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Cosa significa booster in medicina? 

Cosa significa booster in medicina? 

Cosa significa booster in medicina?  Il booster è una dose di richiamo del vaccino anti Sars Covid-19. Fondamentalmente, il termine deriva dall’inglese boost che si può tradurre con “aumento” o “potenziamento”. Infatti, il booster aumenta l’immunizzazione di un vaccino e protegge contro un virus nel tempo.  I vaccini, un'arma indispensabile contro la COVID-19 Contro la pandemia scatenata dal Covid-19, i vaccini sono stati una delle armi principali, oltre che lo strumento fondamentale per placare il contagio e salvaguardare la salute dei cittadini. Proprio per i vari vaccini anti-Covid si è cominciato a parlare di booster, una terza dose di vaccino anti covid a completamento del ciclo vaccinale. In generale, questa va somministrata dopo almeno 6 mesi e in individui che hanno compiuto i 18 anni di età.   Per questo, la dose di richiamo viene somministrata dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, in modo da mantenere nel tempo la risposta immunitaria.   Chi deve fare il booster?  In generale, il booster è indicato per fasce di popolazione ad alto rischio che presentano condizioni di fragilità, oppure alle persone esposte al virus per motivi professionali. Ad esempio, le persone anziane devono farsi somministrare il booster, in quanto il Covid-19 può rivelarsi altamente rischioso e scatenare polmoniti potenzialmente fatali.   Allo stesso modo, il personale ospedaliero deve ottenere il booster al fine di proteggersi dall’infezione Covid-19, quando lavorano a stretto contatto con i pazienti. Il contatto prolungato con persone infette dal Covid-19 può ovviamente esporre medici, infermieri e personale al virus che si può manifestare anche nelle sue forme più aggressive.    Com’è stato combattuto il Covid-19?  Sebbene sembra che il mondo si sia lasciato alle spalle la pandemia, il Covid-19 non è certo scomparso. Al momento però, non sono state individuate varianti più aggressive o pericolose di quelle Omicron. Ovviamente, le varianti vengono monitorate attentamente, in modo da garantire ai governi dei vari paesi di intervenire tempestivamente con misure cautelari per evitare il diffondersi del contagio.  Ed in effetti, il mondo non era certo preparato ad una pandemia. D’altra parte, il Covid-19 è stato in parte sottovalutato, specialmente nei paesi europei dove si riteneva che il virus non sarebbe mai potuto arrivare. A rendere il contenimento difficile, ci hanno pensato le fake news che circolavano sul web e che ovviamente venivano proposte alle persone, tramite i classici algoritmi dei motori di ricerca.   Una situazione molto pericolosa che tra l’altro ha spinto molti programmatori a prendere le distanze dall’uso sconsiderato della tecnologia. Il Covid-19, infatti, ha esposto un grave problema nel settore delle informazioni, generando una sorta di sfiducia nei governi e portando addirittura molte persone a credere che il Covid-19 fosse una bufala.  La quarantena, una misura essenziale ma con effetti negativi Chiaramente, a tutto questo si è aggiunto lo stress di molte persone, a causa del lockdown. Il lockdown, ovvero la quarantena forzata con coprifuoco è stata la prima arma efficace contro il Covid-19, nell’attesa che venissero prodotti i vaccini. Non tutti i paesi però hanno adottato questa strategia, pagandone però le conseguenze, con un alto tasso di contagio.   Da una parte il lockdown ha portato diverse attività in ginocchio, ma dall’altra è stato l’unico modo per poter arginare i danni provocati dal Covid-19. Bisogna anche ricordare che le prime varianti erano estremamente più aggressive, in quanto non essendoci vaccini, potevano infettare le persone causando sintomi gravi e potenzialmente fatali, come la polmonite interstiziale.   Maschere facciali, un'altra misura essenziale in tutto il mondo Finito il lockdown, le misure di sicurezza sono state comunque mantenute dal Ministero della Salute. Le mascherine, da tenere all’aperto e al chiuso, sono state fondamentali per evitare la propagazione del Covid-19. Allo stesso modo, le norme igieniche e il rispetto per la distanza di sicurezza, hanno permesso di ridurre i possibili contagi, specialmente tra amici, colleghi di lavoro e familiari.  Il telelavoro, un pilastro per l'economia durante la pandemia Un altro stratagemma molto utile è stato lo smart working, ovvero il lavoro da casa, adottato da molte aziende e tutt’ora tenuto come possibilità per i dipendenti. In Italia, dove il lavoro da casa è sempre stato visto con sospetto e diffidenza, lo smart working ha rivoluzionato il pensiero di molte aziende e lavoratori che ne hanno apprezzato il potenziale.   Quando sono finalmente arrivati i vaccini, ci sono stati altri problemi, sempre a causa della disinformazione e delle paure di molte persone. Gli effetti collaterali dei vaccini, per molti sono sembrati più gravi dell’infezione Covid-19, un paradosso che ha portato molte persone a non volersi vaccinare. In Italia, il governo ha adottato la misura dei Green Pass, rilasciati solo alle persone vaccinate. Il Green Pass permetteva ai vaccinati di entrare in ristoranti, locali, cinema e altri luoghi.   Nonostante questo, il Covid-19 è stato combattuto e sebbene non sia stato del tutto sconfitto, per il momento sembra che i vari metodi di sicurezza e i vaccini abbiano funzionato per tenerlo a bada.   Durante il periodo del Covid, diverse persone si sono interessate all’attività degli immunologi, ovvero gli esperti nella creazione dei vaccini per combattere i virus come il Covid. Per saperne di più sulle varie specializzazioni in medicina, puoi dare un’occhiata ai Master di Euroinnova.   ...

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Come diventare infermiere?

Come diventare infermiere?

Come diventare infermiere  In Italia, per diventare infermiere bisogna conseguire la Laurea in Infermieristica, da non confondere però con i corsi per OSS (Operatore Socio Sanitario), dedicati a chi vuole trovare lavoro nell’assistenza personale a persone in condizioni di disagio o non autosufficienti dal punto di vista fisico e psichico.  Ottenere una laurea in infermieristica triennale e magistrale è l’unico modo per lavorare in una clinica privata o in un ospedale come professionista sanitario. Come molti corsi di laurea nel campo della medicina, anche quelli di infermieristica sono ad accesso programmato, ovvero a numero chiuso.  Quanti infermieri ci sono ogni anno in Italia? Il numero di posti disponibili viene definito ogni anno dal Ministero dell’Istruzione (MIUR), quindi per potersi iscrivere ad infermieristica, gli studenti devono superare un test di ingresso. Prima ancora del test, gli studenti devono svolgere un tirocinio professionale e una prova finale. Il superamento del test permette di iscriversi all’albo degli infermieri e di svolgere il lavoro di infermiere nelle strutture sanitarie private e pubbliche.   Il corso di laurea in infermieristica è nato in Italia nel 1990, con la riforma degli ordinamenti didattici universitari. Fino agli anni ’90 era possibile esercitare la professione di infermiere, iscrivendosi alla scuola per infermieri.   Specializzazione infermieristica, la chiave Dopo la laurea, gli infermieri possono specializzarsi con un Master al fine di ottenere competenze specifiche in diverse aree della medicina. Ad esempio è possibile diventare infermiere geriatrico, infermiere psichiatrico, infermiere di comunità o di sala operatoria. Gli infermieri, possono anche proseguire gli studi con il corso di laurea in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, oppure con il dottorato di ricerca. Entrambi i percorsi permettono di cercare un impiego nel campo infermieristico, ricoprendo diversi ruoli tra i quali quelli di direzione, docenza, gestione e formazione.  Oltre alla laurea o al master, l’infermiere deve anche avere una propensione innata per l’assistenza al prossimo. L’empatia è fondamentale, sia quando si lavora con le persone adulte, sia con i bambini. Allo stesso modo, l’infermiere deve saper lavorare di squadra con i colleghi, con i medici e ovviamente con il personale della struttura.   Chi diventa infermiere deve saper unire competenze scientifiche, tecniche e umane, per poter assistere al meglio i pazienti e lavorare al massimo delle proprie capacità, per garantire un ricovero piacevole o quantomeno tollerabile. Allo stesso modo, l’infermiere deve alleviare o prevenire la sofferenza dei pazienti, specialmente di quelli che soffrono di malattie gravi.    Di cosa si occupa un infermiere? L’infermiere è una figura fondamentale nella sanità e lavora a stretto contatto con i dottori e i pazienti. Fondamentalmente, l’infermiere accoglie i pazienti nella struttura pubblica o privata dove lavora, cercando di individuare il problema. In seguito pianifica il percorso di cura e di assistenza, sempre tenendo conto delle necessità dell’assistito. L’infermiere ovviamente, si occupa anche della parte tecnica del lavoro, applicando medicinali e assistendo i pazienti durante la loro permanenza nella struttura. Gli infermieri specializzati, assistono i medici nelle operazioni e in altre operazioni.   Allo stesso modo, l’infermiere monitora attentamente lo stato di salute del paziente, comunicando al medico eventuali cambiamenti o problematiche che possono insorgere, ad esempio dopo un’operazione delicata o il decorso di una malattia.   Durante la pandemia del Covid-19, gli infermieri di tutto il mondo sono diventati un simbolo di speranza. Insieme ai medici e agli altri lavoratori in ambito sanitario, gli infermieri sono rimasti in prima linea, per la cura e il sostegno dei pazienti Covid-19 e delle loro famiglie.   Dove può lavorare un infermiere?  Gli infermieri possono cercare un impiego nel pubblico e nel privato, oppure lavorare come liberi professionisti. Gli enti pubblici comprendono aziende sanitarie locali, aziende ospedalieri, strutture di cura e ricovero. Tra gli enti privati invece troviamo le strutture residenziali, gli ambulatori e le cliniche specialistiche. Gli infermieri sono molto richiesti anche nelle ONG.   Superare un concorso pubblico per lavorare nel settore pubblico Per lavorare negli enti pubblici è richiesto il superamento di un concorso pubblico, mentre nel privato l’infermiere può inviare il suo CV all’azienda d’interesse, per poter eventualmente sostenere un colloquio a scopo di assunzione.    La libera professione per gli infermieri è un fenomeno che si sta sviluppando negli ultimi anni, in quanto diversi neolaureati o professionisti navigati, preferiscono organizzarsi individualmente.   Per esercitare la libera professione, un infermiere potrebbe dover aprire una partita IVA, in modo da poter lavorare in ambulatori infermieristici, in delle cooperative, o anche a domicilio. In generale, come molti liberi professionisti, agli infermieri conviene sfruttare la partita IVA a regime forfettario.   Quanto guadagna un infermiere in Italia? Per quanto riguarda lo stipendio, un infermiere può arrivare a guadagnare fino a 1700 € al mese lordi. In Italia gli stipendi per gli infermieri sono abbastanza bassi, rispetto all’impegno richiesto e alla responsabilità. All’estero un infermiere guadagna di più, con stipendi che arrivano anche a 2500 € al mese. Non è raro infatti che molti neolaureati in infermeria, preferiscano cercare lavoro all’estero, anche perché gli infermieri italiani, essendo molto preparati, sono ricercati in diverse strutture in altri paesi europei.  ...

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Che cos'è la stimolazione cognitiva per anziani? 

Che cos'è la stimolazione cognitiva per anziani? 

La stimolazione cognitiva per anziani è una pratica che mira a mantenere e migliorare le funzioni cognitive nelle persone anziane attraverso una serie di attività specificamente progettate. Queste attività coinvolgono l'utilizzo delle capacità cognitive come la memoria, l'attenzione, il ragionamento, il linguaggio e le funzioni esecutive. L'obiettivo è di promuovere il benessere cognitivo, rallentare il declino cognitivo associato all'invecchiamento e migliorare la qualità della vita degli anziani.  Le attività di stimolazione cognitiva possono variare ampiamente, ma spesso includono esercizi di memoria, giochi di logica, puzzle, attività di linguaggio come la lettura o la scrittura, attività manuali e artistico-creative, oltre a programmi di formazione del cervello basati su computer o applicazioni per dispositivi mobili. Queste attività sono progettate per essere stimolanti e divertenti, incoraggiando l'anziano a rimanere mentalmente attivo e coinvolto.  La stimolazione cognitiva può essere praticata in diversi contesti, tra cui centri di assistenza anziani, strutture sanitarie, centri diurni per anziani, ma può anche essere svolta a casa con il supporto di familiari o caregiver. È importante adattare le attività alle esigenze e alle capacità individuali dell'anziano, tenendo conto di eventuali condizioni di salute o limitazioni fisiche.  Cerchi una formazione in ambito sanitario? Vorresti sapere nel dettaglio quali sono le professioni sanitarie? Consulta la categoria medicina e salute di Euroinnova dove troverai master e corsi online.  Quali sono gli obiettivi della stimolazione cognitiva per anziani?  Gli obiettivi della stimolazione cognitiva per anziani sono molteplici e mirano a preservare, migliorare o ritardare il declino delle funzioni cognitive nell'anziano. Ecco alcuni degli obiettivi principali:  Mantenimento delle funzioni cognitive: Uno degli obiettivi principali della stimolazione cognitiva è quello di mantenere le funzioni cognitive dell'anziano il più possibile. Ciò significa lavorare per conservare la memoria, l'attenzione, il ragionamento, il linguaggio e altre funzioni cognitive essenziali per la vita quotidiana.  Ritardo del declino cognitivo: La stimolazione cognitiva può contribuire a rallentare il declino cognitivo associato all'invecchiamento. Anche se è naturale che le funzioni cognitive diminuiscano con l'età, una pratica regolare di stimolazione cognitiva può aiutare a mantenere il cervello più agile e funzionale per un periodo più lungo.  Miglioramento della qualità della vita: Promuovere il benessere mentale e cognitivo dell'anziano è un altro importante obiettivo della stimolazione cognitiva. Attraverso attività coinvolgenti e gratificanti, si cerca di migliorare la qualità della vita, aumentare l'autostima e favorire un senso di realizzazione e soddisfazione personale.  Riduzione del rischio di depressione: La stimolazione cognitiva può anche svolgere un ruolo nel ridurre il rischio di depressione negli anziani. Mantenendo la mente attiva e coinvolta, si possono contrastare sentimenti di isolamento, solitudine e inutilità, che sono comuni tra gli anziani.  Promozione dell'indipendenza: Mantenere un buon livello di funzionamento cognitivo può contribuire a mantenere l'autonomia e l'indipendenza dell'anziano. Una mente attiva può consentire all'anziano di continuare a gestire le attività quotidiane e partecipare pienamente alla vita familiare, sociale e comunitaria.  Come agisce la stimolazione cognitiva per anziani  nel nostro cervello?  La stimolazione cognitiva per anziani agisce nel nostro cervello attraverso una serie di meccanismi complessi che coinvolgono la plasticità neurale e il potenziamento delle connessioni cerebrali:  Plasticità neurale: Il cervello ha la capacità di modificare la sua struttura e la sua funzione in risposta a nuove esperienze e stimoli. La stimolazione cognitiva promuove la plasticità neurale, consentendo al cervello di adattarsi e cambiare in risposta alle sfide cognitive. Ciò può portare a miglioramenti nelle funzioni cognitive e alla creazione di nuove connessioni neurali.  Potenziamento delle sinapsi: Le attività cognitive stimolanti possono aumentare il numero e la forza delle sinapsi, le connessioni tra i neuroni. Questo potenziamento delle sinapsi consente una migliore trasmissione dei segnali nervosi nel cervello, migliorando l'efficienza del processo cognitivo.  Aumento del flusso sanguigno cerebrale: Alcune forme di stimolazione cognitiva, come l'esercizio fisico e le attività mentalmente impegnative, possono aumentare il flusso sanguigno cerebrale. Un migliore afflusso di sangue al cervello fornisce ossigeno e nutrienti essenziali alle cellule cerebrali, migliorando le loro funzioni.  Produzione di neurotrasmettitori: L'attività cognitiva può influenzare la produzione e il rilascio di neurotrasmettitori, sostanze chimiche che facilitano la comunicazione tra i neuroni. Ad esempio, l'esercizio mentale può aumentare i livelli di neurotrasmettitori come la dopamina e la serotonina, che sono associati al benessere mentale e al funzionamento cognitivo ottimale.  Protezione neurale: La stimolazione cognitiva può aiutare a proteggere il cervello dall'atrofia e dalla degenerazione neuronale associata all'invecchiamento. Attraverso l'attività mentale e fisica, è possibile mantenere il cervello attivo e resistente ai danni causati da fattori come lo stress ossidativo e l'infiammazione.  Scopri il Laurea magistrale in psicologia di Euroinnova.  In cosa consiste la terapia di stimolazione cognitiva per anziani?  La terapia di stimolazione cognitiva per anziani è un approccio terapeutico finalizzato a mantenere e migliorare le funzioni cognitive attraverso una serie di attività mirate. Questa forma di terapia si concentra sull'allenamento e il potenziamento delle capacità cognitive attraverso esercizi specifici che coinvolgono diverse aree del cervello.  Ecco alcuni esempi di attività che possono essere parte della terapia di stimolazione cognitiva per anziani:  Esercizi di memoria: Questi includono attività mirate a migliorare la memoria a breve e lungo termine, come giochi di memoria, ripetizioni guidate e tecniche di memorizzazione. Attività di attenzione: Queste attività mirano a migliorare la capacità di concentrazione e attenzione, attraverso esercizi di focalizzazione, riconoscimento di dettagli e risoluzione di problemi. Esercizi di linguaggio: Questi possono includere attività di lettura, scrittura, conversazione e risoluzione di enigmi o cruciverba per mantenere e migliorare le capacità linguistiche. Attività visivo-spaziali: Queste attività coinvolgono il riconoscimento di figure geometriche, la risoluzione di puzzle o labirinti e altre attività che richiedono la percezione visiva e la capacità di orientarsi nello spazio. Giochi cognitivi: Questi possono includere una vasta gamma di giochi progettati per stimolare varie funzioni cognitive, come giochi di logica, sudoku, cruciverba, rompicapi e altro ancora. Esercizio fisico: Anche l'attività fisica moderata può essere parte integrante della terapia di stimolazione cognitiva, poiché è stata dimostrata la sua capacità di migliorare le funzioni cognitive, promuovendo la plasticità neurale e il flusso sanguigno cerebrale. Attività manuali e artistiche: L'arte, la pittura, la scultura, la ceramica e altre attività creative possono essere utilizzate per stimolare la creatività e le funzioni cognitive, oltre a offrire un'opportunità di espressione personale e di socializzazione. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto di Medicina e Salute, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! MASTER IN TRANSPORTO ED EMERGENZE SANITARIE: Master in Trasporto ed Emergenze Sanitarie MASTER LASER: Master Laserologia. Tecnologia Laser in Medicina, Chirugia e Odontoiatria. ...

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Convergenza: comunicazione e tecnologie digitali 

Convergenza: comunicazione e tecnologie digitali 

La convergenza tra comunicazione e tecnologie digitali rappresenta un fenomeno chiave nell'attuale panorama tecnologico e sociale. Si tratta dell'integrazione e dell'interconnessione di diverse forme di comunicazione attraverso piattaforme digitali e dispositivi tecnologici. Questo processo consente una maggiore fluidità e flessibilità nella trasmissione di informazioni, consentendo alle persone di comunicare in modi nuovi e innovativi. Ad esempio, piattaforme di messaggistica istantanea come WhatsApp o Telegram permettono agli utenti di scambiare non solo testo, ma anche immagini, video, emoticon e file multimediali in tempo reale, integrando diverse forme di comunicazione in un'unica piattaforma. Inoltre, la convergenza tra comunicazione e tecnologie digitali ha reso possibile l'accesso a una vasta gamma di servizi e contenuti attraverso dispositivi digitali. Grazie alla connettività Internet e ai dispositivi mobili sempre più potenti, le persone possono accedere a notizie, intrattenimento, servizi bancari, shopping online e molto altro direttamente dai loro smartphone, tablet o computer. Questa accessibilità senza precedenti ha trasformato il modo in cui le persone comunicano, lavorano, studiano e si intrattengono, rendendo la tecnologia digitale un elemento centrale nella vita quotidiana. Lavori o vuoi lavorare in questo settore? Stai cercando una formazione? Scopri il Laurea Magistrale in Ecommerce e Digital Marketing di Euroinnova. Cultura digitale: linguaggi e pratiche I linguaggi e le pratiche della cultura digitale sono variegati e in continua evoluzione, riflettendo l'ampio spettro di attività umane che si svolgono nel contesto digitale. Alcuni dei linguaggi e delle pratiche più comuni includono: Linguaggio visuale digitale: Questo comprende l'uso di immagini, grafica, video e animazioni per comunicare informazioni e concetti. Piattaforme come Instagram, YouTube e TikTok hanno reso popolari i formati visivi, che vengono utilizzati sia per scopi di intrattenimento che informativi. Linguaggio testuale digitale: Si tratta dell'uso del testo scritto in vari contesti digitali, come social media, e-mail, chat e blogging. Il linguaggio testuale digitale include anche l'uso di abbreviazioni, emoticon ed emoji per esprimere emozioni e concetti in modo più conciso e immediato. Linguaggio multimediale: Questo comprende l'uso combinato di testo, immagini, audio e video per creare contenuti multimediali coinvolgenti. Le presentazioni digitali, i podcast e le trasmissioni in streaming sono esempi di pratiche che sfruttano il linguaggio multimediale per comunicare messaggi complessi in modo accessibile. Pratiche di condivisione e partecipazione: La cultura digitale incoraggia la condivisione e la partecipazione attiva attraverso piattaforme di social media, forum online, comunità virtuali e altri canali digitali. Queste pratiche consentono alle persone di connettersi, collaborare, creare e condividere contenuti con un pubblico più ampio. Linguaggio dei meme: I meme sono immagini, video o concetti che si diffondono rapidamente su Internet, spesso attraverso condivisioni e remix da parte degli utenti. Questi elementi culturali diventano parte del linguaggio condiviso della cultura digitale e vengono utilizzati per esprimere idee, opinioni e umorismo. Pratiche di gaming e gamification: Il gaming e la gamification sono parte integrante della cultura digitale, coinvolgendo milioni di persone in tutto il mondo in esperienze interattive e competitive. Le pratiche di gaming includono la partecipazione a videogiochi, eSports e giochi online, mentre la gamification applica elementi di gioco a contesti non ludici per motivare e coinvolgere gli utenti. L'influenza delle tecnologie sulla comunicazione globale L'influenza delle tecnologie sulla comunicazione globale è profonda e pervasiva, trasformando radicalmente il modo in cui le persone interagiscono, condividono informazioni e si connettono in tutto il mondo. Ecco alcuni dei principali impatti che le tecnologie hanno avuto sulla comunicazione globale: Ampia accessibilità: Le tecnologie digitali hanno reso la comunicazione globale più accessibile che mai. Internet, smartphone e social media hanno abbattuto le barriere geografiche e linguistiche, consentendo alle persone di comunicare istantaneamente con individui e comunità in tutto il mondo. Velocità e immediatezza: Grazie alla comunicazione digitale, le informazioni possono essere condivise istantaneamente e raggiungere un vasto pubblico in pochi secondi. Le piattaforme di social media, i servizi di messaggistica istantanea e le e-mail consentono una comunicazione immediata e in tempo reale, riducendo la distanza tra le persone e accelerando lo scambio di idee e opinioni. Aumento della diversità culturale: Le tecnologie digitali hanno favorito lo scambio culturale e l'interazione tra individui di diverse culture e background. Attraverso piattaforme online, le persone possono esplorare e apprezzare la diversità culturale, condividere tradizioni, arte, musica e lingue, contribuendo a una maggiore comprensione e tolleranza tra le culture. Crescita del giornalismo cittadino: Le tecnologie digitali hanno dato voce a una vasta gamma di prospettive e opinioni attraverso il giornalismo cittadino e i media sociali. I cittadini possono testimoniare eventi e situazioni in tempo reale, condividendo video, immagini e testimonianze dirette sui social media e sui blog, sfidando così il monopolio delle notizie tradizionali e contribuendo a una maggiore trasparenza e responsabilità. Sfide sulla privacy e sulla sicurezza: Nonostante i benefici, le tecnologie hanno anche sollevato preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza dei dati. L'aumento della comunicazione digitale ha reso i dati personali più vulnerabili agli attacchi informatici, al furto di identità e alla violazione della privacy, richiedendo un maggiore impegno nella protezione e nella gestione sicura dei dati personali. Ti incuriosisce sapere come investire nel metaverso? Guarda l’offerta formativa dei corsi e dei master online di Euroinnova consultando la categoria Nuove Tecnologie. Educazione alla comunicazione digitale: sfide e opportunità L'educazione alla comunicazione digitale è diventata sempre più importante nell'era digitale in cui viviamo, poiché le persone sono costantemente immerse in un ambiente digitale in cui la comunicazione avviene principalmente attraverso dispositivi e piattaforme online. Tuttavia, questa transizione verso la comunicazione digitale presenta una serie di sfide e opportunità che devono essere affrontate per garantire una comunicazione efficace e responsabile. Ecco alcune delle principali sfide e opportunità: Sfide Sovraccarico di informazioni: Con l'abbondanza di informazioni disponibili online, c'è il rischio di sovraccarico informativo, in cui le persone possono sentirsi sopraffatte dalla quantità di contenuti disponibili. Fake news e disinformazione: La diffusione di fake news e disinformazione online rappresenta una sfida significativa per l'educazione alla comunicazione digitale. Privacy e sicurezza online: La crescente dipendenza dalla comunicazione digitale ha sollevato preoccupazioni sulla privacy e sulla sicurezza online. Cyberbullismo: L'anonimato e la distanza fisica offerti dall'ambiente online possono favorire comportamenti aggressivi e dannosi come il cyberbullismo e l'abuso online. Opportunità Accesso all'istruzione e alle risorse: La comunicazione digitale offre l'opportunità di accedere a un'ampia gamma di risorse educative e informative online, consentendo alle persone di apprendere nuove competenze e accedere a conoscenze in modi che non erano precedentemente possibili. Collaborazione e connettività: Le tecnologie digitali consentono la collaborazione e la connettività in tempo reale tra individui e gruppi in tutto il mondo. Espressione creativa: L'accesso a strumenti digitali per la creazione e la condivisione di contenuti offre alle persone l'opportunità di esprimere la propria creatività in modi nuovi e innovativi. Advocacy e attivismo: Le piattaforme digitali offrono un'opportunità senza precedenti per l'attivismo e l'advocacy, consentendo alle persone di mobilitarsi intorno a cause sociali e politiche e di diffondere consapevolezza e promuovere il cambiamento sociale. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto di Nuove tecnologie, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! Laurea Triennale in Ingegneria Informatica e dell'Automazione - Droni ...

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Cosa studia la psicologia? 

Cosa studia la psicologia? 

Cosa studia la psicologia?  La psicologia è una scienza che studia il comportamento umano, attraverso l’interpretazione dei processi mentali, relazionali e affettivi. Lo scopo della psicologia è quello di migliorare la qualità della vita degli individui e della comunità in generale.  Un po' di storia della psicologia Il termine psicologia deriva dall’unione di due parole del greco antico: psiche (anima) e logos (scienza). Nell’antichità la psicologia quindi assumeva un carattere ultraterreno e religioso. Al contrario, nella psicologia moderna, nata nella seconda metà dell’ottocento, la parola “psiche” ha assunto connotati più scientifici che religiosi, spostandosi quindi dall’anima umana, allo studio della mente.   La nascita della psicologia moderna viene spesso attribuita a Sigmund Freud, sebbene sia stato il medico tedesco Wilhelm Wundt a fondare il primo laboratorio di psicologia sperimentale, nel 1879.   Con il passare degli anni, la psicologia si è legata sempre di più alle scienze naturali, cominciando a studiare i processi psicologici e i processi cognitivi, tenendo conto solo dei fatti. Per questo, l’approccio spesso si basa sull’influenza che i pensieri e le emozioni possono avere sul corpo e sui comportamenti di una persona.  Le scuole di pensiero della psicologia  La psicologia, come tutte le scienze, si divide in diverse correnti o scuole di pensiero che si sono sviluppate ed evolute dal diciannovesimo secolo.   Tra le più importanti troviamo la psicoanalisi e la psicodinamica, basate sul lavoro di Sigmund Freud, si basa sul conflitto tra forze interiori che vanno ad influire sul comportamento umano. Fondamentalmente, la psicanalisi ha dato il via alla moderna psicologia, in quanto va ad indagare e studiare sui segreti dei processi mentali dell’essere umano, con una grande attenzione verso l’inconscio.   La psicologia umana viene paragonata da Freud ad un iceberg, del quale è possibile vedere solo la punta fuoriuscire dall’acqua, mentre al di sotto si trova un intero blocco invisibile.   Nonostante la sua popolarità, la psicanalisi non è usata da tutti gli psicologi moderni che spesso preferiscono seguire altre scuole di pensiero. Ad esempio, nella moderna psicologia, si è sviluppata la corrente dell’umanesimo che ha voluto guardare alla psiche umana con maggiore positività.   Psicologia umanistica e psicoanalisi Se la psicanalisi freudiana vede l’essere umano in balia dei propri conflitti interiori, l’umanesimo crede che gli individui siano liberi di affrontare e controllare la propria vita. La psicologia umanistica quindi, si distacca dalla visione troppo “meccanica” dell’essere umano, cercando invece di valorizzare le scelte e la creatività, così come la realizzazione di un individuo.   Si potrebbe dire quindi, che la psicologia umanistica non porta gli individui alla risoluzione dei conflitti, quanto più ad amarsi e a rispettarsi per come sono.   A questa scuola di pensiero, si oppone quella del comportamentismo, maggiormente concentrata sullo studio scientifico dei comportamenti, senza l’analisi dei processi mentali. Si tratta di una corrente psicologica quasi del tutto abbandonata, quantomeno per lo studio dei comportamenti umani, necessariamente legati a processi mentali ben precisi.   La psicologia nella società moderna  Lo studio dei processi mentali si può applicare a diversi contesti e periodi della vita di una persona. Ad esempio, le varie fasce di età possono presentare diverse sfide emotive e mentali: un adolescente si troverà ad affrontare dei problemi relazionali, mentre una persona adulta potrebbe vivere crisi di mezza età.   Allo stesso modo, la psicologia può prevenire e correggere abitudini o stili di vita dannosi per un individuo. La dipendenza dagli alcolici viene spesso affrontata in campo psicologico, in quanto spesso dipende da traumi subiti nel corso della vita.   Nella società moderna la psicologia ha assunto un ruolo di grande importanza, in quanto sono sempre più le persone ad aver bisogno di uno psicologo, per poter affrontare problemi che coinvolgono la propria sfera emotiva e mentale.   Andare dallo psicologo è sempre più normalizzato Fino a pochi anni fa, “andare dallo psicologo” veniva visto come un segno di debolezza. Questo perché la società capitalista, basata sulla competizione e sul guadagno, tende a non valutare positivamente l’emotività, così come gli individui che non riuscivano a “vedersela da soli” per affrontare le loro difficoltà di petto e in modo deciso.   Al giorno d’oggi, sono sempre di più le persone interessate alla psicologia, non necessariamente per la risoluzione di problemi, ma anche solo per approfondire la conoscenza di sé stessi. Bisogna però, tenere conto del fatto che la società moderna, continua ad imporre ritmi di vita che per molti sono insostenibili, generando quindi ansia e stress.   Non è un caso infatti che la psicologia viene ormai applicata anche in diversi campi come quello del lavoro. Si parla spesso del cosiddetto burnout, ovvero lo stress eccessivo da lavoro che porta molte persone a soffrire di esaurimento nervoso o addirittura depressione.   Oltre al mondo del lavoro, ci sono anche moltissimi giovani che soffrono di ansia, in quanto l’incertezza per il futuro dovuta alla recente pandemia, alla guerra in corso e alla crisi climatica. Proprio per questo, molte persone decidono di studiare psicologia all’università, oppure di specializzarsi con un Master.  ...

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Cosa fa un pilota di droni? 

Cosa fa un pilota di droni? 

Cosa fa un pilota di droni?  Tutti possono pilotare un drone giocattolo, ma per poter usare quelli di grandi dimensioni, occorre diventare un pilota di droni. Ma cosa fa un pilota di droni? Il pilota di droni è un professionista specializzato che può controllare droni di peso elevato, in ambito militare o civile.  Dove possono essere utilizzati i droni? Ovviamente, la parola drone fa venire subito in mente i modellini comandati a distanza, usati da molte persone per catturare immagini panoramiche tramite fotografie e video. In realtà, in ambito civile, i droni sono utilizzati per diversi scopi.   Ad esempio, in architettura vengono impiegati droni per l’aerofotogrammetria, mentre nei parchi naturali si utilizzano i droni per osservare e monitorare gli animali selvatici. Ovviamente, vengono usati anche per riprese aeree professionali e amatoriali.   La parola drone, in realtà viene usata per definire degli aeromobili a pilotaggio remoto (APR), conosciuti anche con altri acronimi, come ad esempio UAV (Unmanned Aerial Vehicle). I droni nascono in ambito militare, con l’obiettivo di creare dei veicoli non pilotati per l’attacco e la difesa del territorio, eliminando qualsiasi rischio per il pilota APR.  Come diventare pilota di droni?   In Italia, l’utilizzo di droni in ambito civile viene regolamentato dall’ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile). Sul mercato, ci sono diversi droni acquistabili e pilotabili senza licenza, ma questi vengono catalogati come “giocattoli” e non come mezzi aerei. I droni giocattoli, hanno un peso inferiore a 250 grammi, hanno una batteria che dura dai 20 ai 30 minuti e devono volare ad una distanza ravvicinata dal controller.  Licenza di pilota di droni Per i modelli di peso superiore ai 250 grammi è necessario prendere il patentino per diventare un pilota di droni. I droni di questa categoria, vengono utilizzati prevalentemente in ambito professionale. Ad esempio, chi lavora nel campo della fotografia, potrebbe voler prendere il patentino per diventare pilota di droni, in modo da poter pilotare un modello e fare fotografie dall’alto. Allo stesso modo, i droni vengono usati anche in ambito sportivo, per fare riprese dall’alto in zone aperte, come può essere un campo da calcio.   Corso di base per diventare pilota di droni Quindi, per poter pilotare droni veri e propri, occorre ottenere il patentino di base, seguendo un corso e sostenendo un esame online, tenuti entrambi dall’ENAC. È possibile accedere al corso tramite un documento di identità digitale.   Oltre al corso base, fino a qualche anno fa era necessario ottenere il patentino CRO. Infatti, il corso per il pilota di base copre solo la parte teorica, infatti per le lezioni pratiche e approfondimenti tecnici sul volo, gli aspiranti piloti puntavano al patentino CRO. Per poter accedere all’esame finale del CRO, erano necessarie un tot di ore di volo minimo.   Recentemente, l’esame CRO è stato sostituito dal patentino A2 che fa parte degli attestati A1-A3 riconosciuti dall’ENAC. Questi attestati sono necessari per poter operare un drone a livello professionale. L’attestato A2 consente di volare a 120 metri di altitudine e ad un massimo di 50 metri da persone non informate, con droni fino a 2kg. Se da una parte il patentino base è più facile da ottenere e ha dei costi ridotti, il A2 è un esame consigliato a tutti i piloti di droni, in quanto conferisce una maggiore possibilità di trovare lavoro in ambito civile. Per la pratica di volo, i piloti possono seguire imparare tramite manuali e tutorial, sebbene per l’uso di droni pesanti è sempre meglio prendere delle lezioni, in modo da approfondire la parte pratica.    Dopo aver ottenuto il patentino A2 è possibile seguire un corso di specializzazione o un Master per proporsi come piloti nei settori civili della fotogrammetria, fotografia aerea, video making o per operare in aeree protette.   Le regole per l’uso del drone  Oltre al patentino, un pilota di droni deve tenere a mente diverse regole imposte dalla normativa aeronautica, specialmente per l’utilizzo del veicolo in alcune situazioni. Ad esempio, per motivi di sicurezza, non sarà possibile far volare un drone vicino ad un aeroporto, in quanto potrebbe intralciare le operazioni di decollo e di atterraggio degli aerei.   In generale inoltre, a meno che non si disponga di particolari permessi, non è possibile far volare un drone su zone dove c’è una grande concentrazione di persone, in modo da evitare spiacevoli incidenti. Con i suddetti attestati A1-A3, il pilota deve avere sempre il drone a vista (VLOS), inoltre occorre registrare il proprio drone ed essere assicurati.    In linea di massima, piloti di droni professionisti e amatoriali, si muniscono di un’assicurazione, sia per coprire gli eventuali danni arrecati al drone, sia per evitare sanzioni salate. Bisogna tenere a mente che pilotare un drone senza patentino, viene ritenuto un renato penale.   Anche i piloti con patentino possono rischiare se non rispettano le regole, specialmente se causano danni a cose o persone e non sono assicurati. In questo caso l’ENAC avvierà un procedimento penale e revocherà il patentino al pilota.  ...

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Che cosa si intende per sicurezza sul lavoro? 

Che cosa si intende per sicurezza sul lavoro? 

Che cosa si intende per sicurezza sul lavoro?  Cosa si intende per sicurezza sul lavoro? Si intende una serie di misure per la prevenzione e la sicurezza che vanno adottate e rispettate dal datore di lavoro e dai dipendenti in un ambiente di lavoro, in modo da evitare rischi professionali.   Il Testo Unico sulla Sicurezza sul lavoro, conosciuto anche come il decreto legislativo n.81 del 9 aprile 2008, regola la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Gli infortuni sul lavoro in Italia In Italia si parla molto di questo argomento, in quanto purtroppo nel paese gli infortuni sul lavoro si ripetono con una frequenza abbastanza elevata. Le cosiddette “Morti Bianche”, ovvero gli incidenti mortali sul luogo di lavoro, sono episodi che si tenta sempre di scongiurare, cercando di aumentare la sicurezza sul lavoro.   In generale, la sicurezza sul lavoro prevede un miglioramento delle condizioni di lavoro per i dipendenti e dei collaboratori, quando si trovano all’interno dell’area dove svolgono il loro impiego. Nonostante ci siano delle regole ben precise, non tutti i luoghi di lavoro le rispettano, infatti non è raro che vengano avviate indagini su macchinari malfunzionanti di un’azienda che hanno causato la morte o l’infortunio di un lavoratore.  Importanza della qualificazione dei lavoratori in materia di sicurezza sul lavoro Allo stesso modo, la sicurezza sul lavoro prevede che siano gli stessi lavoratori ad avere delle qualifiche per adoperare macchinari o svolgere pratiche. In Italia, così come in altri paesi, ci sono diverse aziende che pur di risparmiare assumono persone poco qualificate, o addirittura sfruttano giovani tirocinanti per eseguire lavori dove è richiesta una determinata esperienza.   La maggior parte degli incidenti sul lavoro, avviene in posti dove ci sono macchinari e dove si svolgono operazioni manuali. In questi luoghi di lavoro, le misure di sicurezza andrebbero messe al primo posto, non solo per ridurre al minimo gli incidenti, ma anche per diminuire le cosiddette malattie professionali.  Le malattie professionali sono fondamentalmente delle patologie che si possono formare progressivamente, sia nei lavori manuali, sia in quelli da ufficio. Ad esempio, chi lavora in un cantiere o in una fabbrica, può entrare a contatto con sostanze nocive e polveri che a lungo andare possono diventare la causa di malattie.   La sicurezza sul lavoro in ufficio  La sicurezza sul lavoro viene applicata sia per salvaguardare l’incolumità fisica dei lavoratori, sia quella mentale. Ore di lavoro senza pause, o con pause troppo brevi, possono avere ripercussioni a livello emotivo e psicologico. Anche gli uffici, seguono o quantomeno, dovrebbero seguire, alcune regole per la sicurezza sul lavoro dei dipendenti.   Ad esempio, secondo le norme di sicurezza aziendale, ai dipendenti andrebbe concessa una pausa di circa 15 minuti ogni ora o due ore, in modo da staccare gli occhi dallo schermo del PC e riposare. Allo stesso modo, andrebbero usate sedie e scrivanie comode per evitare che i dipendenti soffrano di problemi fisici.   Stress sul lavoro: cos'è e come influisce? Negli ultimi anni, si è parlato molto dello stress sul luogo lavoro e del burnout che porta i dipendenti a “tirare avanti” nella loro professione. Sul lavoro alcuni dipendenti subiscono anche del mobbing da parte di colleghi e datori di lavoro, specialmente donne e giovani e che spesso oltre ad essere sottopagati, subiscono anche dei soprusi.   Ci sono anche altri fenomeni che minano la sicurezza dei lavoratori, come ad esempio il cosiddetto “Crunch”, relativo all’industria videoludica. Diventati un fenomeno sempre più grande, i videogiochi vengono prodotti da studi enormi che costringono i programmatori a lavorare per mesi interi senza giorni liberi, rendendo l’attività lavorativa un vero inferno.   Le regole principali della sicurezza sul lavoro  Sebbene le regole sulla sicurezza variano a seconda del luogo di lavoro, ci sono alcune regole base che si dovrebbero seguire.   Secondo la salute e la sicurezza sul lavoro, il datore di lavoro deve eliminare o ridurre al minimo i rischi sul lavoro, adottando misure di sicurezza per prevenire incidenti e di conseguenza, gli infortuni. Il luogo di lavoro deve quindi risultare il più sicuro possibile.  Ovviamente, ci sono luoghi di lavoro dove i rischi non sono completamente eliminabili, per fare un esempio un po’ estremo: una centrale nucleare. In questo caso il datore di lavoro deve redigere il DVR, ovvero il documento valutazione rischi, insieme al medico competente e al responsabile del servizio di prevenzione e protezione.   Rischi si possono diminuire anche con il ripetuto controllo dei macchinari e dall’aggiornamento delle misure di sicurezza.    Segnaletica di sicurezza e sistemi di protezione Il luogo di lavoro inoltre, deve avere tutti i segnali i segnali di sicurezza correttamente esposti, in modo da avvisare i lavoratori e i collaboratori in caso di zone pericolose. Il datore di lavoro deve fornire anche i dispositivi di protezione individuale (DPI), ovvero le attrezzature per la protezione degli individui da eventuali incidenti.    Alcune regole principali non riguardano solo il datore di lavoro, ma anche i lavoratori stessi che devono assolutamente evitare comportamenti irresponsabili e indossare sempre i DPI. Inoltre, i lavoratori devono sapere cosa fare in caso di infortuni e a chi rivolgersi. Diversi luoghi di lavoro hanno un medico competente che può intervenire tempestivamente, oltre a controllare la salute e la sicurezza sul lavoro.    Per potersi specializzare in sicurezza sul lavoro è possibile frequentare un Master Euroinnova e in seguito lavorare con diverse aziende per fare dei corsi sull’argomento.  ...

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Come studiare diritto privato? 

Come studiare diritto privato? 

Come studiare diritto privato?  Il diritto si comincia a studiare al liceo, per introdurre gli strumenti alla materia e dare loro i rudimenti della giurisprudenza. Dopo il diploma è possibile iscriversi ad una delle tantissime facoltà di giurisprudenza in Italia o all’estero, per continuare gli studi.   Come studiare il diritto privato? Uno degli esami più difficili da affrontare a giurisprudenza è quello di diritto privato. Molti infatti si chiedono qual è il metodo più efficace per studiarlo. Ebbene, prima di tutto occorre sfatare il mito che il diritto va imparato a memoria. È vero che alcuni concetti vanno memorizzati, ma per superare l’esame di diritto privato bisogna capire i concetti e avere delle solide basi.   Ad esempio, un buon consiglio è quello di concentrarsi sulla parte dell’esame basata sul diritto civile, studiando libro I, III e IV del Codice Civile, dedicati all’ambito delle persone, famiglia, beni, possesso e diritti reali, obbligazioni e contratti.   Il codice civile, sempre in mano Quindi, quando si studia diritto privato è sempre bene avere sott’occhio il codice civile per poterlo consultare all’occorrenza, oltre a possedere un buon manuale di diritto privato da studiare.   Bisogna leggere i concetti e comprenderli, ma per farlo occorre studiare assiduamente per almeno un mese. Si tratta di un periodo lungo, ma è assolutamente necessario per poter affrontare l’esame di diritto privato e ottenere buoni voti. Trattandosi di un esame impegnativo non è consigliato studiare in modo approssimativo, oppure cercare di organizzare lo studio in pochi giorni. Seguire le lezioni può aiutare a superare l’esame di diritto privato. Infatti, il metodo di studio per affrontare un esame comporta uno sforzo notevole, solo in questo modo sarà possibile avere successo.  Ovviamente, il diritto privato si può studiare velocemente per imparare qualche nozione, ma è consigliabile farlo solo per interesse personale. Gli studenti infatti, devono tenere conto che uno studio accurato del diritto privato è indispensabile per poter esercitare la professione di avvocato o notaio a lungo termine.   Cos’è il diritto privato?  Il diritto privato, come si può evincere dal nome, regola i rapporti tra gli individui in diversi campi, come quello familiare e personale. Il diritto privato si occupa anche delle associazioni o delle società.  Il concetto di base del diritto privato è quello di autonomia, ovvero il diritto di una persona a regolare e perseguire i propri interessi nel modo più opportuno.  Diritto privato vs. Diritto civile Il diritto privato spesso viene confuso con il diritto civile, ma ci sono delle differenze sostanziali. Prima di tutto però, occorre sapere che il sistema giuridico italiano è diviso in due settori: il diritto pubblico e il diritto privato. Se però il diritto privato si occupa dei rapporti tra privati, il diritto pubblico regola i rapporti tra Stato e cittadini.   Di conseguenza, il diritto privato disciplina diritti e doveri di soggetti su un piano paritario (ad esempio due cittadini), mentre il pubblico interviene tra soggetti con poteri diversi, come ad esempio lo Stato e il cittadino.   Per fare qualche esempio pratico, il diritto privato viene adoperato in merito alle adozioni e al riconoscimento dei figli, nell’ambito civile di persone e famiglia. Allo stesso modo, si occupa dei rapporti di lavoro e del risarcimento danni.   Per specializzarsi o approfondire le proprie conoscenze in diritto privato, si possono seguire i Master di Euroinnova.   Come diventare avvocato in Italia? Una delle professioni più ambite in Italia è l’avvocato. Negli ultimi anni le cose sono molto cambiate rispetto al passato. Dagli anni ’60 agli anni ’90, c’era una grande richiesta di avvocati e di laureati in giurisprudenza. Al giorno d’oggi però, spesso gli studenti si iscrivono a giurisprudenza perché effettivamente non sanno cos’altro scegliere, o magari per seguire la carriera di uno o di entrambi i genitori.   Va anche detto che non tutti vogliono diventare avvocati per una innata passione per il diritto, infatti ci sono anche persone che lo fanno per una gratificazione economica e personale. Va detto comunque che un giovane avvocato non guadagna molto, anzi spesso si vede costretto ad anni e anni di lavoro in uno studio, prima di diventare un avvocato associato a tutti gli effetti.   In primo luogo, conseguire una laurea in legge Una volta conseguita la laurea magistrale in giurisprudenza occorre svolgere la pratica forense, presso uno studio legale, per imparare sotto l’ala di un avvocato iscritto all’Albo, chiamato in gergo “dominus”. Si tratta praticamente di un tirocinio di 18 mesi, durante il quale il praticante deve partecipare a una ventina di udienze del proprio dominus, da annotare nel libretto della pratica. Dopo aver finito il praticantato, sarà necessario affrontare l’esame di per l’abilitazione da avvocato. Questo esame è famoso per la sua difficoltà, anche perché spesso, i praticanti si trovano costretti a studiare per preparare l’esame, mentre lavorano.   Nel mondo degli avvocati in Italia, le cose non sono spesso idilliache, con i praticanti che vengono pagati pochissimo e che spesso si trovano a lavorare più del dovuto. Non tutti gli studi legali ovviamente se ne approfittano, ma ci sono anche quelli che vedono il praticantato come un’opportunità di ottenere forza lavoro a basso costo.   Esame per diventare avvocato L’esame da avvocato consiste in una prova scritta e una prova orale, superate le quali è possibile iscriversi all’albo degli avvocati ed esercitare la libera professione. La maggior parte degli avvocati in Italia sono liberi professionisti con partita IVA, ma ci sono anche avvocati che lavorano per aziende e si occupano di diritto privato all’interno della società. ...

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Codici comunicativi: fondamenti e importanza 

Codici comunicativi: fondamenti e importanza 

I codici comunicativi costituiscono il fondamento della nostra capacità di interagire e comunicare con il mondo circostante. Si tratta di sistemi di segni e simboli che utilizziamo per esprimere pensieri, emozioni, e concetti. Questi codici comprendono il linguaggio verbale, che coinvolge l'uso di parole e grammatica per comunicare concetti complessi e informazioni specifiche. Tuttavia, la comunicazione umana va ben oltre il linguaggio verbale e include una vasta gamma di codici non verbali, come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e i gesti. Questi codici comunicativi non verbali sono spesso altrettanto importanti del linguaggio verbale nel trasmettere significati e comprendere il contesto comunicativo. Riconoscere l'importanza dei codici comunicativi è essenziale per comprendere appieno il processo di comunicazione umana e per sviluppare competenze linguistiche e comunicative complete. I codici comunicativi ci consentono di connetterci con gli altri, di esprimere le nostre idee e opinioni, e di comprendere il mondo che ci circonda. Inoltre, l'integrazione dei codici comunicativi nella didattica linguistica favorisce lo sviluppo di competenze linguistiche e comunicative più ampie e approfondite, consentendo agli studenti di interagire in modo efficace e significativo in una varietà di contesti comunicativi. Vuoi approfondire l’argomento dei codici comunicativi associati all’insegnamento? Scopri la Laurea educatore prima infanzia di Euroinnova che si tiene al 100% online. Ruolo dei codici comunicativi nella didattica linguistica Il ruolo dei codici comunicativi nella didattica linguistica è fondamentale per favorire lo sviluppo delle competenze linguistiche e comunicative degli studenti. Integrare i diversi codici comunicativi nell'insegnamento delle lingue straniere consente agli studenti di acquisire una comprensione più approfondita della lingua e della cultura associate alla lingua studiata. Oltre al linguaggio verbale, che coinvolge l'uso di parole e grammatica per comunicare concetti e informazioni, i codici comunicativi includono anche il linguaggio non verbale, come il linguaggio del corpo, le espressioni facciali e i gesti. Questi codici comunicativi non verbali sono spesso altrettanto importanti del linguaggio verbale nel trasmettere significati e comprendere il contesto comunicativo. Nella didattica linguistica, l'integrazione dei codici comunicativi consente agli studenti di interagire con la lingua in modo autentico e significativo. Le lezioni strutturate per incorporare l'uso di diverse forme di comunicazione, come giochi di ruolo, attività di drammatizzazione e discussioni di gruppo, offrono agli studenti l'opportunità di praticare la lingua in contesti realistici. Inoltre, l'utilizzo di risorse multimediali e tecnologie digitali arricchisce l'esperienza di apprendimento, consentendo agli studenti di esplorare e praticare i codici comunicativi in modi innovativi e coinvolgenti. In questo modo, i codici comunicativi svolgono un ruolo cruciale nel migliorare la competenza comunicativa degli studenti e nel prepararli per interagire in modo efficace e appropriato in situazioni di comunicazione nella vita reale. Vuoi sapere quali sono le difficoltà di apprendimento scolastico e come aiutare gli studenti con queste difficoltà? Prova a guardare la categoria didattica e formazione per gli insegnanti di Euroinnova. Integrare codici comunicativi nel curriculum linguistico Integrare i codici comunicativi nel curriculum linguistico richiede un approccio combinato e creativo che coinvolga una varietà di strategie e risorse didattiche. Ecco alcuni modi per farlo: Attività interattive: Strutturare attività di apprendimento che incoraggino gli studenti a utilizzare sia il linguaggio verbale che quello non verbale. Ad esempio, giochi di ruolo, simulazioni e discussioni di gruppo possono fornire contesti autentici per praticare sia il linguaggio verbale che non verbale. Utilizzo di risorse multimediali: Integrare video, audio e immagini nelle lezioni per fornire agli studenti esempi concreti di codici comunicativi. Guardare film, ascoltare canzoni e analizzare pubblicità possono aiutare gli studenti a comprendere come il linguaggio verbale e non verbale interagiscano per comunicare significati. Tecnologie digitali: Sfruttare le tecnologie digitali per offrire agli studenti opportunità di praticare i codici comunicativi in modi innovativi. Ad esempio, l'utilizzo di piattaforme online per simulazioni di conversazioni, chat di gruppo e forum di discussione può favorire la pratica delle competenze linguistiche e comunicative in un ambiente virtuale. Progetti creativi: Incoraggiare gli studenti a creare progetti creativi che coinvolgano diversi codici comunicativi. Ad esempio, possono realizzare video, presentazioni multimediali o opere d'arte che incorporino sia il linguaggio verbale che non verbale per esprimere concetti e idee. Esperienze di apprendimento autentiche: Organizzare esperienze di apprendimento che mettano gli studenti in situazioni di comunicazione autentiche. Questo potrebbe includere visite culturali, interviste con madrelingua, partecipazione a eventi linguistici o attività di volontariato che richiedono l'uso della lingua target e dei codici comunicativi correlati. Sfide e benefici dei codici comunicativi nell'educazione linguistica Le sfide e i benefici dei codici comunicativi nell'educazione linguistica sono molteplici e variano in base al contesto educativo e alle metodologie di insegnamento adottate. Ecco alcuni punti da considerare: Sfide Comprensione culturale: L'interpretazione dei codici comunicativi può variare in base alle culture e alle esperienze individuali degli studenti. Gli insegnanti devono affrontare la sfida di garantire che gli studenti comprendano e rispettino le differenze culturali nella comunicazione. Difficoltà di apprendimento: Alcuni studenti possono avere difficoltà a interpretare e utilizzare efficacemente i codici comunicativi non verbali, come il linguaggio del corpo o le espressioni facciali. È importante adottare approcci differenziati per supportare gli studenti con diversi stili di apprendimento e livelli di competenza comunicativa. Integrazione tecnologica: L'integrazione di risorse multimediali e tecnologie digitali nelle lezioni può essere una sfida logistica e richiedere competenze tecniche specifiche da parte degli insegnanti e degli studenti. Benefici Sviluppo delle competenze linguistiche: L'utilizzo dei codici comunicativi, sia verbali che non verbali, aiuta gli studenti a sviluppare competenze linguistiche più ampie e approfondite. Questo approccio promuove una comprensione più completa della lingua e favorisce la padronanza di diverse forme di comunicazione. Interazione autentica: L'integrazione dei codici comunicativi consente agli studenti di interagire in modo autentico e significativo durante le lezioni. Questo favorisce l'immersione nell'ambiente linguistico e promuove la pratica comunicativa in contesti realistici. Comprensione culturale: L'utilizzo dei codici comunicativi permette agli studenti di acquisire una maggiore comprensione delle differenze culturali nella comunicazione. Questo favorisce il rispetto e l'apprezzamento delle diversità culturali e migliora la loro capacità di comunicare in contesti interculturali. Coinvolgimento degli studenti: Le attività che incorporano diversi codici comunicativi rendono l'apprendimento più coinvolgente e stimolante per gli studenti. Questo favorisce un ambiente di apprendimento dinamico e collaborativo che può migliorare il rendimento accademico e la motivazione degli studenti. Offerta formativa che ti potrebbe interessare MASTER AUTISMO: Master I Livello In Autismo: Dalla Diagnosi All´Intervento Psicoeducativo LAUREA MAGISTRALE IN PEDAGOGIA E SCIENZE UMANE ...

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Cosa fa un agente sportivo? 

Cosa fa un agente sportivo? 

Cosa fa un agente sportivo?  La più grande superstar dell’NBA e l’attaccante di una squadra di calcio di serie A possono avere tante cose in comune: il fisico atletico, la passione per il loro sport, qualche tatuaggio e un agente sportivo. Ma cosa fa un agente sportivo? Fondamentalmente si occupa degli aspetti legali, commerciali e sportivi degli atleti, ottenendo una percentuale dai loro ingaggi. Questa figura è presente sia nello professionistico e dilettanstico.  In Italia, questa professione è conosciuta con il nome di procuratore, specialmente in ambito calcistico, dove sono nate delle figure di spicco capaci di portare alle squadre dei campioni di livello mondiale.   Di cosa si occupa il procuratore sportivo  Ora, probabilmente la domanda sorge spontanea: perché uno sportivo dovrebbe avvalersi di un agente? Bè, il management dello sport si avvicina al mondo del cinema o della musica: quando un attore arriva a livelli medio-alti, solitamente ingaggia un agente che contratta con gli studi di produzione per fargli ottenere una parte, con tanto di contratto che determina le modalità di lavoro e il tipo di paga, i diritti sul personaggio del film e altro ancora.   Nella musica, un agente di una booking troverà dei concerti alla band, possibilmente in luoghi importanti, cercando ovviamente di contrattare sul compenso della vendita dei biglietti e altri aspetti che possono riguardare l’allestimento del palcoscenico, l’orario di inizio e fine del live e ovviamente il servizio di sicurezza.   Tornando al diritto e management dello sport, un atleta avrà un agente che contratterà con la società che gestisce una squadra, al fine di poter ottenere il miglior contratto possibile per il suo cliente. Fondamentalmente si occupa della gestione della compravendita dell’atleta, ponendosi come intermediario tra di esso e la società.   In alcuni casi, il procuratore sportivo segue un atleta sin dalla giovane età, come spesso succede in alcuni sport di squadra dove si fa il cosiddetto “scouting” dei giovani talenti. In altri casi, il procuratore è un genitore, un parente o un amico dello sportivo. Ad esempio, nel mondo della boxe, spesso sono gli allenatori a diventare i procuratori dei loro atleti, contrattando con le altre palestre per poter organizzare dei match.   Funzioni specifiche dell'agente sportivo Ma di cosa si occupa nello specifico un agente sportivo? Oltre all’ingaggio di un atleta, il procuratore può svolgere diverse mansioni, come ad esempio tenere traccia delle pratiche fiscali del giocatore, cosa molto importante specialmente quando si comincia a guadagnare molto.   Allo stesso modo, l’agente sportivo può aiutare l’atleta con i diritti sulla sua immagine, quando questo diventa famoso al punto da partecipare a spot, programmi e altro ancora. In alcuni casi, ma non sempre, l’agente può curare le pubbliche relazioni con i giornalisti e i fan, anche attraverso l’uso dei social network.   Alcuni procuratori lavorano per delle agenzie, altri invece sono in proprio, oppure come spiegato in precedenza, legati allo sportivo da parentela, amicizia o altri motivi.   Come diventare procuratore sportivo  Solitamente, nell’ambito sportivo ci sono due persone che decidono di diventare agenti: i grandi appassionati di sport che vogliono entrare nel mondo della loro disciplina preferita, oppure i parenti degli sportivi che preferiscono fare tutto “in famiglia”.   Per diventare procuratore sportivo è sufficiente avere il diploma di scuola superiore, in quanto effettivamente non sono richieste delle competenze specifiche che richiedono una laurea. La verità però è che una specializzazione o un Master possono dare diversi vantaggi, così come una laurea in Giurisprudenza, Economia o Scienze Motorie. Ad esempio, una laurea in giurisprudenza può aiutare il procuratore sportivo a capire tutte le varie clausole contrattuali, così come a salvaguardare il suo cliente da possibili contratti poco vantaggiosi. La laurea in economia invece, può dare all’aspirante agente sportivo un background solido per poter gestire le finanze del cliente.   Test del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) In ogni caso, per diventare procuratore in Italia, occorre svolgere e superare il test del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) che mette alla prova le conoscenze dell’aspirante agente sul diritto dello sport, privato e amministrativo. La prova scritta prevede 30 domande, mentre nella prova orale verranno poste all’esaminando tre domande.   Per accedere al test occorre avere il diploma di scuola superiore, essere cittadini italiano o dell’unione europea e avere una fedina penale pulita. Allo stesso modo, occorre aver fatto un tirocinio di almeno 6 mesi presso un agente sportivo ed essere iscritto al Registro degli Agenti Sportivi. Ovviamente, non è possibile diventare agenti sportivi se si è degli atleti, allenatori o dirigenti in una squadra.   Quindi, anche senza una laurea è possibile studiare in maniera autonoma per poter superare l’esame, basta trovare i libri di testo giusti. Ci sono però delle skill necessarie, come ad esempio delle buone capacità relazionali e di negoziazione, in quanto un agente dovrà avere a che fare con tantissime persone e dover cercare di trovare le soluzioni migliori per il suo cliente, specialmente quando tratta con una società sportiva e deve stabilire dei buoni rapporti di lavoro.  Affidatevi a Euroinnova per la formazione di un agente sportivo!...

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Cosa prevede il contratto agricolo? 

Cosa prevede il contratto agricolo? 

Cosa prevede il contratto agricolo?  Il contratto agricolo prevede l’assunzione di un operaio agricolo da parte di un datore di lavoro. In generale, il contratto agricolo varia in base alle diverse aree professionali nelle quali vengono classificati gli operai agricoli. Queste sono stabilite dalle mansioni, dai profitti e dall’inquadramento dei lavoratori.   Tipi di lavoratori nel contratto agricolo Nella prima area troviamo i lavoratori in possesso di titolo o capacità professionali che permettono loro di svolgere incarichi complessi e che richiedono una specializzazione specifica. Nella seconda area ci sono i lavoratori che svolgono compiti esecutivi non complessi, ma che richiedono capacità professionali. Nella terza e ultima area troviamo i lavoratori che possono svolgere solo mansioni generiche, senza che queste richiedano esperienza pregressa o un titolo di studio.  Tornando al contratto di lavoro per gli operai agricoli, questo va stipulato per iscritto e deve presentare la data di inizio rapporto, il profilo professionale, le mansioni, la retribuzione e anche il periodo di prova. A tutti gli effetti, il contratto agricolo non presenta molte differenza da quello di altri settori. Il periodo di prova può variare in base alle suddette aree.  Contratto a tempo determinato e indeterminato  Dato che il lavoro agricolo è spesso legato alle stagioni, spesso i dipendenti vengono assunti con un contratto a tempo determinato. I lavoratori possono venire assunti per una singola stagione o per più fasi all’anno, con un’assunzione che può andare da 100 giorni a 12 mesi nel caso della seconda area di lavoratori. Nella terza area invece è possibile diventare dipendenti di un’azienda agricola per una durata superiore ai 180 giorni.   Superato il periodo di 180 giorni o di 12 mesi dall’assunzione a tempo determinato, i lavoratori hanno diritto ad essere assunti a tempo indeterminato. È anche possibile venire assunti per sostituire operai assenti, con possibile conservazione del posto di lavoro.  Alcune aziende agricole assumono operai part time per 24 settimanali, 72 ore mensili o 500 ore annuali. Quanto viene pagato nel settore agricolo? Per quanto riguarda la retribuzione, questa va specificata assolutamente nel contratto agricolo. In generale, le paghe vanno da circa 900 euro per un bracciante agricolo della terza classe, a circa 1400 euro per quelli della prima. Nella seconda area la paga per i lavoratori dipendenti ammonta a circa 1200 euro. Per la prima e la seconda area si tratta di stipendi medi per lo standard italiano che presentano anche bonus per le festività, tredicesima e quattordicesima.   Il problema del settore agricolo in Italia  In Italia, il lavoro nel settore agricolo è piuttosto controverso. Purtroppo, si sente spesso parlare di lavoro “a nero” e di sfruttamento dei lavoratori, specialmente dei giovani e degli immigrati. Inoltre, bisogna pensare al fatto che spesso le aziende agricole sono a gestione familiare, quindi spesso i membri del nucleo familiare svolgono i compiti principali.  Il fenomeno del lavoro non regolamentato nel campo agrario affligge il settore da diversi anni, specialmente nelle regioni del sud e del centro. A questo si aggiunge il sistema del caporalato, ovvero il reclutamento e lo sfruttamento della manodopera, in modo del tutto illegale. Il caporalato è un problema soprattutto per i lavoratori extracomunitari, i quali occupano il 18% del settore agrario. Questi spesso vengono presi a lavorare in nero nelle aziende agrarie e vengono pagati pochissimo.   Fondamentalmente, i caporali agiscono fuori dalle regole del contratto agricolo, arruolando mano d’opera a basso costo e facendo da intermediari con il datore di lavoro. I caporali quindi, si prendono parte della paga dei lavoratori.  Un divario tra il Nord e il Sud dell'Italia Il problema del settore agricolo si può attribuire al divario tra il nord e il sud del paese, laddove il sud viene spesso abbandonato a sé stesso. C’è anche da dire che il lavoro agrario nel sud e nel centro Italia è molto più diffuso, in quanto esistono meno opportunità di lavoro rispetto al nord, la parte del paese più industrializzata.  Un'altra ragione è attribuibile proprio al fatto che non essendoci grandi possibilità di lavoro, dal sud Italia molti si spostano al nord, oppure vanno via dai paesi per cercare fortuna nelle grandi città del centro-sud come Napoli, Roma o Bari.   Specializzati per lavorare sul campo! I giovani interessati al campo agricolo, studiano all’università di agraria o si specializzano attraverso dei master, ma solitamente restano a lavorare al nord, proprio per potersi tutelare e svolgere la loro professione con un contratto regolare.   A tutto questo si aggiunge il flusso di immigrati, i quali accettano di svolgere lavori con paghe minime, pur di poter vivere. Gli immigrati extracomunitari non sono tutelati e sono spesso abbandonati a loro stessi. Questo porta a situazioni lavorative poco favorevoli e in alcuni casi anche estreme, come i raccoglitori di pomodori in Puglia che vivono in delle baraccopoli e sono costretti a lavorare sotto il sole cocente, spesso anche a rischio della loro salute.   ...

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Cosa si intende per costruzione navale? Come si diventa costruttore navale?

Cosa si intende per costruzione navale? Come si diventa costruttore navale?

Per costruzione navale si intende l’insieme dei processi volti alla realizzazione di navi volte ad un uso privato, pubblico, turistico e ufficiale. La costruzione navale si occupa di vari tipi di imbarcazioni: Navi da crociera Navi portacontainer Yacht Navi militari Jet ski Motoscafi Traghetti Barche per pesca sportiva Barche a vela Quali sono i profili professionali che lavorano nella cantieristica? Nel settore della costruzione navale lavorano numerose figure come ingegneri, progettisti, architetti navali, saldatori, elettricisti, idraulici, solo per citarne alcuni. Le parti fondamentali di una nave sono scafo, chiglia, murate e ponti e i materiali più utilizzati sono l’acciaio e le leghe di alluminio. La costruzione navale quindi non include solo le navi ma anche la produzione di attrezzature specifiche come i motori, i propulsori, i container, le vele nel caso di imbarcazioni a vela, l’elettronica, la carpenteria ed altro ancora. Fasi di costruzione di una nave Le fasi di costruzione di una nave sono tante e includono la partecipazione e la collaborazione di diverse figure professionali che lavorano a stretto contatto in cantieri navali che posso durare molti mesi. Tra le fasi di realizzazione di una nave possiamo distinguere: Progettazione della nave In questa fase architetti navali, designer e ingegneri ideano il progetto della nave. I Project Manager elencano, dettagliano e assegnano le varie funzione ed elaborano un piano di lavoro. Impostazione In questa fase inizia la costruzione della nave a partire dalla chiglia Costruzione dello scafo Da parte di saldatori e costruttori navali Installazione dei motori e delle eliche Fase supervisionata e diretta da ingegneri meccanici Completamento dello scafo e costruzione delle sovrastrutture In questa fase collaborano diverse figure come elettricisti, idraulici e ingegneri Varo tecnico Il bacino in cui la nave si trova viene completamente riempito di acqua Prove in mare Le prove in mare servono per confermare che la nave soddisfi i requisiti e le specifiche tecniche e che sia quindi pronta per la navigazione Allestimento interno Anche in questa fase collaborano diverse figure e questa fase può richiedere molti mesi quando si tratta di navi passeggere, in particolare di navi da crociera che oltre alle aree tecniche e alle cabine presentano molti spazi come ristoranti, negozi, piscine, palestre ecc. Come si chiamano quelli che costruiscono le navi? La figura professionale che si occupa di costruire navi si chiama “costruttore navale”. Questo tecnico di navi si può occupare di una o più delle seguenti attività: Costruzione (coordinazione e gestione degli step, disegno e costruzione dei pezzi) Riparazione (definizione delle fasi) Trasformazione Manutenzione (definizione delle fasi) I costruttori navali rispondo a ingegneri e architetti navali e collaborano con loro. Generalmente sono in possesso di diplomi tecnici e hanno svolto corsi di formazione specialistici. Ti interessa il mondo della costruzione navale? Se la risposta è sì ma non sai da che parte cominciare, visita il sito web di Euroinnova, una business school leader della formazione a distanza che propone una grande varietà di corsi di formazione. Guarda il catalogo e dai per esempio un’occhiata alla Laurea magistrale in ingegneria informatica e dell'automazione! Quali sono i materiali impiegati per le costruzioni navali? I principali materiali usati nella costruzione di navi sono: Acciaio: il materiale più impiegato per le sue eccellenti proprietà e per il suo basso costo, usato sempre per lo scafo, la chiglia, i ponti, le murate, le cisterne. Lege di alluminio: più leggere dell’acciaio, resistono meglio alla corrosione nel tempo Legno: per strutture e arredi interni in particolare su navi da crociera Vetroresina: per fare aderire alcuni materiali tra di loro Vernice: necessaria all’inizio e come manutenzione, non ha solo un uso estetico ma anche e soprattutto protettivo. Vetro: non solo per le finestre e gli oblò, il vetro viene anche impiegato, insieme alla plastica espansa, per isolare. Quali sono le professioni legate alla costruzione navale? La costruzione navale comprende la partecipazione nelle attività di numerose figure esperte e di professionisti del settore. Possiamo quindi citare: Profili esecutivi Ingegneri: Non solo ingegneri navali che progettano lo scafo, gli interni e le strutture a bordo, ma anche ingegneri meccanici che si occupano della fabbricazione strutturale e ingegneri elettronici ed elettrici per tutta la parte relativa a cavi e pannelli elettrici. Architetti navali: Ideano il design, preparano i modelli 2D e 3D, eseguono calcoli di stabilità e lavorano a stretto contatto con gli ingegneri. Periti navali: Vengono impiegati da ditte esterne per certificare il design e la costruzione delle navi. Ispettori del controllo qualità: Si occupano di eseguire test e controlli su ogni installazione della nave. Supervisori: I supervisori controllano il processo di costruzione della nave e solitamente si concentrano su una fase/area specifica della costruzione. Profili operativi Saldatori Si occupano della saldatura di tutte le strutture metalliche presenti sulla nave (tubi, telai, serbatoi, piastre dello scafo, travi, fondazioni) Costruttori strutturali Creano tutte le strutture sulla base dei disegni tecnici. Idraulici Installano tutte le tubature e si assicurano che gli impianti idrici e l'approvvigionamento idrico siano perfetti Elettricisti Si occupano di installare i cavi elettrici in tutta la nave. Carpentieri Si occupano di creare modelli in legno dello scafo usati per la piegatura delle lamiere. Costruiscono inoltre blocchi di banchina e di chiglia. Montatori Si occupano di sollevare e di spostare con gru strutture all’interno del cantiere navale. Offerta formativa che ti potrebbe interessare Se anche tu vuoi formarti come esperto di Ingegneria, non dimenticare di iscriverti a Euroinnova Formazione! 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