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Teatro dell'Assurdo: Introduzione 

Teatro dell'Assurdo: Introduzione 

Il Teatro dell'Assurdo è una corrente teatrale emersa nel secondo dopoguerra, caratterizzata da una drammaturgia razionale e il rifiuto delle forme tradizionali. Questo movimento sfidò le aspettative del pubblico, offrendo spettacoli apparentemente senza alcun significato e dialoghi senza senso ripetitivi. L'obiettivo era destabilizzare le percezioni e sfidare la logica convenzionale, portando il teatro a una dimensione più astratta e filosofica. Il Teatro dell'Assurdo è un movimento teatrale nato nel secondo dopoguerra, negli anni '50 e '60. Si caratterizza per un approccio innovativo alla drammaturgia, esplorando l'assurdità dell'esistenza umana. Distintivo per la negazione della struttura tradizionale delle trame, dialoghi senza senso e la rottura delle convenzioni teatrali, il movimento riflette la filosofia esistenzialista, con artisti come Samuel Beckett e Eugène Ionesco che hanno introdotto nuove forme narrative e spazi scenici astratti. L'impatto duraturo del Teatro dell'Assurdo si riflette nel modo in cui ha influenzato la concezione e la presentazione delle opere teatrali, stimolando la riflessione critica sulla complessità dell'esistenza umana. Euroinnova propone per gli amanti del teatro, e più in generale della letteratura un esclusivo Corso di letteratura online a cui potrai prendere parte a distanza gestendoti in autonomia lo studio. Come nasce il teatro dell'assurdo? Il Teatro dell'Assurdo ha avuto origine nel secondo dopoguerra come risposta alle esperienze traumatiche e ai cambiamenti della società. Nacque come ribellione alle forme teatrali tradizionali, influenzato dalla filosofia esistenzialista e dalla critica di Martin Esslin. Gli artisti, tra cui Samuel Beckett e Jean Genet, cercarono nuove forme espressive, sperimentando con l'uso innovativo dello spazio e abbandonando la struttura tradizionale delle trame e dei dialoghi. Il Teatro dell'Assurdo rifletteva l'angoscia e l'assurdità dell'esistenza umana attraverso opere caratterizzate da situazioni paradossali e dialoghi senza senso. In sintesi, questo movimento teatrale rappresentò una reazione creativa e filosofica a un periodo tumultuoso, cercando di catturare la complessità della vita attraverso un linguaggio teatrale non convenzionale. Caratteristiche del teatro dell'assurdo Le caratteristiche distintive del Teatro dell'Assurdo possono essere ricondotte alle seguenti: Negazione della struttura tradizionale: il Teatro dell'Assurdo rifiuta la convenzionale struttura drammaturgica razionale, presentando trame frammentate e discontinue che sfidano la logica narrativa tradizionale. Presenza di dialoghi senza senso: caratteristici del Teatro dell'Assurdo sono i dialoghi che possono sembrare privi di senso, ripetitivi o surreali. Questo stile dialogico contribuisce a creare un'atmosfera di ambiguità e a sfidare le aspettative del pubblico. Ambiguità e incertezza: le opere del Teatro dell'Assurdo si caratterizzano per l'ambiguità e l'incertezza, presentando situazioni paradossali che lasciano il pubblico confuso. Questo stimola la riflessione critica e la ricerca di significati più profondi. Esplorazione dell'assurdità della vita: il Teatro dell'Assurdo ha come obiettivo primario esplorare l'assurdità e l'irrazionalità della vita umana. Le opere pongono in discussione la logica convenzionale, mettendo in scena situazioni che sfidano le norme della realtà. Rottura delle convenzioni teatrali: un elemento chiave è la rottura delle tradizionali convenzioni teatrali. Il Teatro dell'Assurdo sfida il pubblico a una comprensione più profonda, promuovendo una partecipazione attiva e incoraggiando la riflessione critica sulla complessità dell'esistenza umana. Esponenti del Teatro dell'Assurdo Fra gli autori italiani, il Teatro dell'Assurdo ha trovato espressione in opere di artisti come Luigi Pirandello e Dario Fo. Tuttavia, sono gli scrittori francesi e irlandesi a essere considerati maggiori esponenti del Teatro dell'Assurdo. Arthur Adamov e Georges Schehadé hanno contribuito significativamente allo sviluppo e alla diffusione di questo movimento teatrale, così come il drammaturgo franco-romeno Eugène Ionesco. Tuttavia, viene considerato come massimo riferimento del Teatro dell’Assurdo Samuel Beckett: famoso per opere come "Aspettando Godot" e "Giorni Felici", la sua scrittura sfida la logica convenzionale e esplora la natura dell'esistenza umana in modi innovativi. Se vuoi diventare un vero esperto di teatro perché non dai un’occhiata alla nostra Laurea in letteratura, arte, musica e spettacolo? Euroinnova propone infatti un corso in questo ambito che ti permetterà tra le varie di approfondire il tema del Teatro dell’Assurdo e di scoprire alcune opere letterarie. Samuel Beckett: figura più rappresentativa del teatro dell'assurdo Samuel Beckett è universalmente riconosciuto come la figura più rappresentativa del Teatro dell'Assurdo. La sua opera più celebre, "Aspettando Godot", mette in scena una successione di eventi apparentemente senza un filo conduttore logico. La pièce, che ha debuttato nel 1953, ha rivoluzionato il concetto stesso di teatro, sfidando il pubblico a riflettere sulla condizione umana in un mondo privo di senso. "Aspettando Godot" è ambientato in un paesaggio desolato e vede due personaggi, Vladimir ed Estragon, aspettare l'arrivo di qualcuno di nome Godot. La trama, apparentemente priva di una chiara risoluzione, si concentra sul vuoto esistenziale dei protagonisti e sul loro dialogo, spesso giocoso e filosofico, che oscilla tra il comico e il drammatico. Importanza del teatro dell'assurdo L'importanza del Teatro dell'Assurdo risiede nella sua capacità di sfidare il pubblico a riconsiderare le convenzioni teatrali e ad abbracciare la complessità della vita. Questo movimento ha influenzato profondamente il teatro contemporaneo, spingendo gli artisti a esplorare nuovi approcci nella creazione di opere drammaturgiche. Inoltre, il Teatro dell'Assurdo ha aperto la strada a una maggiore sperimentazione e innovazione nelle arti performative. Il Teatro dell'Assurdo è stato un catalizzatore per una rivoluzione concettuale nell'approccio all'arte teatrale, stimolando la creatività e incoraggiando il pubblico a esplorare nuove prospettive sulla vita e sull'esistenza. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto di discipline artistiche, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! 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Cosa si intende per arti performative?

Cosa si intende per arti performative?

Cosa si intende per arti performative? Le arti performative sono fondamentalmente delle forme d’arte dove vengono eseguite delle azioni di fronte ad un pubblico. L’arte viene espressa dai movimenti del corpo dell’artista, dalla voce o dalla musica emessa da uno strumento. Le principali arti formative sono la danza, la musica e il teatro, sebbene nella categoria possono rientrare anche l’illusionismo, l’arte circense e altre discipline. Le arti performative possono variare in base alla cultura di un luogo, o legarsi alla tradizione. Ad esempio, in Giappone il teatro nō è una forma di teatro completamente diversa da quella europea. In tutti i casi, la misurazione e valutazione della performance vengono assegnate al pubblico che mostrerà il suo apprezzamento in diversi modi. Nel teatro, nella danza e nella musica, il pubblico applaude quando apprezza una performance, mentre può mostrarsi freddo davanti ad un’esibizione poco soddisfacente. In determinati contesti e con alcuni generi musicali, come il metal e il punk, il pubblico può mostrare gradimento per una performance anche tramite il mosh, ovvero attraverso spintoni e movimenti. Le arti performative inoltre si possono unire, ad esempio alcune forme di teatro si possono unire alla danza, così come alcune performance musicali di un artista o di un gruppo, possono introdurre elementi teatrali. Basta pensare alle performance di artisti hard rock come i Kiss o Alice Cooper, capaci di costruire interi spettacoli sulla loro scaletta musicale. In alcuni casi, le arti performative si uniscono all’atletismo, come succede nella lotta libera professionale che alle prestazioni fisiche degli atleti, aggiunge una componente che unisce circo e teatro. Il pubblico e la critica nelle arti performative Come menzionato all’inizio dell’articolo, il pubblico è sempre stato il principale “giudice” delle arti performative. Al giudizio del pubblico però, negli anni si è unico quello della critica specializzata, portata avanti da esperti di una determinata arte performativa. Lo stesso concetto di critica alle arti performative è un controsenso, in quanto la percezione dell’arte è soggettiva. Un critico quindi cerca di applicare un giudizio oggettivo ad un’opera teatrale o ad una performance musicale, cercando di individuare i pregi e i difetti di carattere tecnico o emotivo. Ad esempio, un critico di un concerto musicale potrebbe avere la capacità di capire la qualità del suono di un determinato strumento, o magari se un musicista ha eseguito una parte solista con precisione. La critica viene sempre espressa in prima persona e solitamente in forma scritta o orale. Alcuni critici hanno seguito studi artistici, o si sono specializzati con Master in Discipline Artistiche, mentre altri hanno sviluppato un senso critico per una forma d’arte attraverso la loro esperienza nel campo. Può capitare che un critico di teatro sia stato un attore o un regista, ma allo stesso modo, ci sono magari critici di musica che non hanno mai toccato uno strumento. Per questo, spesso il pubblico non si fida al 100% della critica, andando a contestare alcune opinioni, specialmente sugli artisti preferiti. Va detto che la maggior parte delle volte è il pubblico a scoprire un artista che poi viene elogiato o meno anche dalla critica. Specialmente nel mondo della musica è molto raro che un critico scopra un nuovo artista e lo porti alla fama. Solitamente è sempre il gradimento del pubblico che ne accresce la fama, con i critici che possono fare da “bastian contrari” o magari approfittare dell’onda mediatica per farsi conoscere. Negli ultimi anni, con l’arrivo dei social media, il settore della critica delle arti performative è andato in crisi, in quanto ormai tutti possono esprimere la loro opinione. Questo però non vuol dire che il lavoro di un critico sia inutile. Una critica costruttiva e ben fatta non solo può indirizzare il pubblico verso la comprensione delle arti performative ad un livello più profondo, ma serve agli artisti. Un artista consapevole, può fare tesoro di una critica costruttiva per migliorare. Come lavorare nelle arti performative in Italia Sebbene l’Italia sia un paese molto legato all’arte e alle arti performative, trovare lavoro in quest’ambito è una vera e propria impresa. Il teatro e la danza sono mondi molto chiusi, dove entrare è davvero molto difficile e richiede enormi sacrifici. Non è un caso infatti che molti giovani ballerini e teatranti, decidano di proseguire la loro carriera all’estero. Per quanto riguarda la musica, in Italia i diplomati al conservatorio spesso suonano in delle orchestre o come turnisti per musicisti famosi. Chi vuole lanciarsi in una carriera musicale da solista o con la propria band, sa bene che in Italia c’è poco spazio. La musica “mainstream” viene gestita dai Talent Show e dal Festival di Sanremo, mentre la musica alternativa si fa pubblicità da sola, con pochi spunti per poter arrivare al grande pubblico....

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Come studiare storia dell’arte differenziando i movimenti artistici

Come studiare storia dell’arte differenziando i movimenti artistici

Come studiare storia dell’arte differenziando i movimenti artistici Molti si chiedono come studiare storia dell’arte in modo organico. Il modo migliore per cominciare è differenziare i principali movimenti artistici.   Con la nascita dei movimenti artistici nel diciannovesimo secolo, l’arte e la storia dell’arte hanno assunto un’importanza fondamentale per comprendere la vita e la cultura di quel periodo. Studiare la storia dell’arte, in un certo senso equivale a studiare l’animo umano e il suo cammino nel corso dei secoli.   La storia dell'arte nel XIX secolo Nell’800, con l’ascesa della classe borghese, si osserva un cambiamento radicale nelle rappresentazioni artistiche. Le opere d’arte si concentravano su episodi e figure della religione cattolica, mentre in alcuni casi si ispiravano alla mitologia greca o ad avvenimenti storici. La precisione della pittura e della scultura era quasi “fotografica”, proprio come se si volesse immortalare un determinato episodio per poterlo mostrare a tutti.   Ed in effetti, il tema religioso presente nella maggior parte delle opere del tempo, serviva anche ad alimentare la fede nel popolo. Bisogna pensare che prima della nascita della classe borghese, il potere era diviso tra la nobiltà, la chiesa e ovviamente all’esercito, quest’ultimo strettamente legato allo stato. Artigiani e contadini difficilmente erano protagonisti di vicende degne di nota, almeno fino all’ascesa di mercanti, banchieri e altre figure importanti per lo sviluppo socio-economico in Europa.   L’apertura del commercio con altri continenti e nazioni, porta nuove ispirazioni agli artisti dell’epoca. Ad esempio, il legame commerciale tra Olanda e Giappone si riflette in alcune opere, come ad esempio il Ponte Giapponese di Van Gogh, ispirato alle opere del genere ukiyo-e.   Volete saperne di più sulla storia dell'arte del XIX e XX secolo? Sono proprio i movimenti artistici moderni a suscitare maggiore interesse negli appassionati e negli studiosi di storia dell’arte. In questo articolo vedremo quali sono i più importanti che hanno segnato determinati periodi storici dal diciannovesimo al ventesimo secolo.  Impressionismo  L’arte contemporanea parte proprio dall’impressionismo, un movimento nato a metà del diciannovesimo secolo in Francia. Il termine impressionismo fu coniato dal critico d’arte Louis Leroy, parlando del quadro di Claude Monet “Impression, soleil levant”.   La critica non fu positiva, in quanto Leroy affermò che l’opera era semplicemente un’impressione, nel senso che non gli dava la sensazione di essere compiuta. Ma questa non fu l’unica critica subita dagli impressionisti che si trovarono spesso a fare i conti con una certa negatività da parte della stampa e del pubblico.   Cosa ha ispirato l'Impressionismo? L’impressionismo si ispira alla realtà e alle scene quotidiane che vengono messe su tela con colori a tubetti, perfetti anche per dipingere all’aperto e non solo tra le mura dello studio. Lo stile dell’impressionismo deriva da quello che gli esperti definiscono “pre-impressionismo”, individuabile nelle opere del pittore inglese William Turner e di altri artisti che nelle loro opere ritraevano paesaggi. Tra i dipinti più famosi troviamo la Colazione sull’Erba di Edouard Manet, con due coppie intente a intrattenersi in un boschetto e dove le donne sono dipinte nude.   Espressionismo  Con la rivoluzione industriale, gli stili di vita e i valori vengono sconvolti. L’Europa vede una grande crisi agricola, con un esodo dalle campagne alle città, nelle quali di conseguenza si costruiscono sempre più edifici. Nonostante la nascita del capitalismo porti notevoli progressi tecnologici, il prezzo da pagare è molto alto, con ritmi lavorativi massacranti nelle fabbriche e una divisione marcata tra le classi.   Differenza tra Impressionismo ed Espressionismo Nasce quindi la necessità negli artisti di esprimere il loro stato d’animo in tumulto. L’espressionismo quindi, si allontana dalla volontà “impressionista” di raffigurare paesaggi o momenti particolari della vita quotidiana, per spostarsi più all’”interno” dell’anima. L’espressionismo si sviluppa prevalentemente in Germania e in Francia, rispettivamente con i pittori dei gruppi Die Brucke e Fauves. Tra questi, occorre nominare Henry Matisse, massimo esponente dell’espressionismo, autore di quadri realizzati con colori accesi e linee nette. Altri artisti degni di nota sono Paul Gauguin, Eduard Munch e in parte anche Vincent Van Gogh, un pittore a cavallo tra l’impressionismo e l’espressionismo.  Cubismo  Il cubismo si sviluppa nei primi anni del ventesimo secolo ed è il movimento che ha poi generato l’arte contemporanea. La scomposizione e la semplificazione delle figure, trasforma i soggetti dei quadri in delle figure geometriche, spesso con effetti disarmanti. Quando si parla di cubismo, il primo pittore che viene in mente è lo spagnolo Pablo Picasso, capace di provocare con i ritratti di donne resi “mostruosi” dalla scomposizione geometrica delle forme. Lo stile cubista usato da Picasso per dipingere l’orrore di Guernica è ancora oggi una delle opere d’arte di più grande impatto emotivo. Oltre a Picasso, il cubismo ha avuto altri due pittori di grande importanza. Paul Cézanne e Georges Braques.   Perché studiare Storia dell'arte? La storia dell’arte è una materia affascinante, in quanto permette di comprendere le opere e le correnti artistiche più importanti nel corso della storia umana. Dopotutto, l’uomo ha sempre avuto la necessità di ricreare rappresentazioni visive della sua vita, o del contesto ambientale nel quale si trovava, sin dai primi disegni stilizzati nelle caverne.   Beni culturali come la pittura, la scultura, la fotografia e se vogliamo anche il cinema, sono sempre state strettamente collegate ad un determinato periodo storico. Ti ricordiamo quindi che i Master di Euroinnova sulla storia dell’arte permettono di specializzarsi o avvicinarsi alla storia dell’arte, con un metodo di studio efficace e una didattica professionale.  Affidatevi a Euroinnova! ...

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