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Cos'è lo Yield Management: concetti, differenze e strategie di ottimizzazione

Cos'è lo Yield Management: concetti, differenze e strategie di ottimizzazione

Ecco che cos'è Io Yield Management! È una delle tecniche più efficaci utilizzate dalle aziende moderne per massimizzare i ricavi e migliorare la gestione delle risorse disponibili. Questa metodologia, inizialmente adottata nel settore dell'aviazione, si è estesa a diversi ambiti come l'ospitalità, il noleggio auto, l'intrattenimento e molti altri settori dove la domanda è variabile e la capacità limitata. L'obiettivo di questo articolo è fornire una panoramica completa su cosa sia lo Yield Management, illustrando le sue differenze rispetto al Revenue Management, la sua importanza strategica e alcune delle principali tecniche utilizzate per implementarlo con successo. Yield Management: Gestione dei ricavi Il Yield Management rappresenta una pietra miliare nella gestione aziendale moderna, specialmente per le imprese che operano in mercati caratterizzati da una domanda variabile. Il concetto chiave dietro questa pratica è la gestione dinamica dei prezzi e delle disponibilità, consentendo alle aziende di adeguare le proprie tariffe in base alle variazioni della domanda e di ottimizzare l'uso delle proprie risorse. Ad esempio, nel settore alberghiero, il Yield Management permette agli hotel di regolare le tariffe delle camere in funzione dell'occupazione prevista, delle tendenze stagionali e degli eventi locali, garantendo così la massimizzazione dei ricavi in ogni situazione. Questo è possibile grazie all'analisi approfondita dei dati storici e alla previsione delle vendite, che permettono di identificare i periodi di alta e bassa domanda con largo anticipo. In un mondo sempre più competitivo, dove le risorse sono limitate e la domanda può variare drasticamente, la capacità di un'azienda di ottimizzare i propri ricavi attraverso una gestione intelligente delle tariffe può rappresentare un vantaggio competitivo significativo. Concetto di Yield Management Il Yield Management si basa su un concetto relativamente semplice: massimizzare i ricavi vendendo la giusta quantità di prodotti o servizi al prezzo ottimale, al cliente giusto e al momento giusto. Tuttavia, l'implementazione pratica di questa idea richiede un approccio altamente sofisticato e integrato, che coinvolge diverse aree aziendali, dalla gestione delle disponibilità alla strategia di prezzi. Una componente chiave del Yield Management è l'analisi della domanda. Le aziende devono essere in grado di prevedere con precisione la domanda futura, utilizzando modelli di previsione delle vendite basati su dati storici, tendenze di mercato e fattori esterni come eventi o cambiamenti economici. Queste previsioni consentono di stabilire una gestione dinamica delle tariffe(LINK EXT :https://it.wikipedia.org/wiki/Gestione_dei_ricavi), che varia in base alla domanda prevista. Oltre alla previsione della domanda, un altro aspetto cruciale è la segmentazione del mercato. I clienti non sono tutti uguali, e lo Yield Management riconosce l'importanza di identificare segmenti di clienti con comportamenti di acquisto e sensibilità al prezzo differenti. Questo permette di personalizzare l'offerta e massimizzare i ricavi in ciascun segmento. Ad esempio, un hotel potrebbe offrire tariffe promozionali per i clienti che prenotano con largo anticipo, mentre applica tariffe più elevate per le prenotazioni last minute, quando la disponibilità di camere è limitata. Differenza tra Yield e Revenue Management Anche se i termini Yield Management e Revenue Management vengono spesso utilizzati come sinonimi, esistono differenze sostanziali tra i due concetti. Entrambi condividono l'obiettivo di massimizzare i ricavi, ma il modo in cui lo fanno può differire notevolmente. Il Yield Management si concentra principalmente sull'ottimizzazione delle tariffe e sulla gestione della capacità disponibile, mirando a vendere il giusto prodotto al giusto prezzo in base alla domanda prevista. Questa strategia è particolarmente efficace in settori dove la capacità è limitata e la domanda può essere altamente variabile, come nei trasporti aerei o nell'ospitalità. Il Revenue Management, d'altra parte, adotta un approccio più ampio. Oltre alla gestione delle tariffe e della capacità, il Revenue Management include anche la strategia di prezzi, la gestione delle promozioni, la segmentazione dei clienti e l'allocazione delle risorse aziendali. L'obiettivo è quello di ottimizzare il rendimento complessivo dell'azienda, tenendo conto di una serie di fattori interconnessi, come i costi operativi, la concorrenza, e le tendenze di mercato. In pratica, il Revenue Management può essere visto come un'evoluzione del Yield Management, che integra quest'ultimo in una strategia più complessa e completa di ottimizzazione delle entrate. Importanza dello Yield Management Lo Yield Management è diventato una componente essenziale delle strategie aziendali, in particolare per le imprese che operano in settori caratterizzati da alta variabilità della domanda e capacità limitata. La capacità di un'azienda di applicare efficacemente il Yield Management può fare la differenza tra un'operazione altamente redditizia e una che lotta per coprire i costi operativi. Uno dei principali vantaggi è la sua capacità di ottimizzare i ricavi vendendo prodotti o servizi al prezzo più alto che i clienti sono disposti a pagare, senza compromettere la domanda. Questo approccio consente alle aziende di massimizzare i profitti anche in condizioni di mercato difficili. Inoltre, il Yield Management migliora la previsione delle vendite e riduce l'incertezza legata alla domanda. Le aziende che utilizzano il Yield Management possono prendere decisioni più informate sulla gestione delle proprie risorse, minimizzando il rischio di sovraccapacità o sottoutilizzo. Nel settore dei trasporti, ad esempio, le compagnie aeree che applicano il Yield Management possono ottimizzare il carico di passeggeri, vendendo biglietti a prezzi più alti durante i periodi di punta e offrendo sconti in bassa stagione per riempire i posti vuoti. Questa pratica non solo aumenta i ricavi, ma migliora anche l'efficienza operativa, riducendo i costi per passeggero. Strategie di Yield Management L'implementazione di strategie efficaci di Yield Management richiede un approccio multidisciplinare che combina l'analisi dei dati, la gestione delle risorse e la gestione dinamica dei prezzi. Le aziende che desiderano sfruttarlo al meglio devono considerare diverse strategie chiave: Segmentazione del mercato: Suddividere la clientela in diversi segmenti basati su comportamenti di acquisto, preferenze e sensibilità al prezzo. Questa strategia consente di personalizzare le tariffe e le offerte per ciascun segmento, ottimizzando i ricavi. Prezzi flessibili: Adottare una politica di prezzi flessibili che varia in base alla domanda prevista, al periodo dell'anno o ad altri fattori esterni. Questo approccio è particolarmente efficace in settori dove la domanda è stagionale o influenzata da eventi specifici. Controllo dell'inventario: Gestire la disponibilità dei prodotti o servizi per evitare il sottoutilizzo o il sovraccarico delle risorse. Ad esempio, una compagnia aerea può limitare la vendita di biglietti economici durante i periodi di alta domanda, riservando più posti per i biglietti a prezzo pieno. Previsione della domanda: Utilizzare modelli di previsione delle vendite basati su dati storici, tendenze di mercato e altri fattori per anticipare la domanda futura e adattare di conseguenza le politiche di pricing. Monitoraggio continuo: Implementare sistemi di monitoraggio che consentano di verificare l'efficacia delle strategie di Yield Management in tempo reale e apportare rapidamente aggiustamenti in risposta ai cambiamenti del mercato. Il Yield Management non è solo una tecnica di gestione dei prezzi, ma una strategia aziendale completa che può determinare il successo o il fallimento di un'impresa in un mercato competitivo. Con una corretta implementazione delle strategie di Yield Management, le aziende possono non solo ottimizzare i ricavi, ma anche migliorare l'efficienza operativa e la competitività. Per ulteriori approfondimenti sulle strategie finanziarie, potresti essere interessato al master in finanza aziendale o a scoprire cos'è il capitale sociale. Inoltre, se sei interessato agli investimenti, consulta l'articolo sui fondi di investimento alternativi. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto di amministrazione, finanza e controllo, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! ...

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Concetto di fondo patrimoniale

Concetto di fondo patrimoniale

Il fondo patrimoniale è un istituto giuridico del diritto civile italiano che consente di destinare alcuni beni a soddisfare esclusivamente i bisogni della famiglia. Questo istituto è regolato dagli articoli 167 e seguenti del Codice Civile e permette di tutelare una parte del patrimonio da eventuali azioni esecutive da parte di creditori. Il fondo patrimoniale può essere costituito solo dai coniugi, durante il matrimonio, oppure da un terzo, che può essere un genitore o un'altra persona interessata, ma sempre a favore dei coniugi. Il fondo patrimoniale prevede la creazione di un patrimonio separato rispetto a quello personale dei coniugi. Questo patrimonio separato è composto da beni immobili, beni mobili iscritti in pubblici registri o titoli di credito, che vengono destinati al fondo con lo scopo esclusivo di far fronte ai bisogni della famiglia. La separazione patrimoniale garantisce che i beni del fondo possano essere utilizzati solo per le esigenze familiari e non possano essere aggrediti dai creditori per debiti che non siano stati contratti per bisogni della famiglia stessa. A cosa serve il fondo patrimoniale Il fondo patrimoniale serve principalmente a proteggere il patrimonio familiare. Ecco i principali scopi del fondo patrimoniale: Tutela del patrimonio: I beni inclusi nel fondo patrimoniale sono protetti da azioni esecutive da parte dei creditori per debiti che non riguardano i bisogni familiari. Questo significa che se uno dei coniugi contrae un debito per scopi estranei alla famiglia, i creditori non possono aggredire i beni del fondo. Destinazione d'uso specifica: I beni del fondo possono essere utilizzati solo per soddisfare le esigenze della famiglia, come la manutenzione della casa, l'educazione dei figli, le spese mediche e altre necessità familiari. Continuità familiare: Il fondo patrimoniale assicura che una parte del patrimonio sia destinata e mantenuta per le generazioni future, garantendo una continuità patrimoniale all'interno della famiglia. Sicurezza economica: Offre una certa sicurezza economica alla famiglia, in quanto i beni del fondo non possono essere utilizzati per scopi diversi dai bisogni familiari, creando così una sorta di “riserva” protetta. Per chi fosse interessato a esplorare altre forme di protezione e gestione patrimoniale, è possibile approfondire il tema dei fondi di investimento alternativi che rappresentano un'opzione diversificata nel panorama finanziario. Come si costituisce e con che cosa si costituisce La costituzione del fondo patrimoniale può avvenire tramite atto pubblico redatto da un notaio oppure per testamento. I coniugi possono costituire il fondo patrimoniale mediante un atto pubblico, che deve essere trascritto nei registri immobiliari per essere opponibile ai terzi. Se i beni inclusi nel fondo sono beni mobili registrati, come autoveicoli, l'atto deve essere annotato anche nei registri pubblici relativi. Inoltre, anche un terzo (ad esempio un genitore) può costituire un fondo patrimoniale a favore dei coniugi, sempre mediante un atto pubblico o un testamento, che i coniugi devono accettare formalmente. Il fondo patrimoniale può essere costituito con beni immobili, come case e terreni, beni mobili iscritti in pubblici registri, come auto e imbarcazioni, e titoli di credito, come azioni e obbligazioni. Non possono essere inclusi beni mobili non registrati, come gioielli o mobili d’arredamento. Questa varietà di beni permette di creare un fondo patrimoniale che rispecchi le diverse esigenze della famiglia e assicuri la protezione patrimoniale desiderata. La gestione efficace e la pianificazione del patrimonio, incluso il fondo patrimoniale, possono essere migliorate acquisendo competenze specifiche attraverso percorsi formativi dedicati, come il master online in Borsa di Euroinnova, che approfondisce le dinamiche degli investimenti e della gestione finanziaria. Vantaggi e limiti del fondo patrimoniale Vantaggi Protezione dai creditori: I beni inclusi nel fondo patrimoniale non possono essere pignorati o sequestrati per debiti contratti dai coniugi che non siano stati contratti per i bisogni della famiglia. Destinazione d’uso vincolata: I beni del fondo possono essere utilizzati esclusivamente per soddisfare i bisogni della famiglia, garantendo una gestione patrimoniale più oculata e finalizzata. Continuità patrimoniale: Assicura che una parte del patrimonio familiare venga trasmessa alle generazioni future, favorendo la continuità patrimoniale all'interno della famiglia. Tutela dei figli: I beni del fondo patrimoniale possono essere utilizzati per le esigenze dei figli, come l'educazione e il mantenimento, garantendo una protezione economica anche in caso di difficoltà finanziarie dei genitori. Limiti Uso limitato dei beni: I beni inclusi nel fondo patrimoniale possono essere utilizzati solo per i bisogni della famiglia. Ciò significa che i coniugi non possono disporre liberamente di questi beni per scopi personali. Complessità burocratica: La costituzione e la gestione del fondo patrimoniale richiedono l'intervento di un notaio e comportano una serie di adempimenti burocratici, come la trascrizione nei registri immobiliari. Inefficacia per debiti familiari: Se i debiti sono stati contratti per i bisogni della famiglia, i creditori possono comunque aggredire i beni inclusi nel fondo patrimoniale. Vincolo di utilizzo: La destinazione d'uso vincolata può limitare la flessibilità nella gestione del patrimonio familiare, soprattutto in situazioni di emergenza finanziaria. Per chi è interessato a comprendere più a fondo le implicazioni finanziarie e strategiche della gestione patrimoniale, un percorso come il master ESG di Euroinnova può offrire competenze avanzate in materia di investimenti responsabili e sostenibilità finanziaria. Il ruolo del notaio Il notaio svolge un ruolo cruciale nella costituzione del fondo patrimoniale, garantendo che tutte le formalità legali siano rispettate. È il notaio che redige l'atto pubblico necessario per la costituzione del fondo, assicurandosi che il documento sia conforme alla normativa vigente e che contenga tutte le clausole necessarie per tutelare i bisogni della famiglia. Inoltre, il notaio si occupa della trascrizione dell'atto nei registri immobiliari e, se del caso, nei registri dei beni mobili, rendendo l'atto opponibile ai terzi. Questo processo di registrazione è fondamentale per proteggere i beni inclusi nel fondo patrimoniale dalle azioni esecutive dei creditori. Oltre alla costituzione del fondo, il notaio fornisce consulenza legale ai coniugi o al terzo costituente, spiegando i vantaggi e i limiti del fondo patrimoniale. Questo include l'illustrazione delle procedure necessarie per eventuali modifiche o per lo scioglimento del fondo. Il notaio verifica inoltre la validità degli atti relativi al fondo, garantendo che tutte le operazioni siano effettuate nel rispetto delle disposizioni legali. Questo supporto legale è essenziale per assicurare che il fondo patrimoniale sia gestito correttamente e che continui a soddisfare le esigenze della famiglia nel tempo. Alienazione o vendita dei beni I beni inclusi nel fondo patrimoniale possono essere alienati o venduti solo in determinate circostanze e seguendo procedure specifiche. L'alienazione o la vendita dei beni del fondo è regolata dall'articolo 169 del Codice Civile, che stabilisce che tali operazioni possono essere effettuate solo con il consenso di entrambi i coniugi e, in presenza di figli minori, con l'autorizzazione del giudice. Consenso dei coniugi: Questo requisito garantisce che nessuno dei coniugi possa disporre unilateralmente dei beni del fondo, tutelando così l'interesse della famiglia. Autorizzazione giudiziaria: Questa misura è volta a proteggere gli interessi dei figli, assicurando che le operazioni patrimoniali non compromettano il loro benessere futuro. Destinazione del ricavato: Questo vincolo di destinazione garantisce che la liquidazione dei beni del fondo non pregiudichi la finalità protettiva per cui il fondo è stato costituito. Procedura formale: La vendita o l'alienazione dei beni del fondo patrimoniale deve avvenire tramite atto pubblico, redatto da un notaio, che si occuperà anche di tutte le formalità necessarie, inclusa la trascrizione dell'atto nei registri pubblici. Per chi desidera approfondire ulteriormente le strategie finanziarie e le opzioni di gestione patrimoniale, è possibile consultare risorse come l’articolo sui fondi speculativi per comprendere meglio le dinamiche dei mercati finanziari e le opportunità di investimento alternative. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! ...

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Quanti anni di lavoro servono per andare in pensione

Quanti anni di lavoro servono per andare in pensione

In Italia, il sistema pensionistico è regolato da leggi che determinano il numero di anni di lavoro necessari per andare in pensione. Questi requisiti possono variare in base a diversi fattori, tra cui l'età del lavoratore, il tipo di lavoro svolto e il sistema pensionistico applicabile (pubblico o privato). La pensione di vecchiaia è la forma più comune di pensionamento in Italia. Per ottenere questa pensione, è necessario soddisfare due requisiti principali: Età pensionabile: Attualmente, l'età pensionabile è fissata a 67 anni per uomini e donne Anzianità contributiva: È necessario avere almeno 20 anni di contributi versati La pensione anticipata permette di andare in pensione prima dell'età pensionabile standard, a condizione di aver accumulato un certo numero di anni di contributi: Uomini: possono accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi. Donne: possono accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi. Se cerchi una formazione in questo ambito, Euroinnova ha la risposta che fa al caso tuo: scopri il master in amministrazione, finanza e controllo. Lavorare in pensione si può? In Italia è possibile continuare a lavorare anche dopo aver raggiunto l'età pensionabile e aver iniziato a percepire la pensione. Questo fenomeno, noto come "cumulo tra pensione e reddito da lavoro", è disciplinato da normative che ne regolano le modalità e le implicazioni fiscali. Il cumulo tra pensione e reddito da lavoro dipende dal tipo di pensione percepita: Pensione di vecchiaia: i pensionati che percepiscono una pensione di vecchiaia possono lavorare senza alcuna limitazione e senza riduzioni della pensione. Pensione anticipata: per i pensionati che percepiscono una pensione anticipata, esistono delle limitazioni Le normative che regolano il cumulo tra pensione e reddito da lavoro possono variare e sono soggette a modifiche legislative. È quindi importante restare aggiornati sulle leggi vigenti e, se necessario, consultare un consulente previdenziale. Leggi questa interessante guida su cos'è una domanda di lavoro e come cercare lavoro in modo efficace. Decidere di lavorare in pensione: alcuni consigli Decidere di continuare a lavorare dopo il pensionamento può offrire vari vantaggi, sia economici che personali: Valutare le proprie esigenze e obiettivi Prima di prendere una decisione, è importante valutare le proprie esigenze economiche e personali. Lavorare in pensione può aiutare a mantenere un reddito stabile e aumentare il benessere finanziario, ma è anche un'opportunità per rimanere attivi e impegnati. Conoscere le regole sul cumulo Assicurarsi di essere ben informati sulle normative relative al cumulo tra pensione e reddito da lavoro. Questo include conoscere eventuali limitazioni e implicazioni fiscali. Scegliere il tipo di lavoro Considerare che tipo di lavoro si desidera svolgere. Alcuni pensionati scelgono di lavorare part-time, mentre altri preferiscono attività di consulenza o lavori che permettano una maggiore flessibilità. Aggiornare le competenze Se necessario, aggiornare le proprie competenze può rendere più facile trovare un lavoro adatto alle proprie capacità e interessi. Questo può includere corsi di formazione o aggiornamenti professionali. Pianificare il proprio tempo Equilibrare il lavoro con il tempo libero e gli impegni personali è fondamentale per mantenere una buona qualità della vita. Stabilire un programma che permetta di dedicare tempo alle attività ricreative e alla famiglia. Consultare un consulente previdenziale Un consulente previdenziale può fornire consigli utili su come gestire la combinazione di pensione e lavoro, aiutando a evitare errori e ottimizzare il reddito complessivo. Vuoi lavorare come psicologo nell’ambito del lavoro? Se cerchi una formazione per approfondire il tema, ti consigliamo di consultare il master in psicologia del lavoro di Euroinnova. Quanti sono e cosa fanno i pensionati che lavorano? Il numero di pensionati che scelgono di continuare a lavorare è in crescita in Italia. Questo fenomeno è influenzato da vari fattori, tra cui l'aumento dell'aspettativa di vita, la necessità di integrare la pensione e il desiderio di rimanere attivi. Secondo i dati ISTAT, una percentuale significativa dei pensionati italiani continua a lavorare. Questi pensionati lavoratori sono spesso coinvolti in attività che variano in base alle loro competenze e interessi. I pensionati che continuano a lavorare possono essere trovati in diversi settori: Consulenza: molti pensionati con esperienza professionale significativa scelgono di offrire servizi di consulenza. Lavori part-time: alcuni optano per lavori part-time, che permettono di bilanciare il lavoro con il tempo libero. Attività imprenditoriali: alcuni pensionati avviano piccole attività imprenditoriali, sfruttando le proprie competenze e passioni. Volontariato: anche se non è un'attività retribuita, molti pensionati si dedicano al volontariato, contribuendo alla comunità. Se ti interessa scoprire cosa spinge alcune persone a continuare a lavorare dopo la pensione, potrebbe interessarti il master in psicologia di Euroinnova, completamente online. Cosa succede alla tua pensione se decidi di tornare a lavorare? Decidere di tornare a lavorare dopo aver iniziato a percepire la pensione può avere diverse implicazioni per il tuo trattamento pensionistico: Riduzioni della pensione Per chi percepisce una pensione anticipata e decide di tornare a lavorare prima di raggiungere l'età pensionabile standard (67 anni), il reddito da lavoro può comportare una riduzione della pensione. Le specifiche riduzioni variano in base alla normativa vigente e devono essere verificate caso per caso. Cumulo integrale Chi percepisce una pensione di vecchiaia può cumulare integralmente la pensione con il reddito da lavoro, senza subire riduzioni. Questo vale anche per chi percepisce la pensione di anzianità dopo aver raggiunto l'età pensionabile standard. Contribuzioni aggiuntive Lavorare in pensione comporta il versamento di contributi aggiuntivi. Questi contributi possono generare un incremento della pensione, calcolato in base ai nuovi contributi versati e alla normativa vigente. Implicazioni fiscali Il reddito da lavoro si aggiunge alla pensione e può influenzare l'imposizione fiscale complessiva. È quindi importante considerare le implicazioni fiscali e valutare come il cumulo dei redditi influisce sulla tassazione. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! 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Cosa si intende per gestione di portafoglio 

Cosa si intende per gestione di portafoglio 

La gestione di portafoglio, nell'ambito finanziario, si riferisce al processo di gestione di un insieme di investimenti o attività finanziarie di un individuo, di un'azienda o di un ente. Questo insieme di investimenti è noto come "portafoglio" e può comprendere una vasta gamma di asset finanziari, tra cui azioni, obbligazioni, fondi comuni di investimento, titoli di stato, immobili e altre forme di investimento.  Il principale obiettivo della gestione del portafoglio è massimizzare il rendimento dell'investimento, tenendo conto dei livelli di rischio e delle preferenze dell'investitore. Questo processo coinvolge diverse attività, tra cui la selezione degli investimenti, l'allocazione delle risorse, la diversificazione del portafoglio e il monitoraggio delle prestazioni.  Qui di seguito alcuni concetti chiave correlati alla gestione di portafoglio:  Selezione degli investimenti  Asset allocation  Diversificazione del portafoglio  Gestione del rischio  Monitoraggio delle prestazioni  Sei appassionato di finanza? Cerchi un corso di formazione tenuto da esperti del settore? Euroinnova, leader nella formazione a distanza, propone un Corso di Gestione Finanziaria che si tiene interamente online, in modo da permetterti di gestire lo studio con il lavoro. Iscriviti subito!  L’obiettivo della gestione del portafoglio  L'obiettivo principale della gestione del portafoglio è massimizzare il rendimento complessivo degli investimenti, tenendo conto dei livelli di rischio e delle preferenze dell'investitore. Tuttavia, il concetto di "massimizzazione del rendimento" può essere interpretato in modi diversi a seconda degli obiettivi finanziari specifici dell'investitore e del suo profilo di rischio:  Rendimento finanziario: Uno degli obiettivi principali della gestione del portafoglio è ottenere un rendimento finanziario adeguato sugli investimenti, che può essere espresso in termini di rendimento assoluto o di superamento di un benchmark di riferimento, come un indice di mercato o un tasso di interesse di riferimento.  Controllo del rischio: Un altro obiettivo importante è gestire il rischio associato agli investimenti, al fine di preservare il capitale e proteggere contro perdite significative. Questo può includere la diversificazione del portafoglio, la riduzione della volatilità e la gestione degli eventi di mercato avversi.  Conservazione del capitale: Per alcuni investitori, soprattutto coloro che sono più orientati alla sicurezza, l'obiettivo principale può essere la conservazione del capitale, ossia mantenere il valore degli investimenti nel tempo e proteggerli da perdite significative.  Generazione di reddito: Altri investitori possono concentrarsi sulla generazione di reddito corrente dagli investimenti, ad esempio attraverso dividendi, interessi o altre forme di rendimento. In questo caso, l'obiettivo può essere quello di massimizzare il flusso di cassa generato dal portafoglio.  Obiettivi specifici: Gli investitori possono avere obiettivi specifici a breve, medio o lungo termine che guidano le decisioni di investimento, come la pianificazione della pensione, l'istruzione dei figli, l'acquisto di una casa o la costituzione di un fondo di emergenza. La gestione del portafoglio mira a creare una strategia di investimento in grado di soddisfare questi obiettivi specifici.  Tipologie di gestione del portafoglio  Esistono diverse tipologie di gestione del portafoglio, ciascuna con approcci e obiettivi specifici. Ecco alcune delle principali tipologie:  Gestione attiva del portafoglio: In questo approccio, i gestori del portafoglio cercano di superare il rendimento di un benchmark di riferimento, come un indice di mercato, attraverso l'analisi approfondita dei titoli individuali e la selezione attiva degli investimenti. Questo tipo di gestione del portafoglio può comportare una maggiore frequenza di negoziazioni e un livello più elevato di coinvolgimento del gestore.  Gestione passiva del portafoglio: Al contrario della gestione attiva, nella gestione passiva del portafoglio si cerca di replicare il rendimento di un benchmark di riferimento, anziché cercare di superarlo. Questo viene spesso fatto attraverso l'investimento in fondi indicizzati o ETF che replicano l'andamento di un indice specifico, riducendo così i costi di gestione e minimizzando l'attività di negoziazione.  Gestione discrezionale del portafoglio: In questo approccio, il gestore del portafoglio ha l'autorità discrezionale per prendere decisioni di investimento senza richiedere l'approvazione del cliente per ogni singola operazione. Il gestore ha il potere di eseguire transazioni di acquisto e vendita in base alla sua valutazione del mercato e agli obiettivi concordati con il cliente. Gestione vincolata del portafoglio: In questo caso, il gestore del portafoglio opera secondo vincoli specifici stabiliti dal cliente, come ad esempio limiti sulle categorie di attività in cui è possibile investire, sui livelli di rischio accettabili o sugli obiettivi di rendimento prefissati. Il gestore opera entro questi limiti e può essere tenuto a seguire determinate linee guida di investimento.  Gestione patrimoniale: Questo tipo di gestione del portafoglio è dedicato a clienti ad alto patrimonio netto che richiedono un servizio personalizzato e completo che vada oltre la semplice selezione di titoli. I gestori patrimoniali forniscono soluzioni di investimento su misura, che tengono conto delle esigenze specifiche, degli obiettivi finanziari e della situazione fiscale dei clienti. Gestione dei fondi pensione: In questo caso, il gestore del portafoglio è responsabile della gestione degli investimenti di un fondo pensione, con l'obiettivo di massimizzare i rendimenti e preservare il capitale per soddisfare gli obblighi pensionistici futuri.  Vuoi approfondire l’argomento? 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Tuttavia, avendo una varietà di asset, i rendimenti positivi di alcuni investimenti possono compensare le perdite di altri, contribuendo a ridurre la volatilità complessiva del portafoglio.  Opportunità di crescita: Investendo in un'ampia gamma di asset, si ha la possibilità di partecipare a diverse opportunità di crescita. Poiché alcuni settori o titoli possono performare meglio di altri in determinati periodi, la diversificazione consente di catturare i rendimenti positivi provenienti da una varietà di fonti.  Riduzione del rischio specifico: La diversificazione riduce il rischio specifico, ossia il rischio associato a un'azienda, settore o regione geografica specifica. Investendo in diverse aziende, settori o regioni, si riduce il rischio che un evento specifico influenzi negativamente tutto il portafoglio.  Migliore gestione delle aspettative di rendimento: La diversificazione aiuta gli investitori a gestire meglio le loro aspettative di rendimento nel lungo periodo. Poiché nessun investimento è privo di rischi, avere una varietà di asset consente agli investitori di mantenere prospettive realistiche sui rendimenti attesi e di evitare aspettative irrealistiche che potrebbero portare a decisioni di investimento sbagliate.  Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BANCARIE E ASSICURATIVE: Laurea triennale in economia - curriculum scienze bancarie es addicurative ...

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Disruptive innovation: cos'è e come affrontarla 

Disruptive innovation: cos'è e come affrontarla

La disruptive innovation rappresenta un tipo di innovazione che sconvolge un settore industriale esistente, introducendo un nuovo prodotto, servizio o modello di business radicalmente diverso e spesso più economico. Affrontare la disruptive innovation richiede un approccio proattivo e flessibile. Le aziende devono essere pronte a riconoscere i segnali precoci di cambiamento nel mercato, investire in ricerca e sviluppo per rimanere all'avanguardia e adottare una mentalità aperta all'innovazione. Inoltre, devono essere disposte a modificare i propri modelli di business e adattarsi rapidamente alle nuove dinamiche del settore per mantenere la rilevanza e la competitività. Se ti interessa il settore, scopri il Master Online in Amministrazione Finanza e Controllo di Euroinnova e imparerai, tra le varie, cos'è uno slogan aziendale! Definizione di disruptive innovation La disruptive innovation è un concetto teorizzato da Clayton Christensen che si riferisce a un tipo specifico di innovazione che sconvolge o interrompe un settore industriale esistente introducendo un prodotto, un servizio o un modello di business radicalmente nuovo e spesso più economico, semplice o conveniente. Questo tipo di innovazione può emergere da nuove tecnologie, nuovi modelli di distribuzione o nuove strategie aziendali che consentono a un'azienda o a un nuovo entrante di conquistare rapidamente quote di mercato e sovvertire l'equilibrio esistente. La disruptive innovation può portare a un cambiamento radicale nel modo in cui i consumatori vivono, lavorano o interagiscono con un dato settore. Differenza tra creative destruction e disruptive innovation Creative destruction e disruptive innovation sono concetti correlati ma distinti che si riferiscono a fenomeni legati alla trasformazione economica e al cambiamento industriale. La creative destruction, coniata dallo studioso Joseph Schumpeter, si riferisce al processo attraverso il quale l'innovazione crea valore introducendo nuove idee, tecnologie o modelli di business, ma allo stesso tempo distrugge o rende obsoleti i vecchi metodi, prodotti o settori industriali. Questo processo è intrinseco alla dinamica economica e alla crescita, poiché consente l'emergere di nuove opportunità e soluzioni, ma può comportare la scomparsa di attività economiche esistenti o settori che non sono in grado di adattarsi ai cambiamenti. D'altra parte, la disruptive innovation, coniata da Clayton Christensen, si riferisce a un tipo specifico di innovazione che interrompe o sconvolge un settore industriale esistente introducendo un prodotto, un servizio o un modello di business radicalmente nuovo e spesso più economico, semplice o conveniente. Questo tipo di innovazione può derivare da nuove tecnologie, nuove modalità di distribuzione o nuove strategie aziendali che consentono a un'azienda o a un nuovo entrante di conquistare rapidamente quote di mercato e sovvertire l'equilibrio esistente. Chi sono i disrupter I disrupter sono individui, aziende o tecnologie che introducono cambiamenti significativi e rivoluzionari in un determinato settore o mercato, rompendo i modelli di business tradizionali e creando nuove opportunità. Questi innovatori possono provenire da diverse fonti, come start-up emergenti, imprese consolidate che adottano nuove tecnologie o modelli di business, o singoli individui che propongono idee rivoluzionarie. L'obiettivo dei disrupter è tipicamente quello di creare valore, trasformare l'industria e offrire soluzioni più efficaci, efficienti o convenienti rispetto a quelle esistenti. Esempi di disrupter includono aziende come Uber, Airbnb e Netflix, che hanno rivoluzionato rispettivamente il settore dei trasporti, dell'ospitalità e dell'intrattenimento attraverso l'innovazione e l'utilizzo di nuove tecnologie. Sopravvivere alle disruptive innovation Per sopravvivere alle disruptive innovation, le aziende devono adottare una serie di strategie per adattarsi ai cambiamenti del mercato e capitalizzare sulle nuove opportunità. Ecco alcuni suggerimenti: Monitorare costantemente il mercato Essere flessibili e adattabili Investire in innovazione Mantenere una mentalità aperta al cambiamento Collaborare con start-up e partner Ascoltare i clienti Creare una cultura dell'innovazione Mantenere un occhio sui concorrenti Essere pronti al cambiamento Focus sul valore aggiunto In sintesi, per sopravvivere alle disruptive innovation, le aziende devono essere agili, flessibili e orientate all'innovazione, pronte a adattarsi ai cambiamenti del mercato e capitalizzare sulle nuove opportunità che emergono. Cogliere le opportunità della Disruptive Innovation Per cogliere le opportunità offerte dalla Disruptive Innovation, le aziende devono adottare una mentalità aperta al cambiamento e alla sperimentazione. Ecco alcuni modi per farlo: Monitoraggio del mercato: Essere consapevoli delle tendenze emergenti e delle tecnologie innovative che potrebbero influenzare il proprio settore. Sperimentazione continua: Provare nuove idee, modelli di business e approcci per soddisfare le esigenze dei clienti in modi innovativi. Ascolto dei clienti: Raccogliere feedback costante dai clienti per comprendere le loro esigenze e preferenze in evoluzione e adattare di conseguenza le offerte aziendali. Collaborazione e partenariati: Collaborare con altre aziende, start-up e organizzazioni per accedere a nuove tecnologie, competenze e risorse. Agilità organizzativa: Essere pronti a adattare rapidamente strategie e processi in risposta ai cambiamenti del mercato e alle nuove opportunità. Investimenti strategici: Investire in ricerca e sviluppo per sviluppare nuovi prodotti, servizi e soluzioni che possano ridefinire il settore. Cultura dell'innovazione: Creare un ambiente aziendale che incoraggi e supporti la creatività, la collaborazione e l'assunzione di rischi calcolati. Anticipazione e preparazione: Prevedere e prepararsi ai cambiamenti imminenti nel settore, in modo da essere pronti a capitalizzare sulle nuove opportunità appena si presentano. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BANCARIE E ASSICURATIVE: Laurea triennale in economia - curriculum scienze bancarie es addicurative ...

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Cosa si intende per crisi finanziaria?

Cosa si intende per crisi finanziaria?

Si parla di crisi finanziaria quando un sistema bancario o un sistema finanziario diventa instabile o addirittura collassa. In generale, una crisi può riguardare un singolo settore e poi espandersi verso altri. Ad esempio, il fallimento di Lehman nel 2008 ha portato alla crisi del mercato immobiliare e del lavoro. Recentemente, la crisi della Silicon Valley Bank ha fatto tremare il settore della tecnologia, ma a differenza delle crisi precedenti, per ora questa crisi non ha avuto grandi ripercussioni in altri paesi. Inoltre, il Governo degli Stati Uniti si è dimostrato pronto ad intervenire per sistemare le cose. Qual è l'origine di una crisi finanziaria? In generale, gli analisti laureati in economia e commercio si occupano di capire cosa può avere causato una crisi finanziaria e anche di come gestire l’economia di un paese, quando questo accade. Le crisi finanziarie infatti, possono avere diverse origini, ma sono sempre il risultato della combinazione di fattori politici e finanziari. Molte crisi partono dall’esplosione di una bolla speculativa, come quella vissuta dal Giappone negli anni ’80 e che ha riguardato il mercato azionario e il mercato immobiliare giapponese. Nel caso del Giappone, la bolla si formò a causa della liberalizzazione delle norme finanziarie, a seguito dell’incredibile crescita economica e tecnologica del paese, partita subito dopo la seconda guerra mondiale. Le attività speculative sul mercato azionario e immobiliare, portarono il Giappone a superare gli Stati Uniti per reddito pro capite. Nel 1991 però, la bolla esplose a causa di un aumento di bilancio dei tassi di interesse che portarono le banche a trovarsi alle prese con l’insolvenza dei clienti. Questo portò a crollo dello yen e alla conseguente crisi bancaria. La crisi di Wall Street: un esempio chiave di crisi finanziaria Prima ancora del caso della bolla giapponese, un’altra crisi finanziaria storicamente importante fu quella di Wall Street nel 1929 che portò alla perdita di miliardi di dollari. La cosiddetta grande depressione fu una gravissima crisi vissuta dagli Stati Uniti negli anni ’20, causata principalmente dal sistema finanziario dell’epoca che non prevedeva limiti alle attività speculative delle banche e delle borse. L’entusiasmo eccessivo delle holding di portafogli di azioni e obbligazioni, portò a investimenti sbagliati, fino al crollo avvenuto il 24 ottobre 1929. E in Italia... Ci sono state crisi finanziarie? Anche in Italia abbiamo avuto una crisi economica importante, a seguito del sopra citato crollo di Lehman Brothers. Il settore manifatturiero italiano, basato sulle esportazioni, subì un grave colpo in quanto la domanda dei beni dall’estero diminuì. La crisi durò fino al 2014 ed ebbe ripercussioni su diversi settori, come ad esempio quello del lavoro. Questo portò al fenomeno del precariato che portò molti giovani ad avere grandi difficoltà a trovare un impiego fisso. Ancora oggi, in Italia c’è un tasso di disoccupazione abbastanza elevato tra i più giovani, specialmente in alcuni settori. Oltre alle cause economiche e finanziarie, alla base di una crisi ci possono essere anche motivi politici. Un governo corrotto o una cattiva gestione dei fondi, possono portare un paese alla crisi. Lo stesso può fare il debito pubblico che un paese può avere difficoltà a rimborsare. La pandemia del Covid-19, seguita dal conflitto tra Russia e Ucraina, ha portato l’economia globale sull’orlo di un’altra crisi che al momento sembra ancora sotto controllo. Le conseguenze di una crisi finanziaria Le crisi finanziarie non coinvolgono solamente la sfera economica, ma anche quella sociale. La Grande Depressione del 1929 negli Stati Uniti portò moltissime persone a togliersi la vita, proprio a causa dei debiti e della povertà. Allo stesso modo, la crisi globale del 2008 in Italia ha costretto molte persone a rimanere nelle case dei genitori, così come a dover fare i conti con la disoccupazione. Di conseguenza, la mancanza di un lavoro fisso e l’aumento del costo della vita, hanno influito negativamente sulle nascite. In Italia infatti, si sta vivendo un grave problema a livello demografico, in quanto sono sempre meno le coppie che decidono di avere figli. Le difficoltà economiche, seguite da un aumento vertiginoso degli affitti e dei prezzi delle case, ha scoraggiato molte giovani coppie. Il risultato è che in Italia ci sono sempre più persone anziane, un fattore preoccupante perché un paese senza nascite è destinato in futuro a vedere ridotta la sua economia, in quanto non ci sarà un ricambio della forza lavoro nei diversi settori. C’è da dire che l’Italia ha reagito male alla crisi economica, che tra l’altro ha anche decretato la fine di un boom partito dagli anni ’70. I tagli economici fatti dal governo per gestire la crisi, hanno portato ad un impoverimento generale dell’istruzione e della sanità. Per questo, le crisi finanziarie non vanno mai affrontate solamente dal punto di vista economico. Il governo di un paese, deve pensare anche alle ripercussioni sociali e cercare di avvicinarsi al suo popolo, aiutandolo in ogni modo possibile. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BANCARIE E ASSICURATIVE: Laurea triennale in economia - curriculum scienze bancarie es addicurative ...

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Cosa si intende per finanza comportamentale?

Cosa si intende per finanza comportamentale?

La finanza comportamentale è quella disciplina che si occupa di studiare le decisioni degli investitori e/o degli analisti finanziari basate sulle loro influenze emotive e psicologiche e sui pregiudizi. Vengono quindi inclusi nel suo studio principi di psicologia legati al comportamento individuale e sociale. Se ti interessa il mondo degli investimenti, dell’economia, della psicologia legate alle scelte azionarie potresti voler scegliere di seguire un corso specialistico. Euroinnova Formazione è una business school, leader della formazione a distanza, che offre numerosi corsi di formazione. Consulta l’ampio catalogo e scegli per esempio un Master in finanza comportamentale! Qual è il presupposto della finanza comportamentale? Il presupposto della finanza comportamentale è che l’essere umano non è solo ragione, ma ha anche: Emozioni Istinti Pregiudizi La finanza comportamentale si occupa quindi di capire i comportamenti degli investitori in relazione al mercato finanziario e determinare schemi di comportamento ripetuti e comuni. Quali sono i due tipi di rimpianto nella finanza comportamentale? Quando si parla di finanza comportamentale si parla anche delle emozioni perché queste influenzano le decisioni degli investitori. Una delle principali emozioni è quella del rimpianto e si distinguono 2 tipi specifici: Agire Non Agire A livello tecnico si parla di rimpianto di commissione e di rimpianto da omissione. Il rimpianto da commissione lo si prova in relazione ad un’azione che abbiamo fatto, ma che non avremmo dovuto fare. Si verifica quando si fa un investimento ma poi il titolo scende e quindi si prova rammarico per l’azione svolta, quindi per aver investito. Il rimpianto da omissione lo si sperimenta per la situazione contraria: avremmo dovuto fare un investimento ma non lo abbiamo fatto o abbiamo aspettato troppo e ora ci ritroviamo con un guadagno mancato. Chi ha inventato la finanza comportamentale? La finanza comportamentale è sorta negli anni ’70 ed è stata sviluppata principalmente da 3 figure: Daniel Kahneman, psicologo Richard Thaler, economista Amos Tversky, psicologo Economia e finanza viaggiano quindi di pari passo: nell’elaborazione della finanza comportamentale è stata presa in considerazione l’euristica e i pregiudizi. Queste figure per prime hanno ipotizzato il fatto che il mercato azionario non è sempre governato da moti razionali e facilmente prevedibili, ma al contrario può essere illogico e irrazionale. Quali sono i cinque principi fondamentali della finanza comportamentale? La finanza comportamentale prende in considerazione aspetti dell’economia, della finanza e della psicologia. Secondo questa disciplina, quando si tratta di investimenti le persone non agiscono in modo razionale e distaccato ma assumono determinati comportamenti individuali. Nella finanza comportamentale si distinguono infatti 5 principi fondamentali: Emozioni Informazioni Bias cognitivi Inefficienze di mercato Avversione alla perdita Emozioni Le emozioni principali che tendenzialmente hanno un impatto sulle decisioni degli investitori. Paura Insicurezza Avidità Orgoglio Rammarico Queste emozioni possono condurre gli investitori a fare scelte non razionali che rischiano di influenzare investimenti futuri. Un altro aspetto collegato riguarda gli investimenti eseguiti unicamente perché fatti dalla maggior parte degli investitori (effetto gregge). Altre emozioni sono: ottimismo, entusiasmo, panico, preoccupazione, speranza. Informazioni Un altro aspetto che influenza gli investitori riguarda la modalità con cui vengono presentate le informazioni finanziarie. Bias cognitivi Riguardano distorsioni mentali e pregiudizi che avvengono in modo inconsapevole quando si deve effettuare una scelta. Inefficienze di mercato Succede che in determinate situazioni i mercati si muovono in modo inefficiente o irrazionale, conducendo gli investitori a fare mosse rischiose. Avversione alla perdita Una perdita può spingere a mantenere lo stato di perdita lieve per timore di perdite maggiori o a rischiare grosse cifre per tornare a guadagnare. Quando entra in gioco la finanza comportamentale? La finanza comportamentale aiuta a capire come le decisioni finanziarie e gli investimenti siano fortemente influenzati da: Emozioni Contesto in cui si vive Esperienze passate Presentazione delle informazioni La finanza comportamentale cerca di capire i momenti e le modalità che gli investitori scelgono per fare investimenti: l’obiettivo è l’elaborazione di un modello in grado di aiutare gli investitori a prendere decisioni più logiche e oculate, lasciando quindi da parte emozioni, paure e altro. Entra quindi in gioco nel momento in cui le decisioni sono impulsive, irrazionali e gli investimenti di conseguenza sono cattivi e ripetuti nel tempo. Quando nasce la finanza comportamentale? Una prima traccia di finanza comportamentale, anche se non così definita, risale al 1700 con il testo “Teoria dei sentimenti morali”, in cui Adam Smith parla dei processi psicologici ed emotivi legati alle scelte degli investimenti finanziari. La finanza comportamentale come la intendiamo ora è nata all’inizio degli anni ’70: fino a quel momento si riteneva che chi decidesse di investire utilizzasse logica e decisioni razionali volti a valutare attentamente tutti i fattori coinvolti. La finanza comportamentale analizza l’impatto delle emozioni e dei sentimenti degli investitori. La razionalità lascia quindi il posto all’irrazionalità e talvolta all’impulsività, sempre legata ad emozioni, stati d’animo e pattern caratteriali. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto in amministrazione, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! LAUREA TRIENNALE IN SCIENZE BANCARIE E ASSICURATIVE: Laurea triennale in economia - curriculum scienze bancarie es addicurative ...

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Cosa sono gli investimenti alternativi?

Cosa sono gli investimenti alternativi?

Cosa sono gli investimenti alternativi? Gli investimenti alternativi riguardano asset diversi dai metodi classici di investimento, dagli asset tradizionali (fondi comuni, azioni e obbligazioni) e che comportano maggiore liquidità e maggiore expertise nel loro monitoraggio e nella loro gestione. Gli investimenti alternativi hanno una bassa correlazione con i tradizionali mercati pubblici; dal momento che gli investimenti alternativi sono meno esposti ai principali indici di mercato, l'influenza della volatilità del mercato è minore. Cosa sono i fondi di investimento? Esempi Esempi ben noti di fondi di investimento alternativo, come l’oro e l’argento, mantengono il loro valore e sono generalmente non correlati alle azioni. Allo stesso modo, i terreni agricoli non sono correlati alla maggior parte delle asset class e hanno mantenuto bene il loro valore in periodi di volatilità. Poiché i fondi di investimento alternativi comportano un livello di rischio più elevato, hanno anche il potenziale per ottenere rendimenti più elevati. Quando si considera un portafoglio alternativo, il settore immobiliare è una categoria che offre molti dei vantaggi degli investimenti tradizionali, insieme a rendimenti promettenti. Se ti appassionano la finanza e gli investimenti segui un corso di formazione online proposto da Euroinnova. Quali sono i fondi di investimento alternativi? I fondi di investimento alternativi sono gli hedge fund, le materie prime, le proprietà immobiliari e le private equity. Gli hedge fund sono fondi di investimento comuni privati; le materie prime in cui si investono invece solitamente sono petrolio, gas e argento; le private equity prevedono investimenti di capitale in cui un investitore o un fondo di investimento utilizza il capitale per acquistare azioni di una società; infine le proprietà immobiliare includono la costruzione, l’affitto e l’acquisto di immobili. Nello specifico gli hedge fund prevedono un metodo di gestione alternativa del portafoglio (vendite allo scoperto, leva finanziaria e derivati ) mediante il quale il fondo di investimento emittente mobilita attività liquide e utilizza complessi accordi finanziari e tecniche di gestione del rischio per migliorare le proprie prestazioni. Che vantaggi hanno i fondi di investimento alternativi? Il vantaggio principale di investire in un fondo di investimento alternativo è quello di diversificare il proprio portafoglio e quindi i propri obiettivi; cosi facendo aumentano le probabilità di ottenere un profitto nei fondi investiti, senza contare che questo tipo di investimenti sono in continua crescita. Gli investimenti in fondi alternativi hanno infatti registrato nel corso dell'ultimo decennio uno sviluppo senza precedenti, sia per il numero delle pratiche avviate che per il valore degli asset complessivamente gestiti. Mentre per i gestori tradizionali l'obiettivo è il rendimento relativo, ovvero misurato in relazione a uno o più benchmark, per gli Hedge Fund l'obiettivo è il rendimento assoluto, ovvero indipendente dall'andamento dei mercati finanziari e non vengono presi in considerazione gli indici di mercato. La categoria degli investimenti alternativi non comprende solo hedge fund, private equity, venture capital, immobili e materie prime, ma anche prodotti esclusivi come ad esempio opere d'arte, francobolli e alcolici di alta gamma. In altre parole, tutti gli asset che si differenziano dalle metodologie più tradizionali per liquidità, complessità e strategie di gestione. Qualunque sia l’asset, trattandosi di un'attività complicata, altamente volatile e ad alto rischio è necessaria una gestione attiva per monitorarne costantemente l'andamento, al fine di intraprendere eventuali azioni correttive. Di conseguenza, devono essere riconosciuti onorari significativi a professionisti con le competenze necessarie per gestire questi strumenti. Quindi, considerati gli elevati importi gestiti e la volatilità delle attività implicate, è bene affidarsi a professionisti dei settori che quindi gestiranno e ti consiglieranno attivamente sui tuoi investimenti, portandoti alla soluzione migliore. Si ricorda che in ogni caso bisogna sempre tenere a mente i rischi ad essi connessi. Qual è l'importanza dei fondi di investimento alternativi? Investire in fondi alternativi è di particolare importanza per persone o aziende con una fascia elevata di reddito e per gli investitori istituzionali che in questo modo possono diversificare il proprio portafoglio e puntare su vari settori. A causa della loro bassa correlazione con i mercati tradizionali ei loro strumenti, gli investimenti alternativi sono meno influenzati dai rischi sistemici propri nei mercati. Pertanto, poiché presentano anche un potenziale di rendimento maggiore rispetto agli investimenti standard, gli investimenti alternativi presentano innegabili vantaggi in termini di diversificazione. Vanno invece maneggiati con cura se si vuole integrarli in asset class “standard”, soprattutto se non si è investitori con redditi alti o molto alti, perché inevitabilmente presentano rischi maggiori. Se un'azione o un'obbligazione sta andando male, un hedge fund o un private equity possono compensare tali perdite a lungo termine. La caratteristica che li contraddistingue, a differenza degli investimenti tradizionali, sta nel fatto che i fondi di investimento alternativi si propongono di non investire il denaro dei propri risparmiatori in azioni o obbligazioni (titoli considerati tradizionali), bensì il loro obiettivo è quello di investire e gestire diversi ambiti, come immobili, arte o infrastrutture, al fine di diversificare a medio o lungo termine. Tra gli investimenti alternativi rientrano anche gli investimenti sulle opere d’arte: ad esempio investendo su oggetti artistici e dimore storiche e d’arte gli investitori contribuiscono a sostenere l’economia e il valore del settore artistico e del patrimonio culturale. 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Cosa si studia a scienze delle finanze? 

Cosa si studia a scienze delle finanze? 

Cosa si studia a scienze delle finanze?  Le scienze delle finanze sono una branca dell’economia che studia l’attività finanziaria degli enti pubblici. In generale, si occupa dello Stato e degli enti sul territorio, come ad esempio le regioni, le province e i comuni. Si tratta quindi di una scienza che studia metodi per migliorare l’economia di un paese, attraverso meccanismi economici e lo sfruttamento delle risorse, al fine di poter garantire i servizi ai cittadini.  Cosa fa la scienza finanziaria in un paese? Prendiamo ad esempio un singolo stato, come l’Italia, dove è necessario far fronte a diversi bisogni e produrre beni e servizi. Per ognuno di questi beni e servizi è necessaria l’analisi economica e la pianificazione, per cercare di allocare le risorse in modo consapevole, cercando di trovare il giusto equilibrio.  Per questo, le scienze delle finanze devono studiare come gestire le spese pubbliche e indirizzarle ai diversi enti. In Italia lo stato deve pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni, inoltre è necessario tenere conto delle spese per la sicurezza e per la pubblica amministrazione, così come quelle straordinarie per far fronte ai disastri naturali.   Anche la sanità, l’istruzione e i trasporti rientrano nelle spese che le scienze delle finanze devono tenere in considerazione. Oltre alle spese e all’entrate, vengono analizzati anche gli investimenti e se questi sono sensati per la collettività. In generale, gli obiettivi sono l’occupazione, lo sviluppo economico, la crescita economica e l’equa distribuzione del reddito.  Scienze delle finanze e distribuzione del reddito  Uno dei punti più importanti analizzati dalle scienze delle finanze è la distribuzione del reddito. In generale, un governo ideale dovrebbe ambire ad una distribuzione equa del reddito, sebbene spesso questo obiettivo sia difficilmente raggiungibile. Dal punto di vista sociale, l’equilibrio economico non solo permette a tutti i cittadini di vivere in modo dignitoso, ma allo stesso tempo crea delle fondamenta solide per la crescita di un paese.   La distribuzione del reddito riguarda ad esempio gli assegni alle famiglie che permettono di aumentare il reddito e di poter gestire le spese in modo sereno. Allo stesso modo, le scienze delle finanze studiano il sistema di tasse, per il pagamento delle imposte che possono diminuire il reddito di una famiglia o di un singolo cittadino. Tutto questo serve a ridurre la distanza dei redditi tra i singoli cittadini, in modo da evitare che il divario tra ricchezza e povertà.   Come si studia scienze delle finanze? Euroinnova! La materia permette di ottenere tutti gli strumenti per poter analizzare e valutare la distribuzione del reddito e la gestione delle risorse di uno stato. Per studiare scienze delle finanze è necessario seguire i corsi, solitamente tenuti presso la facoltà di economia. Nulla vieta di studiare la materia da autodidatti, procurandosi il materiale necessario.   Ovviamente, per poter studiare scienze delle finanze con maggiori probabilità di successo, gli studenti devono avere delle solide basi in economia e sapere come funziona il governo di uno stato. Un altro modo per studiare scienze delle finanze è iscrivendosi ad un Master in finanza, in modo da specializzarsi in questa particolare materia.   In generale, le scienze delle finanze permettono di avere una buona conoscenza teorica sul funzionamento economico di uno stato e possono dare conoscenze utili per il mondo del lavoro. Sapere come il governo del proprio paese gestisce le risorse e distribuisce il reddito, può garantire una comprensione migliore della situazione economica della comunità.   I lavori nel campo della finanza  Le figure professionali specializzate in finanza sono molto richieste in diversi settori. Quello principale è ovviamente il settore bancario, dove c’è sempre una fortissima domanda di profili, specialmente nel campo dei crediti e dell’intermediazione mobiliare.   Anche le società di consulenza cercano persone specializzate in finanza. I consulenti finanziari si occupano di servizi bancari e assicurativi, così come la gestione economica delle aziende.   Un altro settore è quello assicurativo, specialmente per quanto riguarda l’investimento e la gestione dei fondi assicurativi.   Le figure professionali della finanza si dividono in broker assicurativo, broker finanziario, consulente finanziario, risk manager, analista finanziario e altre.   Per lavorare nel campo finanziario, oltre ad un titolo di studio, è necessario avere una certa propensione al problem solving e di predisposizione all’analisi. Consulenti, broker e altre figure nel campo finanziario che lavorano a contatto con il pubblico, devono ovviamente avere anche delle buone capacità comunicative.  Trova il tuo lavoro ideale nella finanza! Spesso, i lavori nel campo della finanza sono molto dinamici, con trasferte su tutto il territorio del proprio paese e anche all’estero. I guadagni di un esperto in finanza possono arrivare e superare i 30.000 € all’anno, a seconda della sua carriera. Nella finanza si può lavorare come dipendenti o come liberi professionisti, specialmente nel campo della consulenza.   ...

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