numero di ore di servizio effettivamente svolte. In generale, la retribuzione si basa sullo stesso schema previsto per i docenti o il personale ATA di ruolo. Ma viene poi proporzionato ai giorni lavorativi e alle ore effettivamente svolte dal docente. Il pagamento può variare sensibilmente a seconda che si tratti di docenti delle scuole primarie o secondarie. Infatti la Ragioneria Generale dello Stato e il Ministero dell'Economia stabiliscono delle tabelle stipendiali di riferimento. Esse variano a seconda del grado di istruzione e del livello di anzianità del personale coinvolto. Quando vengono pagati gli stipendi delle supplenze brevi? Le tempistiche di pagamento delle supplenze brevi e saltuarie rappresentano uno degli aspetti più critici e, spesso, fonte di preoccupazione per i supplenti. In linea di massima, il pagamento dello stipendio avviene entro il 30 giorni dalla fine del mese in cui si è prestato servizio, ma possono intervenire ritardi, dovuti a vari fattori. Il pagamento è gestito tramite il sistema Noipa, una piattaforma che acquisisce i dati relativi ai contratti di supplenza e li elabora per emettere il pagamento. Le scuole, una volta raccolti i dati sui giorni di lavoro e sulle ore effettivamente svolte, li inviano a Noipa, che provvede a calcolare e liquidare lo stipendio. Tuttavia, non è raro che ci siano ritardi nel processo, soprattutto in caso di mancate o tardive comunicazioni da parte delle scuole o di problemi tecnici legati al sistema informatico. Le emissioni speciali possono essere previste per i casi in cui il pagamento non avvenga regolarmente entro la scadenza prevista. Queste emissioni hanno lo scopo di garantire che i supplenti ricevano comunque il loro stipendio, anche se con qualche giorno di ritardo rispetto alla normale procedura. Come viene pagato lo stipendio delle supplenze brevi? Il pagamento degli stipendi per i supplenti brevi avviene generalmente tramite accredito diretto su conto corrente bancario o postale. La piattaforma Noipa gestisce l'intero processo, dall'acquisizione dei dati fino alla generazione del mandato di pagamento. Per questo motivo, è essenziale che i supplenti comunichino tempestivamente eventuali variazioni nei propri dati bancari, per evitare disguidi o ritardi nel ricevimento dello stipendio. Il Ministero dell'Istruzione e il Ministero dell'Economia collaborano per garantire che il sistema di pagamento sia efficiente e sicuro. Tuttavia, la complessità della procedura e la necessità di coordinamento tra diverse amministrazioni possono talvolta causare rallentamenti. Controllare lo stato dei pagamenti Per verificare lo stato dei propri pagamenti, i supplenti possono accedere al portale Noipa, dove è possibile consultare lo storico degli stipendi, visualizzare le cedole paga e controllare eventuali emissioni speciali. Il portale fornisce informazioni dettagliate su ogni pagamento effettuato, compresa la data di accredito e l'importo esatto. Ritardi stipendio supplenze brevi Se si riscontrano ritardi nel pagamento dello stipendio, è consigliabile innanzitutto verificare la situazione sul portale Noipa. In caso di problemi, è possibile contattare l'ufficio amministrativo della scuola o il supporto tecnico di Noipa per richiedere chiarimenti. I ritardi possono essere causati da vari fattori, come la mancata autorizzazione del pagamento da parte della scuola o problemi tecnici del sistema. In casi estremi, quando il ritardo si protrae per oltre un mese, potrebbe essere utile fare riferimento alle disposizioni del Ministero dell'Istruzione per verificare se è possibile accedere a una emissione speciale. Verificare lo stato dei pagamenti Oltre al portale Noipa, è possibile richiedere informazioni sullo stato dei pagamenti direttamente alla segreteria della scuola presso cui si è prestato servizio. La comunicazione tra il supplente e la scuola è essenziale per evitare disguidi. In caso di problemi, è consigliabile mantenere una comunicazione costante e precisa con l'amministrazione scolastica, fornendo tutte le informazioni necessarie per facilitare il processo di pagamento. Il pagamento delle supplenze brevi è un processo che coinvolge diversi attori e richiede attenzione e precisione per garantire che i lavoratori ricevano il giusto compenso in modo tempestivo. Sebbene possano verificarsi ritardi, esistono strumenti e procedure per monitorare e gestire eventuali problemi, assicurando che i supplenti possano svolgere il proprio lavoro con serenità. Per chi desidera approfondire le tematiche legate all'insegnamento e alla formazione, consigliamo di esplorare le risorse disponibili, come il master insegnamento e formazione, utili per ampliare le proprie competenze e affrontare con maggiore preparazione le sfide del mondo scolastico. Tra gli argomenti che vengono trattati nel nostro master c'è la pedagogia sperimentale e la didattica attiva. Offerta formativa che ti potrebbe interessare ...

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Come ottenere abilitarsi all'insegnamento? 

Come ottenere abilitarsi all'insegnamento? 

Come ottenere abilitarsi all'insegnamento?  Per abilitarsi all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria è necessario il possesso del titolo di studio in Scienze della Formazione primaria (vecchio o nuovo ordinamento). Nel caso della scuola dell’infanzia è possibile insegnare anche con un Diploma di Istituto Magistrale o un Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico, in quanto abilitano direttamente all’insegnamento. Per diventare insegnanti di sostegno invece, si deve partecipare al tirocinio formativo attivo e superare una prova orale, una prova scritta e una pratica.   E per diventare insegnante di scuola secondaria? Per la scuola secondaria di primo e secondo grado è necessario partecipare ad un concorso, al quale si può accedere con almeno 24 CFU conseguiti con esami della laurea triennale, magistrale o specialistica, oppure attraverso dei Master. In questo modo sarà possibile accedere al concorso per docenti. Si tratta però di una regola provvisoria, in quanto dal 2025 si potrà partecipare al concorso solo con 60 CFU, dei quali 10 in area pedagogica e 10 di tirocinio.   Al momento, il numero di crediti (24, 30 o 60) stabilisce l’iter di immissione al ruolo per il concorso per insegnare nella scuola secondaria. Con 60 CFU si accede direttamente al contratto a tempo indeterminato che prevede un anno di prova per la conferma del ruolo. Con 24 CFU invece è prevista l’assunzione a tempo determinato per un anno, durante il quale è necessario ottenere altri 30 CFU. Con 30 CFU invece è prevista una supplenza annuale per l’ottenimento degli altri 30 CFU rimanenti, ma con assunzione a tempo indeterminato. Ogni iter termina con un esame finale e con la valutazione dell’anno di prova per la conferma del ruolo.   Chi deve ottenere altri crediti formativi, può iscriversi alle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) e cercare di aumentare di grado attraverso l’ottenimento di punti. Ad esempio, con i Master di Euroinnova è possibile incrementare i punti per salire nella graduatoria ed ottenere supplenze. Più si sale in graduatoria, più aumentano le possibilità di ottenere una supplenza a lunga durata.   Un lungo percorso per diventare insegnante in Italia Nonostante ci sia un grande bisogno di insegnanti, come abbiamo visto, in Italia il percorso da seguire per conseguire l’abilitazione all’insegnamento è decisamente lungo, nonché faticoso. Riassumendo, per diventare docente sono necessari diversi requisiti, inoltre occorre iscriversi alle graduatorie e partecipare ad un concorso annuale.  Infine, l’abilitazione all’insegnamento permette quindi di insegnare nella scuola primaria e per l’infanzia, così come alle scuole secondarie di primo e secondo grado.   Come diventare professore universitario? Per diventare docenti universitari invece il percorso è ancora più lungo. Prima di tutto occorre una laurea specialistica (3+2) e una volta ottenuta bisogna partecipare al concorso per ottenere un dottorato di ricerca.  Durante il dottorato, sarà necessario preparare una tesi di ricerca e aiutare il professore con gli esami agli studenti, e in alcuni casi anche dare lezioni. Il dottorato può durare dai 3 ai 5 anni, superati i quali bisogna partecipare ad un concorso di ricercatore, oppure ottenere un assegno di ricerca.   In seguito, a seconda dei concorsi pubblici ai quali si accede, si potrà diventare professori di seconda fascia (o associati), oppure professori ordinari (docente di prima fascia). Dato però che le cattedre universitarie in Italia sono poche e solitamente “bloccate” per anni dagli stessi docenti, molti preferiscono lavorare in campo accademico come ricercatori a tempo determinato o indeterminato.   Si può insegnare senza abilitazione?  Insegnare senza abilitazione in Italia è possibile solo in determinati casi. Ad esempio è possibile inviare il proprio Curriculum alle scuole, per offrire delle supplenze occasionali. Per farlo è necessario compilare la domanda di MAD (Messa a Disposizione) e inoltrarla agli istituti scolastici di interesse, come quelli della propria città o in zone limitrofe. Per poter presentare la domanda di MAD è sufficiente il diploma delle scuole superiori. Trattandosi di supplenze, si lavorerà su incarichi a tempo determinato e terminerà con il ritorno dell’insegnante di ruolo. Non è detto comunque che tutti i partecipanti alla graduatoria ambiscano ad ottenere il tempo indeterminato. Molti neolaureati sfruttano le supplenze per avere un impiego saltuario e uno stipendio, nell’attesa di una buona offerta di lavoro, al di fuori del campo scolastico.  Scuola di lingua Si può insegnare nelle scuole di lingua private, alcune delle quali richiedono una laurea in lingue o un diploma specialistico. I corsi delle scuole private sono solitamente organizzati per persone adulte e prevedono lezioni in diverse ore del giorno. Allo stesso modo è possibile insegnare italiano agli stranieri, in corsi organizzati da cooperative o da società.   Lezioni private Un'altra soluzione per insegnare senza abilitazione è dare lezioni private a singoli allievi, ma in questo caso si lavorerà come liberi professionisti, venendo pagati ad ore. Si possono tenere lezioni private in presenza, oppure online, avvalendosi di diverse piattaforme per l’insegnamento sul web. È possibile dare lezioni private senza avere un titolo di studio, ma ovviamente è consigliato per avere più possibilità di lavorare con nuovi allievi.  ...

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Codici comunicativi: fondamenti e importanza 

Codici comunicativi: fondamenti e importanza 

I codici comunicativi costituiscono il fondamento della nostra capacità di interagire e comunicare con il mondo circostante. Si tratta di sistemi di segni e simboli che utilizziamo per esprimere pensieri, emozioni, e concetti. Questi codici comprendono il linguaggio verbale, che coinvolge l'uso di parole e grammatica per comunicare concetti complessi e informazioni specifiche. Tuttavia, la comunicazione umana va ben oltre il linguaggio verbale e include una vasta gamma di codici non verbali, come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e i gesti. Questi codici comunicativi non verbali sono spesso altrettanto importanti del linguaggio verbale nel trasmettere significati e comprendere il contesto comunicativo. Riconoscere l'importanza dei codici comunicativi è essenziale per comprendere appieno il processo di comunicazione umana e per sviluppare competenze linguistiche e comunicative complete. I codici comunicativi ci consentono di connetterci con gli altri, di esprimere le nostre idee e opinioni, e di comprendere il mondo che ci circonda. Inoltre, l'integrazione dei codici comunicativi nella didattica linguistica favorisce lo sviluppo di competenze linguistiche e comunicative più ampie e approfondite, consentendo agli studenti di interagire in modo efficace e significativo in una varietà di contesti comunicativi. Vuoi approfondire l’argomento dei codici comunicativi associati all’insegnamento? Scopri la Laurea educatore prima infanzia di Euroinnova che si tiene al 100% online. Ruolo dei codici comunicativi nella didattica linguistica Il ruolo dei codici comunicativi nella didattica linguistica è fondamentale per favorire lo sviluppo delle competenze linguistiche e comunicative degli studenti. Integrare i diversi codici comunicativi nell'insegnamento delle lingue straniere consente agli studenti di acquisire una comprensione più approfondita della lingua e della cultura associate alla lingua studiata. Oltre al linguaggio verbale, che coinvolge l'uso di parole e grammatica per comunicare concetti e informazioni, i codici comunicativi includono anche il linguaggio non verbale, come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e i gesti. Questi codici comunicativi non verbali sono spesso altrettanto importanti del linguaggio verbale nel trasmettere significati e comprendere il contesto comunicativo. Nella didattica linguistica, l'integrazione dei codici comunicativi consente agli studenti di interagire con la lingua in modo autentico e significativo. Le lezioni strutturate per incorporare l'uso di diverse forme di comunicazione, come giochi di ruolo, attività di drammatizzazione e discussioni di gruppo, offrono agli studenti l'opportunità di praticare la lingua in contesti realistici. Inoltre, l'utilizzo di risorse multimediali e tecnologie digitali arricchisce l'esperienza di apprendimento, consentendo agli studenti di esplorare e praticare i codici comunicativi in modi innovativi e coinvolgenti. In questo modo, i codici comunicativi svolgono un ruolo cruciale nel migliorare la competenza comunicativa degli studenti e nel prepararli per interagire in modo efficace e appropriato in situazioni di comunicazione nella vita reale. Vuoi sapere quali sono le difficoltà di apprendimento scolastico e come aiutare gli studenti con queste difficoltà? Prova a guardare la categoria didattica e formazione per gli insegnanti di Euroinnova. Integrare codici comunicativi nel curriculum linguistico Integrare i codici comunicativi nel curriculum linguistico richiede un approccio combinato e creativo che coinvolga una varietà di strategie e risorse didattiche. Ecco alcuni modi per farlo: Attività interattive: Strutturare attività di apprendimento che incoraggino gli studenti a utilizzare sia il linguaggio verbale che quello non verbale. Ad esempio, giochi di ruolo, simulazioni e discussioni di gruppo possono fornire contesti autentici per praticare sia il linguaggio verbale che non verbale. Utilizzo di risorse multimediali: Integrare video, audio e immagini nelle lezioni per fornire agli studenti esempi concreti di codici comunicativi. Guardare film, ascoltare canzoni e analizzare pubblicità possono aiutare gli studenti a comprendere come il linguaggio verbale e non verbale interagiscano per comunicare significati. Tecnologie digitali: Sfruttare le tecnologie digitali per offrire agli studenti opportunità di praticare i codici comunicativi in modi innovativi. Ad esempio, l'utilizzo di piattaforme online per simulazioni di conversazioni, chat di gruppo e forum di discussione può favorire la pratica delle competenze linguistiche e comunicative in un ambiente virtuale. Progetti creativi: Incoraggiare gli studenti a creare progetti creativi che coinvolgano diversi codici comunicativi. Ad esempio, possono realizzare video, presentazioni multimediali o opere d'arte che incorporino sia il linguaggio verbale che non verbale per esprimere concetti e idee. Esperienze di apprendimento autentiche: Organizzare esperienze di apprendimento che mettano gli studenti in situazioni di comunicazione autentiche. Questo potrebbe includere visite culturali, interviste con madrelingua, partecipazione a eventi linguistici o attività di volontariato che richiedono l'uso della lingua target e dei codici comunicativi correlati. Sfide e benefici dei codici comunicativi nell'educazione linguistica Le sfide e i benefici dei codici comunicativi nell'educazione linguistica sono molteplici e variano in base al contesto educativo e alle metodologie di insegnamento adottate. Ecco alcuni punti da considerare: Sfide Comprensione culturale: L'interpretazione dei codici comunicativi può variare in base alle culture e alle esperienze individuali degli studenti. Gli insegnanti devono affrontare la sfida di garantire che gli studenti comprendano e rispettino le differenze culturali nella comunicazione. Difficoltà di apprendimento: Alcuni studenti possono avere difficoltà a interpretare e utilizzare efficacemente i codici comunicativi non verbali, come il linguaggio del corpo o le espressioni facciali. È importante adottare approcci differenziati per supportare gli studenti con diversi stili di apprendimento e livelli di competenza comunicativa. Integrazione tecnologica: L'integrazione di risorse multimediali e tecnologie digitali nelle lezioni può essere una sfida logistica e richiedere competenze tecniche specifiche da parte degli insegnanti e degli studenti. Benefici Sviluppo delle competenze linguistiche: L'utilizzo dei codici comunicativi, sia verbali che non verbali, aiuta gli studenti a sviluppare competenze linguistiche più ampie e approfondite. Questo approccio promuove una comprensione più completa della lingua e favorisce la padronanza di diverse forme di comunicazione. Interazione autentica: L'integrazione dei codici comunicativi consente agli studenti di interagire in modo autentico e significativo durante le lezioni. Questo favorisce l'immersione nell'ambiente linguistico e promuove la pratica comunicativa in contesti realistici. Comprensione culturale: L'utilizzo dei codici comunicativi permette agli studenti di acquisire una maggiore comprensione delle differenze culturali nella comunicazione. Questo favorisce il rispetto e l'apprezzamento delle diversità culturali e migliora la loro capacità di comunicare in contesti interculturali. Coinvolgimento degli studenti: Le attività che incorporano diversi codici comunicativi rendono l'apprendimento più coinvolgente e stimolante per gli studenti. Questo favorisce un ambiente di apprendimento dinamico e collaborativo che può migliorare il rendimento accademico e la motivazione degli studenti. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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Educazione sessuale e affettiva

Educazione sessuale e affettiva

L'educazione sessuale e affettiva è un'importante componente dell'istruzione che mira a fornire agli individui conoscenze, abilità e risorse necessarie per comprendere e affrontare in modo sano e consapevole le questioni legate alla sessualità, alle relazioni interpersonali e alla salute sessuale e riproduttiva. Questo tipo di educazione comprende una vasta gamma di argomenti, tra cui anatomia e fisiologia sessuali, salute sessuale e riproduttiva, relazioni interpersonali, comunicazione, rispetto di sé e degli altri, prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili (MST) e pianificazione familiare. Se vuoi imparare come applicare l’insegnamento dell’educazione sessuale a scuola potresti voler dare un’occhiata all’offerta formativa del master per pedagogisti di Euroinnova, master che si tiene interamente online. Iscriviti subito e dai inizio alla tua formazione professionale a distanza! Perché è importante l'educazione sessuale e affettiva a scuola? L'educazione sessuale e affettiva svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel benessere degli individui in diversi modi: Promuove la salute sessuale e riproduttiva: Fornisce informazioni accurate e aggiornate sulla salute sessuale e riproduttiva, compresi temi come la contraccezione, la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e l'igiene sessuale, aiutando così gli individui a prendere decisioni informate per la propria salute. Previene comportamenti a rischio: L'educazione sessuale aiuta a ridurre il rischio di comportamenti sessuali a rischio, come l'attività sessuale non protetta, le gravidanze indesiderate e le MST, fornendo conoscenze e competenze per adottare comportamenti sessuali sicuri e consensuali. Promuove il rispetto e l'uguaglianza: Insegna ai giovani il rispetto di sé e degli altri, promuovendo l'uguaglianza di genere, il consenso, il rispetto delle differenze e la prevenzione della violenza sessuale e del cyberbullismo. Favorisce relazioni interpersonali sane: L'educazione sessuale e affettiva fornisce strumenti per comunicare in modo efficace, negoziare relazioni sane e consensuali, gestire conflitti e prendere decisioni responsabili all'interno delle relazioni interpersonali. Contrasta i falsi miti e l'ignoranza: Combatte l'ignoranza e i falsi miti sulla sessualità che possono portare a comportamenti sessuali rischiosi, discriminazione, stigma e pregiudizi nei confronti della sessualità e delle persone LGBTQ+. Favorisce l'autostima e la consapevolezza del corpo: L'educazione sessuale promuove una sana consapevolezza del corpo, dell'autostima e dell'accettazione di sé, aiutando gli individui a sviluppare una visione positiva della propria sessualità e del proprio corpo. I falsi miti di educare alla sessualità Nell'affrontare l'educazione sessuale, spesso si incontrano falsi miti e resistenze che ostacolano l'efficacia di questo tipo di istruzione. Alcuni di questi falsi miti includono: Promozione della promiscuità: Alcuni ritengono che l'educazione sessuale possa incoraggiare comportamenti sessuali precoci o promiscui tra i giovani. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che un'educazione sessuale completa e basata sulla scienza può effettivamente ridurre i comportamenti sessuali a rischio. Valori morali e religiosi: Alcuni ritengono che l'educazione sessuale a scuola possa entrare in conflitto con i valori morali e religiosi delle famiglie. Tuttavia, è possibile fornire un'educazione sessuale rispettosa dei valori culturali e religiosi, basata su fatti scientifici e informazioni accurate. Genitori e responsabilità: Alcuni genitori ritengono che l'educazione sessuale sia di loro esclusiva responsabilità e che la scuola non debba interferire in questo ambito. Tuttavia, l'educazione sessuale a scuola complementa l'educazione fornita dai genitori, fornendo informazioni aggiornate e obiettive su temi sensibili. Età appropriata: Alcuni credono che l'educazione sessuale debba essere ritardata fino a un'età più avanzata, per proteggere l'innocenza dei giovani. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che l'educazione sessuale debba essere fornita in modo appropriato all'età e allo sviluppo dei giovani, iniziando da una età precoce con informazioni di base e progressivamente approfondite man mano che crescono. Impatti negativi: Alcuni temono che l'educazione sessuale possa avere impatti negativi sulla salute mentale o emotiva dei giovani. Tuttavia, la ricerca dimostra che un'educazione sessuale completa e basata sulla scienza può effettivamente ridurre il rischio di comportamenti a rischio, aumentare la consapevolezza e la consapevolezza di sé e promuovere relazioni sane. Educare al rispetto nelle relazioni L'educazione al rispetto nelle relazioni è un aspetto essenziale dell'educazione sessuale e affettiva che mira a promuovere relazioni sane, consensuali e rispettose tra individui. Questo include: Consenso: Insegnare l'importanza del consenso reciproco e chiarire che il consenso deve essere esplicito, volontario e informato in qualsiasi interazione sessuale o romantica. Comunicazione efficace: Fornire competenze per comunicare in modo aperto e onesto all'interno delle relazioni, esprimendo bisogni, desideri e limiti in modo chiaro e rispettoso. Rispetto delle differenze: Promuovere il rispetto delle differenze individuali, inclusi i diversi orientamenti sessuali, identità di genere, culture, etnie e background. Prevenzione della violenza: Fornire informazioni e risorse per riconoscere, prevenire e affrontare la violenza sessuale, l'abuso e il controllo nelle relazioni. Promozione della parità di genere: Combattere stereotipi di genere nocivi e promuovere la parità di genere nelle relazioni, nell'ambito lavorativo e nella società nel suo complesso. Vuoi sapere come si possono applicare in modo costruttivo e fruttuoso i social media all’insegnamento? Leggi quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei social network in educazione in base anche ai livelli di valutazione della scuola primaria. Situazione in Italia In Italia, l'educazione sessuale e affettiva è stata oggetto di dibattito e controversie nel corso degli anni. Sebbene l'educazione sessuale sia stata inclusa nei programmi scolastici italiani, la sua implementazione è stata irregolare e spesso limitata, con differenze significative tra le regioni. Negli ultimi anni, ci sono stati sforzi per migliorare l'educazione sessuale nelle scuole italiane attraverso l'aggiornamento dei curriculum, la formazione degli insegnanti e l'introduzione di linee guida nazionali. Tuttavia, ci sono ancora sfide da affrontare, tra cui la resistenza da parte di alcuni genitori e gruppi conservatori, la mancanza di risorse e la formazione limitata degli insegnanti sull'argomento. Nonostante queste sfide, l'importanza dell'educazione sessuale e affettiva è sempre più riconosciuta in Italia come parte integrante dell'istruzione e della salute pubblica, con crescente consapevolezza dell'importanza di fornire ai giovani gli strumenti necessari per prendere decisioni consapevoli e responsabili sulla loro salute sessuale e relazionale. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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Pedagogia sperimentale: cos'è

Pedagogia sperimentale: cos'è

La pedagogia sperimentale è un ramo della pedagogia che si avvale del metodo scientifico per studiare i processi educativi, comprendere il funzionamento dell'apprendimento e sviluppare pratiche didattiche più efficaci. Si basa sull'osservazione, la sperimentazione e l'analisi dei dati per formulare ipotesi, condurre esperimenti e valutare l'efficacia delle strategie educative. Attraverso la ricerca empirica, la pedagogia sperimentale mira a identificare modelli di insegnamento e apprendimento ottimali, adattati alle esigenze degli studenti e all'evoluzione della società, al fine di promuovere un apprendimento significativo e duraturo. Se ti interessa conoscere nel dettaglio quali sono i diversi metodi in pedagogia, allora forse potresti voler dare un’occhiata al Master in Didattica e Formazione per gli insegnanti di Euroinnova, leader nella formazione professionale a distanza! Cosa si intende per pedagogia sperimentale La pedagogia sperimentale è un approccio educativo che utilizza i principi e i metodi della ricerca scientifica per studiare, sviluppare e valutare le pratiche pedagogiche. Questo campo si concentra sull'applicazione di metodi sperimentali per indagare sull'apprendimento, sullo sviluppo cognitivo e sulle dinamiche educative al fine di migliorare l'efficacia dell'insegnamento e dell'apprendimento. Nella pedagogia sperimentale, gli educatori conducono studi empirici per testare ipotesi, valutare l'impatto delle strategie didattiche e misurare il successo degli interventi educativi. Questi studi possono coinvolgere varie tecniche di raccolta dati, come osservazioni, interviste, questionari e analisi delle prestazioni degli studenti. L'obiettivo è quello di fornire evidenze empiriche per informare le decisioni pedagogiche e promuovere l'innovazione nell'ambito dell'istruzione. Origini della pedagogia sperimentale Le origini della pedagogia sperimentale risalgono al XIX secolo, quando emersero nuove teorie e approcci educativi basati sull'idea che l'apprendimento potesse essere influenzato e migliorato attraverso la sperimentazione scientifica. Johann Heinrich Pestalozzi, un educatore svizzero, è considerato uno dei precursori della pedagogia sperimentale. Pestalozzi sosteneva che l'istruzione dovesse basarsi sull'osservazione diretta, sull'esperienza pratica e sull'adattamento all'individualità degli studenti. Successivamente, nel XIX secolo, Johann Friedrich Herbart sviluppò il concetto di pedagogia scientifica, enfatizzando l'importanza dell'approccio scientifico nell'educazione. Egli sottolineava la necessità di adottare un approccio rigoroso e metodico nell'insegnamento, basato sull'osservazione empirica e sulla sperimentazione. Tuttavia, il termine "pedagogia sperimentale" fu coniato da Wilhelm Rein nel 1875, quando fondò la rivista "Pedagogical Seminary" e introdusse il concetto di sperimentazione controllata nell'ambito educativo. Rein promuoveva l'idea che l'educazione dovesse essere basata su principi scientifici e che gli educatori dovessero condurre studi empirici per valutare l'efficacia delle diverse pratiche educative. Da allora, la pedagogia sperimentale ha continuato a evolversi, integrando sempre più metodologie scientifiche per migliorare la teoria e la pratica dell'istruzione. Sperimentazione della pedagogia sperimentale La sperimentazione nella pedagogia sperimentale è un processo fondamentale per valutare l'efficacia delle diverse metodologie didattiche e risorse educative. Questo coinvolge la progettazione di studi empirici per testare ipotesi educative e valutare l'impatto delle pratiche pedagogiche sull'apprendimento degli studenti. Durante la sperimentazione, vengono raccolti dati quantitativi e qualitativi per valutare le prestazioni degli studenti, le loro percezioni e il loro coinvolgimento nell'apprendimento. Questi dati vengono poi analizzati in modo critico per identificare le migliori pratiche e informare le decisioni pedagogiche future. La sperimentazione nella pedagogia sperimentale promuove anche l'innovazione e il miglioramento continuo nell'ambito dell'insegnamento e dell'apprendimento. Attraverso la sperimentazione, gli educatori hanno l'opportunità di esplorare nuove metodologie, tecnologie e approcci didattici, spinti dalla curiosità e dalla volontà di trovare soluzioni efficaci per le sfide educative. La sperimentazione favorisce la creatività e l'adattabilità, incoraggiando gli insegnanti a essere aperti al cambiamento e a sperimentare nuove strategie per soddisfare le esigenze degli studenti. Inoltre, promuove una cultura educativa basata sull'evidenza, in cui le decisioni pedagogiche sono guidate dalla ricerca empirica e dalla valutazione sistematica delle pratiche educative. Principi della pedagogia sperimentale I principi della pedagogia sperimentale si basano sulla ricerca scientifica e sull'applicazione di metodologie empiriche per migliorare l'efficacia dell'insegnamento e dell'apprendimento. Alcuni dei principi fondamentali includono: Basarsi sull'evidenza: Utilizzare dati empirici e risultati di ricerca per informare le decisioni pedagogiche e migliorare le pratiche educative. Personalizzazione dell'apprendimento: Adattare l'insegnamento alle esigenze individuali degli studenti, tenendo conto delle loro abilità, interessi e stili di apprendimento. Sperimentazione e valutazione: Condurre studi sperimentali per valutare l'efficacia di diverse metodologie didattiche e risorse educative, al fine di identificare le migliori pratiche. Riflessione critica: Promuovere la riflessione critica tra insegnanti e studenti sull'esperienza di apprendimento e sull'efficacia delle strategie pedagogiche. Collaborazione e condivisione: Favorire la collaborazione tra professionisti dell'istruzione e la condivisione delle migliori pratiche per promuovere l'innovazione e il miglioramento continuo. Inclusione e equità: Garantire che l'insegnamento sia equo e inclusivo, rispettando la diversità degli studenti e creando un ambiente di apprendimento accessibile a tutti. Adattabilità e flessibilità: Essere pronti ad adattare le pratiche educative in base alle esigenze emergenti degli studenti e ai cambiamenti nel contesto educativo. Orientamento all'obiettivo: Mantenere un chiaro focus sugli obiettivi di apprendimento e sulle competenze da sviluppare, guidando le decisioni pedagogiche e l'organizzazione del curriculum. Coinvolgimento degli studenti: Favorire l'attiva partecipazione degli studenti nell'apprendimento, incoraggiando il pensiero critico, la creatività e l'autonomia. Costante miglioramento: Promuovere una cultura educativa orientata al miglioramento continuo, attraverso la riflessione, l'adattamento e l'innovazione basata sull'evidenza. Benefici della pedagogia sperimentale La pedagogia sperimentale offre una serie di benefici che contribuiscono a migliorare l'efficacia dell'insegnamento e dell'apprendimento: Migliore comprensione dei processi di apprendimento degli studenti Personalizzazione dell'insegnamento per adattarlo alle esigenze specifiche degli studenti Valutazione dell'impatto di diverse metodologie didattiche e risorse educative Miglioramento continuo delle prestazioni degli studenti e delle esperienze di apprendimento Sviluppo di una cultura educativa basata sull'evidenza Promozione della riflessione critica tra insegnanti e ricercatori Collaborazione tra professionisti dell'istruzione per condividere le migliori pratiche Innovazione nell'ambito dell'insegnamento e dell'apprendimento Aumento dell'efficacia dell'insegnamento attraverso l'uso di dati empirici e risultati di ricerca Sfide della pedagogia sperimentale La pedagogia sperimentale si confronta con diverse sfide nel suo percorso di ricerca e applicazione. Una delle principali sfide è quella di progettare studi sperimentali che siano metodologicamente solidi e che producano risultati affidabili e generalizzabili. Questo richiede un'attenta pianificazione, una precisa definizione delle variabili e dei protocolli di ricerca appropriati. Inoltre, la pedagogia sperimentale spesso si confronta con la difficoltà di tradurre i risultati della ricerca in pratiche educative efficaci e scalabili. È necessario garantire che le scoperte scientifiche siano integrate in contesti educativi reali e che i pedagoghi siano in grado di applicarle in modo significativo per migliorare l'apprendimento degli studenti. Allo stesso tempo, è essenziale affrontare le sfide etiche e sociali legate alla ricerca pedagogica sperimentale, inclusa la protezione dei partecipanti alla ricerca e l'equità nell'accesso all'istruzione. Inoltre, la pedagogia sperimentale deve adattarsi ai rapidi cambiamenti nel contesto educativo, compresi l'avvento delle nuove tecnologie e le sfide legate alla diversità culturale e all'inclusione. In questo contesto in evoluzione, è fondamentale che la pedagogia sperimentale rimanga flessibile, adattabile e orientata al miglioramento continuo delle pratiche educative. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo MASTER PEDAGOGIA E PSICOPEDAGOGIA CLINICA ...

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Conoscere la psicologia della musica

Conoscere la psicologia della musica

La psicologia della musica è un campo affascinante che esplora l'interazione complessa tra la mente umana e il mondo sonoro. L'introduzione a questa disciplina ci immerge in un viaggio attraverso l'esperienza musicale, analizzando le connessioni neurali, le emozioni, e le molteplici applicazioni che rendono la psicologia della musica così intrigante e rilevante per la comprensione della mente umana. Se anche tu sei affascinato al mondo della musica, allora non puoi perderti il corso di Laurea indirizzo artistico, audiovisivo e dello spettacolo proposto da Euroinnova, leader nell’insegnamento e nella formazione online. Clicca sul link e scopri il piano di studi! Introduzione alla psicologia musicale La psicologia della musica si occupa dello studio scientifico di come la musica influenzi e interagisca con la mente umana. L'esperienza musicale è complessa e coinvolge vari aspetti, tra cui la percezione, l'emozione, la memoria e la cognizione. Questa branca della psicologia esplora come la musica possa evocare risposte emotive, come venga elaborata a livello cerebrale e come contribuisca alla formazione delle nostre identità individuali e collettive. Effetti della musica sul cervello Le risonanze melodiche e ritmiche possono avere un impatto profondo sul cervello umano. Studi sulla neuroscienza hanno dimostrato che l'ascolto della musica attiva diverse aree cerebrali coinvolte nella percezione uditiva, nelle emozioni, nella memoria e persino nell'apprendimento. Il ritmo musicale può sincronizzare le attività neurali, creando connessioni sinaptiche che migliorano la cognizione e la memoria. Se hai un animo artistico-letterario, prova a dare un’occhiata al corso di Laurea in letteratura, arte. musica e spettacolo proposto da Euroinnova in cui potrai esprimere al meglio il tuo lato artistico! Musica ed emozioni La correlazione tra musica ed emozioni è un fenomeno profondo e complesso, radicato nella capacità della musica di evocare risposte emotive nel nostro cervello e nel nostro sistema nervoso. Questa interazione stretta tra musica ed emozioni ha diversi aspetti chiave che ne definiscono la natura: Espressione emotiva nella musica Attivazione di regioni cerebrali legate alle emozioni Sincronizzazione con le emozioni personali Memoria emotiva legata alla musica Universalità delle emozioni musicali La musica e le emozioni sono strettamente intrecciate attraverso espressione artistica, attivazione cerebrale, sincronizzazione individuale, memoria e aspetti universali. Questa correlazione rende la musica un potente veicolo per comunicare, esplorare e arricchire l'esperienza emotiva umana. Applicazioni della psicologia della musica Le psicologia della musica, con particolare attenzione a concetti chiave come la neuropsicologia, la psicoterapia e la psicoanalisi, offre applicazioni significative nel contesto della salute mentale e del benessere. Innanzitutto, la neuropsicologia della musica si concentra sulle interazioni tra la musica e il cervello, esaminando come essa influenzi le connessioni neurali. La psicoterapia musicale sfrutta la comunicazione sonora come strumento terapeutico. Infine, l'approccio psicoanalitico alla musica esplora come essa possa rivelare aspetti inconsci dell'individuo. Neuropsicologia La neuropsicologia musicale si concentra sulla comprensione di come la musica possa influenzare le funzioni cognitive. La stimolazione musicale può essere utilizzata per migliorare la memoria, la concentrazione e la coordinazione motoria in pazienti con lesioni cerebrali. Le connessioni neurali formate durante l'ascolto e la produzione musicale possono contribuire al recupero e al potenziamento delle funzioni cerebrali compromesse. Questo approccio può essere inoltre utilizzato per trattare disturbi cognitivi e neurologici, offrendo nuovi approcci nella gestione di condizioni come il morbo di Alzheimer o lesioni cerebrali. Psicoterapia La psicoterapia utilizza la musica come veicolo espressivo per affrontare sfide emotive e psicologiche. Integrando la musica nei processi terapeutici, cerca di favorire l'espressione emotiva, il dialogo e il superamento di difficoltà psicologiche attraverso l'ascolto e la creazione musicale. La terapia sonora si basa sull'uso mirato della musica per facilitare il rilassamento, esplorare emozioni represse e promuovere il benessere mentale. Attraverso l'ascolto attivo e la produzione musicale, la psicoterapia musicale si rivela un approccio efficace per integrare l'espressione emotiva nella terapia tradizionale. Psicoanalisi La psicoanalisi musicale si spinge oltre l'aspetto terapeutico, esplorando il significato simbolico e inconscio della musica. La scelta delle melodie, dei testi e degli stili musicali può essere analizzata per svelare aspetti nascosti della psiche individuale o collettiva. L'analisi musicale può fornire insights psicoanalitici, contribuendo a svelare emozioni recondite e facilitando il processo di auto-esplorazione. La psicoanalisi musicale offre una prospettiva unica sulla comprensione dei processi mentali profondi e spesso inespressi Importanza della psicologia della musica L'importanza della psicologia della musica risiede nella sua capacità di arricchire la nostra comprensione della mente umana e migliorare la qualità della vita. L'esperienza musicale va oltre l'ascolto superficiale: è un veicolo per esprimere e comprendere le emozioni, connettersi con gli altri e accedere a livelli più profondi di consapevolezza e creatività. La psicologia della musica ci invita quindi a esplorare il potente mondo dell'esperienza sonora, rivelando come la musica possa plasmare le nostre emozioni, influenzare il nostro pensiero e offrire un terreno fertile per la crescita personale. Dall'analisi musicale alla terapia sonora, questo campo in continua evoluzione si presenta come un ponte tra arte e scienza, arricchendo il nostro rapporto con il mondo che ci circonda. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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Cosa si intende per didattica attiva 

Cosa si intende per didattica attiva 

La didattica attiva è un approccio educativo che mette lo studente al centro del processo di apprendimento, coinvolgendolo attivamente anziché limitarsi a trasmettere conoscenze in modo passivo. Questo metodo didattico mira a promuovere un apprendimento attivo, partecipativo ed esperienziale, in cui gli studenti sono coinvolti direttamente nell'acquisizione e nell'applicazione di concetti e competenze. In pratica, ciò si traduce in attività pratiche, esercitazioni, progetti di gruppo, discussioni guidate e altre forme di apprendimento interattivo che stimolano la partecipazione degli studenti e favoriscono lo sviluppo di competenze cognitive, relazionali e pratiche. Vuoi sapere quali sono le difficoltà di apprendimento scolastico potresti voler dare un’occhiata ai corsi online di Euroinnova della Categoria Didattica e Formazione per gli Insegnanti. Metodologia La metodologia della didattica attiva si basa su una serie di approcci pedagogici progettati per coinvolgere gli studenti nel processo di apprendimento. Alcuni dei principali metodi utilizzati includono il problem-based learning, il project-based learning, il cooperative learning e il flipped classroom Nel problem-based learning, gli studenti affrontano problemi reali o casi di studio e lavorano insieme per trovare soluzioni, sviluppando così capacità di problem-solving e pensiero critico. Il project-based learning prevede la realizzazione di progetti pratici che coinvolgono ricerca, pianificazione e implementazione, consentendo agli studenti di applicare conoscenze in contesti reali e sviluppare competenze pratiche. Il cooperative learning promuove la collaborazione tra gli studenti attraverso attività di gruppo, favorendo lo scambio di conoscenze e prospettive e il miglioramento delle capacità di comunicazione e lavoro di squadra. Infine, il flipped classroom prevede l'utilizzo di risorse multimediali per presentare nuovi concetti agli studenti prima della lezione, consentendo loro di acquisire familiarità con il materiale prima di partecipare a discussioni e attività pratiche in classe. Dai un’occhiata all’offerta formativa del Master in Didattica in Lingua Inglese di Euroinnova. Risorse innovative per la didattica attiva Le risorse innovative giocano un ruolo fondamentale nell'implementazione della didattica attiva, fornendo agli insegnanti strumenti e tecnologie per creare esperienze di apprendimento coinvolgenti e significative. Tra le risorse più utilizzate vi sono le tecnologie digitali, come computer, tablet, lavagne interattive e software educativi che consentono agli studenti di accedere a informazioni, risorse e strumenti di apprendimento in modo dinamico e interattivo. Altre risorse includono materiali didattici multimediali, simulazioni virtuali, laboratori pratici, visite guidate, esperienze di apprendimento sul campo e giochi educativi. Queste risorse offrono agli studenti opportunità di apprendimento diverse e stimolanti che favoriscono l'acquisizione di conoscenze, competenze e abilità in modo efficace e motivante. Vantaggi per gli studenti della didattica attiva La didattica attiva offre una serie di vantaggi significativi per gli studenti che vanno oltre il semplice apprendimento di concetti e informazioni. Tra i principali vantaggi vi sono: Coinvolgimento e motivazione: Gli studenti sono più motivati e impegnati quando sono coinvolti attivamente nel processo di apprendimento, poiché si sentono protagonisti del proprio percorso educativo. Apprendimento significativo: La didattica attiva favorisce un apprendimento significativo, in cui gli studenti possono collegare nuove conoscenze a esperienze pregresse e applicarle in contesti reali. Sviluppo di competenze trasversali: Attraverso attività pratiche, collaborative e problem-solving, gli studenti sviluppano una serie di competenze trasversali, come la capacità di problem-solving, la comunicazione, la collaborazione e la leadership. Autonomia e responsabilità: Gli studenti diventano più autonomi e responsabili del proprio apprendimento, imparando a gestire il proprio tempo, risolvere problemi e prendere decisioni in modo indipendente. Creatività e pensiero critico: La didattica attiva stimola la creatività e il pensiero critico degli studenti, incoraggiandoli a esplorare nuove idee, proporre soluzioni innovative e valutare criticamente le informazioni. Buone pratiche per la didattica attiva Le buone pratiche per la didattica attiva sono fondamentali per garantire un'esperienza di apprendimento efficace e coinvolgente per gli studenti. Ecco alcune delle pratiche più importanti: Progettare attività coinvolgenti e stimolanti: Le attività dovrebbero essere progettate in modo da coinvolgere attivamente gli studenti e favorire la partecipazione. Questo può includere esercitazioni pratiche, progetti di gruppo, discussioni guidate e giochi educativi. Fornire supporto e feedback: Gli insegnanti dovrebbero offrire supporto costante agli studenti durante il processo di apprendimento. Questo può significare fornire chiarimenti su concetti difficili, rispondere a domande e offrire feedback sulle prestazioni degli studenti. Promuovere la collaborazione e il dialogo: La collaborazione tra gli studenti è fondamentale per la didattica attiva. Gli insegnanti dovrebbero incoraggiare la collaborazione tra gli studenti attraverso attività di gruppo, discussioni di classe e progetti collaborativi. Utilizzare tecnologie digitali: Le tecnologie digitali possono arricchire l'esperienza di apprendimento fornendo agli studenti accesso a risorse e strumenti interattivi. Gli insegnanti dovrebbero utilizzare tecnologie come computer, tablet, lavagne interattive e software educativi per migliorare l'apprendimento degli studenti. Favorire l'interazione e la partecipazione: Gli insegnanti dovrebbero incoraggiare attivamente l'interazione e la partecipazione degli studenti durante le lezioni. Ciò può essere fatto attraverso la creazione di un ambiente di classe inclusivo e accogliente in cui gli studenti si sentano liberi di condividere le proprie idee e opinioni. Promuovere l'apprendimento esperienziale: L'apprendimento esperienziale è una componente chiave della didattica attiva. Gli insegnanti dovrebbero cercare di offrire agli studenti opportunità di apprendere attraverso esperienze pratiche e concrete, come visite sul campo, laboratori e progetti pratici. Adattare le lezioni alle esigenze degli studenti: È importante adattare le lezioni alle esigenze e agli interessi degli studenti. Gli insegnanti dovrebbero tener conto delle diverse capacità e modalità di apprendimento degli studenti e cercare di fornire un'esperienza di apprendimento personalizzata e significativa per ciascuno di loro. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE: Master in Pedagogia e Psicopedagogia Clinica ...

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Quali sono i livelli di valutazione della scuola primaria? 

Quali sono i livelli di valutazione della scuola primaria? 

Quali sono i livelli di valutazione della scuola primaria? Nella società moderna si è soliti esprimere le proprie valutazioni in voti. Questo accade in diversi ambiti, ad esempio la critica professionale tende a dare un voto a un prodotto che può essere un album di una band, un film o magari un ristorante. Sebbene il voto sia un metodo facile e intuitivo per indicare il “valore” di un prodotto, spesso questo si rivela estremamente riduttivo. Quando applicato agli esseri umani, il voto diventa addirittura controproducente. Per questo dall’anno scolastico 2020-2021, il sistema di valutazione nella scuola primaria è passato dai voti al giudizio descrittivo. Si tratta di un passo avanti molto importante per le istituzioni scolastiche e che potrebbe in seguito venire portato anche nei licei e nelle università. Ovviamente, per gli insegnanti il Ministero dell’Istruzione ha fornito delle linee guida su come valutare gli alunni in base a diversi obiettivi misurabili con riferimento ad apprendimenti osservabili. I 4 livelli di apprendimento L’elaborazione dei giudizi descrittivi si basa anche su 4 diversi livelli di apprendimento previsti dalle indicazioni nazionali che presentano le relative descrizioni e vanno usati per certificare le competenze degli alunni in ciascuna disciplina. I livelli sono i seguenti: Avanzato Intermedio Base In via di prima acquisizione Come funziona il processo di valutazione? Prendiamo ad esempio una materia come la matematica. Nel documento di valutazione il giudizio descrittivo si dividerà in Obiettivi e Livello Raggiunto. Un alunno può raggiungere il livello Avanzato, Intermedio o Base nel riconoscere e descrivere le figure geometriche, così come nella risoluzione dei problemi. Il livello viene posto vicino agli obiettivi. Il processo di valutazione da parte degli insegnanti prevede colloqui individuali con l’alunno, l’osservazione e l’analisi delle interazioni verbali, le verifiche scritte e altro. L’insegnante quindi raccoglie tutte le informazioni sul processo di apprendimento e decide a quale livello è arrivato l’alunno. I giudizi descrittivi nella valutazione periodica e finale degli apprendimenti si rivelano più stimolanti rispetto ai semplici voti, in quanto consentono agli insegnanti di lavorare al fine di portare tutti gli alunni al livello più alto possibile. I giudizi descrittivi per una scuola meno categorica I giudizi descrittivi vengono adottati per venire incontro ai bisogni educativi degli alunni. Il voto numerale o il giudizio categorico (ottimo, buono, etc.) risulta poco produttivo, sia per gli alunni, sia per gli insegnanti. Da una parte il sistema di voti “divide” gli alunni, dall’altra parte non permette agli insegnanti di capire uqali sono i bisogni concreti di un alunno per poter raggiungere un buon livello in una materia. Allo stesso modo, consente di capire meglio quali sono le potenzialità di ogni singolo alunno. Un individuo può raggiungere delle conoscenze base in una materia, ma avanzate in un’altra. Nel mondo moderno, dove è ormai chiaro che ogni individuo è diverso e ha delle aree dove può sviluppare il suo talento, si dovrebbe cercare di indirizzare al meglio i giovani studenti. Si tratta anche di un metodo più inclusivo per gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento che aiuta a capire come intervenire e quali strumenti usare. Giudizio descrittivo oltre la scolarizzazione Ovviamente, i giudizi descrittivi dovrebbero estendersi anche oltre alla scuola. Pensiamo ad esempio a quanto le persone valutino prodotti in base a dei voti, senza neanche curarsi di leggere la descrizione. Certo, il voto permette un giudizio veloce di qualsiasi cosa, ma non lascia molto spazio alle argomentazioni. In un mondo veloce come il nostro, ci sono diverse persone che non leggono più una recensione, ma vanno dirette a fondo pagina a vedere il voto. Questo si trasporta facilmente alle persone, d’altronde alle scuole superiori e alle università, il sistema di voto numerico è ancora indice della bravura di un individuo. Cosa succederebbe invece, se ai voti si sostituisse un sistema di descrizioni che aiutino a capire in quale modo il suddetto individuo è riuscito ad ottenere dei buoni risultati? Chiaramente, i giudizi descrittivi stridono con la velocità della società moderna, ma sono un passaggio necessario forse per calare la marcia e cercare di dare un valore ai giudizi. Come diventare insegnante per la scuola primaria? Diventare insegnanti per la scuola primaria occorre un Diploma di Istituto Magistrale di 4 anni o un Diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico. Sono validi anche il Diploma Magistrale sperimentale a indirizzo Linguistico, o il Diploma di Scuola Magistrale. Allo stesso modo, si può diventare insegnanti con una Laurea in Scienze della formazione Primaria triennale o Magistrale. Occorre inoltre, partecipare al concorso ordinario per la scuola di infanzia e primaria, oltre a iscriversi alle graduatorie di istituto. Gli insegnanti inoltre, possono specializzarsi con un Master o seguire dei corsi di aggiornamento per poter adottare questo sistema al meglio. Se anche voi volete formarvi come insegnanti di scuola primaria, non dimenticate di soggiornare presso Euroinnova Formazione! Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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Quali sono le difficoltà di apprendimento? 

Quali sono le difficoltà di apprendimento? 

Per difficoltà dell’apprendimento si intende una problematica costantemente presente in fase di acquisizione di un’attività didattica specifica. I disturbi dell’apprendimento possono essere di due tipi: disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e disturbi aspecifici dell’apprendimento (DAA). Nella prima categoria rientrano i seguenti disturbi dell’apprendimento: la dislessia, la discalculia, la disortografia e la disgrafia. Accanto a questi principali possiamo citare anche altri disturbi come il disturbo dell’attenzione e il deficit del processamento cognitivo che però sono meno direttamente collegati all’ambito scolastico. Tra i disturbi aspecifici che coinvolgono individui dalle capacità cognitive molto ridotte. In questa categoria troviamo alunni affetti da autismo, patologie neurologiche o sindromi genetiche, come la sindrome di Down. Quali sono le difficoltà di apprendimento nell'ambito scolastico? In ambito scolastico le difficoltà di apprendimento si manifestano quando un bambino non riesce ad imparare correttamente un’attività didattica dopo vari tentati ed esercizi mirati. Il bambino può avere ad esempio difficoltà a leggere, a scrivere, sia per quanto riguarda il tratto grafico sia per quanto riguarda la correttezza e il senso di ciò che scrive, e a fare i calcoli e questo ha un forte impatto su come vive la scuola, lo studio e anche il rapporto con i compagni di classe. Può infatti sentirsi diverso dagli altri ed emarginarsi e talvolta può anche essere isolato o oggetto di bullismo. Questo inibisce lo sviluppo scolastico di un bambino che avrà difficoltà non solo con lo studio e l’apprendimento di nuove nozioni e abilità ma anche con la capacità di interagire con il mondo esterno. Per questo motivo è necessario agire quanto prima e tenere in considerazione tutti i campanelli di allarme: se il bambino confonde la destra con la sinistra, se non riesce a leggere correttamente un orologio analogico, se confonde molte lettere dell’alfabeto ecc. E quindi fondamentale parlare con gli insegnanti ed esperti del settore (spesso però sono gli insegnanti stessi che notano tali difficoltà e segnalano la loro preoccupazione ai genitori dei bambini) e all’occasione far elaborare dal consiglio di classe dello studente un PDP, ossia un piano didattico personalizzato che permetta al bambino di andare avanti con il processo di formazione e apprendimento senza che si senta limitato o diverso dagli altri. Come capire se si hanno problemi di apprendimento? Si suppone che si è in presenza di un disturbo quando un bambino manifesta difficoltà nello svolgere ripetutamente un’attività didattica primaria, come leggere, scrivere, disegnare e a far di conto. Per esempio la discalculia è caratterizzata dalla difficoltà a fare i calcoli a mente e/o ad eseguire un calcolo scritto, mentre nella dislessia l’alunno ha difficoltà ha leggere un testo scritto, nello specifico legge lentamente e facendo spesso errori. Ci sono altri modi per capire se si è in presenza di un DSA ad esempio se un bambino ha difficoltà a leggere l’ora su un orologio con le lancette; se confonde la destra con la sinistra e viceversa, perdere frequentemente il segno quando si legge, sia ad alta voce che silenziosamente, errori nell’ortografia anche nelle parole più comuni e semplici e frequente confusione tra le lettere dell’alfabeto. Per fare in modo che una scuola implementi misure didattiche adeguate e che quindi elabori un piano didattico personalizzato per lo studente, è necessario che il bambino che si sospetta abbia un disturbo specifico dell’apprendimento venga visitato e che venga rilasciato dall’azienda sanitaria locale di riferimento un certificato che ne attesti il disturbo. Come si chiama chi ha problemi di apprendimento? Chi ha problemi di apprendimento viene convenzionalmente definito come “persona con un DSA”, dove DSA sta per “Disturbo Specifico dell’Apprendimento”. Accanto ai DSA troviamo i Disturbi Aspecifici dell’Apprendimento che coinvolgono persone con abilità cognitive considerevolmente ridotte. In questa categoria troviamo per esempio persone sorde e cieche, persone affetta dalla sindrome di Down, persone gravemente epilettiche, persone con disturbi psicopatologici, sono per citarne alcune. Per garantire una buona formazione e istruzione vengono messe in atto misure didattiche per supportare tali studenti. Se vuoi sapere tutto sui disturbi dell’apprendimento perché non iscriverti a una formazione online? Consulta il sito di Euroinnova. Come aiutare a uno studente con difficoltà di apprendimento? Solitamente un disturbo dell’apprendimento si manifesta con l’inizio della scolarizzazione di un bambino ed è in quel momento che sorgono le prime difficoltà. È quindi fondamentale il ruolo degli insegnanti che fungono da tramite con i genitori degli alunni: verranno poi indirizzati a figure di riferimento come ad esempio pedagoghi terapeutici, insegnanti di sostegno, logopedisti ecc., il loro punto di vista sarà cruciale e in presenza di un disturbo si occuperanno di supportare ed aiutare lo sviluppo dell’apprendimento di questi bambini. Per aiutare lo sviluppo educativo e scolastico di questi studenti viene elaborato un piano didattico personalizzato (PDP) strutturato in modo tale da permettere lo svolgimento di attività didattiche modificandole e facilitandone lo svolgimento in relazione all’abilità deficitaria. Si ricorda comunque che quanto prima viene diagnosticato un DSA tanto prima verranno implementate misure e percorsi specifici per aiutare l’alunno nei processi di apprendimento. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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